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Cashback, per la restituzione del 10% servono 50 operazioni a semestre

È la condizione per accedere alla restituzione del 10% delle somme spese con carta

di Marco Mobili

Tremila euro di super cashback a chi fa più operazioni con carta

3' di lettura

Saranno necessarie almeno 50 operazioni a semestre con pagamenti in moneta elettronica per ottenere la restituzione del 10% di quanto speso. Oltre al limite di valore fissato in almeno 1.500 euro ogni sei mesi (3.000 euro annui) si introduce quindi anche un limite minimo di transazioni da effettuare (100 l'anno) in formato cashless così da evitare che con una o poche operazioni più elevate si possa accedere comunque al recupero del 10% delle spese effettuate. L'obiettivo, nel più ampio progetto del contrasto al contante e di una società digitalizzata anche nei pagamenti, è quello di spingere quanto più possibile gli italiani a utilizzare la moneta elettronica per le piccole transazioni.

Stessa ratio è alla base del cosiddetto “supercashback” (si veda Il Sole24 Ore di venerdì scorso) che premierà con 3.000 euro i primi 100mila cittadini che effettuano il maggior numero di transazioni elettroniche in un anno. Carte e bancomat hanno tutte tetti di spese e quindi per tentare di entrare tra i “magnifici 100mila” in corso per il maxi-premio da 3.000 euro sarà necessario iniziare a utilizzare la carta anche per piccole transazioni come pagare i caffè.

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Come ha evidenziato il Rapporto Ambrosetti della Community-Cashless-Society del 2020, l'operazione cashback e l'intero «Piano Italia Cashless», che comprende anche lotteria dello scontrino, tetti più bassi all'uso del contante, incentivi all'utilizzo del Pos, detrazioni fiscali solo se pagate in moneta elettronica e un'esenzione fiscale fino a 8 euro per buoni pasto elettronici, contribuirà, su un orizzonte fino al 2025, a generare «un differenziale di ben 36,8 transazioni pro-capite». Non solo.

Per la Community – di cui fanno parte stakeholder in tema di pagamenti elettronici e i rappresentanti delle istituzioni - la riduzione del Tax gap Iva (il differenziale tra quanta Iva lo Stato dovrebbe incassare e quanta in realtà ne incassa ogni anno) e il recupero del sommerso legati all'incremento delle transazioni pro-capite» potrebbero generare «un gettito addizionale per lo Stato» di 4,5 miliardi di euro. E spingere sempre più l'Italia ad avvicinarsi alla media europea dei pagamenti elettronici vorrebbe dire recuperare in misura strutturale 29,5 miliardi di euro di gettito.

Tutti i dettagli dell'operazione cashback saranno presto definiti nel nuovo regolamento che il Governo dovrà approvare entro fine novembre, (bollinato anche dal Garante della privacy), così da far partire il nuovo strumento dal prossimo 1° dicembre. Il decreto Agosto, in discussione al Senato, ha infatti rifinanziato con 1,750 miliardi il fondo da 3 miliardi di euro istituito con l'ultima legge di bilancio, ma svuotato dal decreto Rilancio per finanziare i ristori, tra cui quelli a fondo perduto, alle partite Iva e ai lavoratori colpiti dalla crisi economica generata dal Covid-19.

Per recuperare il 10% di quanto si è speso in 6 mesi con almeno 50 operazioni e una spesa superiore a 1.500 euro sarà necessario registrarsi sulla App «Io» di PagoPa fornendo, oltre ai dati anagrafici, il codice fiscale e gli estremi delle proprie carte bancomat, di debito o di credito. Per ottenere i rimborsi, invece, sarà necessario attendere le comunicazioni della Consap che già oggi gestisce i servizi assicurativi pubblici e il pagamento di diverse forme di ristoro a cittadini e imprese.

Tra i principali sostenitori del Piano Italia Cashless c'è il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che vuole stringere i tempi e per incentivare i pagamenti digitali ha chiesto agli operatori di azzerare le commissioni sulle spese di piccolo importo. Come hanno spiegato fonti di Palazzo Chigi, Conte incontrerà ancora i principali attori dei pagamenti elettronici e a già chiesto loro di partecipare all'iniziativa magari con un loro cashback aggiuntivo e «di abbassare in modo importante le commissioni».

L'ipotesi su cui sarebbe stata manifestata un'apertura è il possibile azzeramento delle commissioni per spese da 0 a 5 euro, con alcuni operatori disponibili ad andare anche oltre e ad eliminare le commissioni per spese da 0 a 25 euro. Il Governo sul tema commissioni bancarie non può infatti porre obblighi ma si rimette alle singole iniziative così da violare le regole sulla concorrenza.

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