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Cassese: fondamentale determinare i Livelli essenziali di prestazioni per ridurre le asimmetrie

Lo Stato, ha ricordato il giurista, è un arcipelago di 23mila enti, tra cui gli 8mila comuni, le Regioni e tutti gli altri enti che sono dotati di autonomia

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2' di lettura

«Secondo l’Istat le unità istituzionali del nostro Paese sono circa 23mila, tra cui gli 8mila comuni, le Regioni e tutti gli altri enti che sono dotati di autonomia. Una volta che lo Stato si presenta come un arcipelago c’è un grosso pericolo di asimmetria prestazionale. Questo è il motivo per il quale le amministrazioni determinano uno standard, criteri, paradigmi», ma «spesso mancano» e si è cercato di colmare questo vuoto con «il riferimento ai Lep in due articoli della Costituzione». Lo ha detto il professor Sabino Cassese, presidente del Comitato per la definizione dei livelli essenziali di prestazione, durante la nuova audizione sulla riforma dell’autonomia, dinanzi alla commissione Affari costituzionali del Senato. La precedente audizione si è svolta a settembre. «Mi sembra che molto opportunamente il Parlamento sia orientato nel senso di definire i Lep (Livelli essenziali di prestazioni) per stabilire la cornice dentro la quale si deve svolgere l’attività autonoma», ha concluso.

Fondamentale la determinazione dei Lep per ridurre le asimmetrie

«Il lavoro di determinazione dei livelli essenziali di prestazioni - ha sottolineato Cassese - è un elemento essenziale per seguire quell’equilibrio, il cui scopo è ridurre le asimmetrie tra autonomia e tutela dei diritti fondamentali dei cittadini. Ma non c’è dubbio che la capacità amministrativa è la chiave ultima per assicurare una reale uguaglianza dei cittadini da parte delle pubbliche amministrazioni, specie se se molto numerose, ho detto prima che parliamo di 23 mila unità».

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Ora ultimo miglio su efficacia amministrazione

«Il lavoro fatto, con la nostra relazione, contiene molteplicità di punti di vista e pluralismo. Lo ritengo un essenziale contributo del nostro Comitato e vorrei precisare che noi abbiamo percorso il penultimo miglio. Ora va fatto l’ultimo miglio che riguarda la qualità e l’efficacia dell’amministrazione. Facciamo un esempio: se un’amministrazione ospedaliera in una certa zona d’Italia ha fatto scelte politiche sanitarie, come preferire l’assunzione di portantini e infermieri a sfavore di chirurghi e medici specialisti, è quasi inesorabile che quella scelta si rifletta poi nella soddisfazione della comunità e sul numero dei pazienti che si rivolgono a quell’ospedale», ha detto il professor Cassese.

Per i livelli di prestazioni servono risorse

Con la relazione del Comitato sui livelli essenziali delle prestazioni «il nostro compito non era di verificare l’adeguatezza delle norme da cui noi abbiamo tratto i Lep. Tuttavia dal nostro lavoro si evincono chiaramente casi di inadeguatezza e di insufficienza. Ma non si può pensare che da un giorno all’altro i Lep vengono assicurati - ha ricordato il professor Cassese - perché per assicurarli in molti casi occorrono che siano accompagnati da cifre. Per far questo, occorre prevedere un quadro pluriennale, così che le risorse vadano a colmare quelle lacune».

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