Indi, avviato il distacco dei supporti vitali. Papa Francesco: vicino alla famiglia
Intanto il Codacons, con un ricorso d’urgenza, chiede ai giudici di ordinare la sospensione dei distacchi dei macchinari che tengono in vita la bimba
I punti chiave
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I macchinari che tengono in vita la piccola Indi Gregory, la bimba inglese di 8 mesi affetta da una gravissima malattia mitocondriale, sono stati staccati nel pomeriggio di sabato 11 novembre. La bambina si trova in un hospice, di cui non è stato comunicato il nome, ed è ancora in vita. Lo fa sapere l’avvocato Simone Pillon che, insieme al portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus Jacopo Coghe, è in contatto con i legali inglesi e la famiglia della bambina. Dean Gregory, il padre di Indi, ha speigato che alla figlia è stato tolto il ventilatore e applicata «una maschera per l’ossigeno che potrà tenere per una settimana». «Spero - ha aggiunto - che la mia guerriera sopravviva fino a lunedì», ha aggiunto Dean, che racconta di essere «distrutto e arrabbiato» perché «il Regno Unito ha condannato a morte una bambina ancora viva invece di accettare l’offerta dell’Italia di curarla senza alcun costo per il governo britannico».
Le parole dell’avvocato
A far capire l’andamento della giornata era stato l’avvocato Simone Pillon che, insieme al portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus Jacopo Coghe, sta seguendo gli sviluppi del lato italiano della vicenda, in contatto con i legali inglesi e la famiglia della piccola, e che aveva detto che i macchinari potevano essere staccati in mattinata (ore 11 inglesi, 12 italiane). La piccola Indi Gregory è stata trasferita nell’hospice individuato per la sospensione dei supporti vitali e le procedure sono in corso, ha confermato il legale.
Il Papa si stringe alla famiglia di Indi, prega per loro
Anche Papa Francesco è intervenuto, e «si stringe alla famiglia della piccola Indi Gregory, al papà e alla mamma, prega per loro e per lei, e rivolge il suo pensiero a tutti i bambini che in queste stesse ore in tutto il mondo vivono nel dolore o rischiano la vita a causa della malattia e della guerra». È quanto ha comunicato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni.
Il Codacons fa ricorso
Sul caso di Indi Gregory, il Codacons ha presentato questa mattina un ricorso d’urgenza al Tribunale civile di Roma, chiedendo ai giudici di ordinare la sospensione dei distacchi dei macchinari che tengono in vita la bimba. In base al ricorso dell’associazione, la cittadinanza italiana conferita ad Indi e la garanzia di cure specialistiche nel nostro Pese legittimerebbero pienamente i giudici italiani ad esprimersi sul caso. «La decisione dell’Alta Corte Britannica che ha respinto i ricorsi dei genitori di Indi viola l’art. 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ai sensi del quale “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona” – scrive il Codacons nel ricorso – Violato anche l’art. 2 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo che prevede il diritto alla vita ai sensi del quale “Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge. Nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una sentenza capitale pronunciata da un tribunale, nel caso in cui il reato sia punito dalla legge con tale pena”.
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