Cassazione, l’Anm mette sotto tiro l’accesso per tutti: «È indiscriminato»
L’associazione magistrati (Anm) sottolinea la crescita dell’arretrato, trainata dai ricorsi in materia tributaria e sulle domande di asilo dei migranti
di Ivan Cimmarusti e Valentina Maglione
I punti chiave
3' di lettura
«La garanzia di accesso indiscriminato in Cassazione ha costi, non solo economici, insostenibili e influisce negativamente sull’affermazione della certezza del diritto, valore cardine del nostro ordinamento e sul principio della ragionevole durata dei processi, che costituisce un diritto fondamentale della collettività e non solo del singolo».
È una presa d’atto - e soprattutto un tentativo di sensibilizzare il Governo - quella messa nero su bianco dalla sezione della Suprema corte dell’Associazione nazionale dei magistrati (Anm), in un documento del 29 novembre. Il giudice di legittimità, così com’è impostato - si legge - non è in grado di assicurare la funzione nomofilattica, ossia di fissare i principi in grado di regolare i rapporti giuridici così da avere un effetto deflattivo del contenzioso di merito. Con una produzione media di 30mila sentenze annue, il rischio è infatti che le decisioni sugli stessi temi siano difformi, creando non poche incongruenze.
Il problema di partenza, secondo l’analisi fatta all’inaugurazione dell’anno giudiziario dal primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio, è la quantità del contenzioso. Negli ultimi cinque anni la media dei procedimenti iscritti alla Suprema corte supera i 33mila l’anno. Per non parlare del tributario: nel 2020 la sola sezione ha ricevuto 9.841 ricorsi e ne ha definiti 9.070. Per dare un termine di paragone, il giudice francese equiparabile alla sezione tributaria della Cassazione nel 2020 ha ricevuto 1.247 processi e ne ha decisi 1.301, poco di più del Bundesfinanzhof tedesco.
I numeri dell’allarme
Arretrati insostenibili e attese irragionevoli sono la patologia. Negli ultimi dieci anni le pendenze sono aumentate del 21,7%: dalle 97.653 del 2010 si è passati alle 118.876 del 30 giugno 2021. Un dato su cui pesano molto l'arretrato tributario (il 44,4% del totale) e quello in materia di immigrazione (quasi l’11%).
Dal 2010 al 2020 si sono dilatati i tempi per ottenere un provvedimento: dai 35 ai 44 mesi per il Lavoro, dai 28,6 ai 41,3 per la Previdenza e dai 36,9 ai 56,7 per il Tributario.
Accesso al giudice di legittimità
Secondo l’Anm, «non può sottacersi che i problemi della sezione tributaria sono comuni a quelli di tutto il settore civile della suprema Corte». Si afferma che «in una prospettiva più ampia» si debba «ripensare in termini generali a come rivedere il punto di equilibrio tra il diritto di accedere in Cassazione a prescindere dal valore della controversia e dalla materia trattata riconosciuto dall’articolo 111, comma 7, della Costituzione e la funzione nomofilattica e quale valore essenziale dell’ordinamento e garanzia fondamentale in quanto volta a realizzare il principio fondamentale dell’eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge mediante l’uniformità di trattamento e di interpretazione».
Contenzioso tributario
Una prima ricetta per ridurre il contenzioso tributario, fermo a 50mila pendenze, è specificata nello stesso documento: abbattimento per via normativa delle cause, che impatti per almeno il 30% sull’arretrato, rinvio pregiudiziale e ricorso nell’interesse della legge. Con il rinvio pregiudiziale si permetterebbe al giudice tributario - in presenza di una questione di diritto nuova, che evidenzi una seria difficoltà interpretativa e che appaia probabile che si porrà in numerose controversie - di chiedere alla Corte l’enunciazione di un principio.
Per l’Anm - che ricalca una proposta della Commissione di riforma - ci potrebbe essere una deflazione delle liti sul merito con effetto positivo sulla Cassazione. Il ricorso nell’interesse della legge, invece, ricalca l’istituto del rinvio pregiudiziale, salvo una differenza: l’enunciazione del principio è richiesta dal procuratore generale.
La riforma del processo civile
Quella del rinvio pregiudiziale da parte del giudice di merito alla Cassazione è una soluzione già messa in campo dalla riforma del processo civile, approvata definitivamente il 25 novembre dalla Camera. Il nuovo istituto conterà su un procedimento snello e sarà previsto il “filtro” del Primo Presidente della Cassazione, che potrà dichiarare inammissibile la richiesta se mancano i presupposti. Inoltre, la riforma civile introduce un procedimento accelerato per definire i ricorsi inammissibili, improcedibili o manifestamente infondati.
Per valutare l’efficacia reale delle nuove misure bisogna però aspettare la loro attuazione, affidata ai decreti delegati da emanare entro un anno.
loading...