Provvedimento fermo alla Camera

Catasto, bot, affitti e rendite: come è il testo della delega e le posizioni dei partiti

Il riordino delle tasse sui redditi di capitale, più conosciuti sotto la voce “rendite finanziarie”, è diventato con il passare delle ore un vero nodo politico, sostanziale, che ha contribuito a determinare l’impasse

di Andrea Carli

Fisco, rissa sfiorata in Commissione Finanze alla Camera

5' di lettura

Dopo un anno e mezzo di lavoro parlamentare, la riforma del fisco - che ha ottenuto sei mesi fa il via libera del Consiglio dei ministri senza il voto dei rappresentanti della Lega - sembra tornare ancora una volta in modalità stand by. Che le distanze tra il Governo e una parte della maggioranza (Lega e Fi) permangano lo raccontano le immagini della rissa che si è accesa in occasione dell'ultima seduta in commissione Finanze della Camera e con cui si è interrotto di fatto l'esame in sede referente del disegno di legge.

«Nonostante la buona volontà messa in campo dal centrodestra, non ci sono le condizioni, al momento, per approvare la delega fiscale» hanno sottolineato i leghisti Massimo Bitonci, capogruppo nella commissione Bilancio e responsabile dipartimento Attività produttive, e Alberto Gusmeroli, vicepresidente della commissione Finanze e responsabile unità Fisco del partito. La votazione degli emendamenti alla delega fiscale senza accordo è stata una «forzatura». «Mi fa piacere che Draghi a parole dica non voglio aumentare le tasse - ha detto il segretario Matteo Salvini, parlando fuori dall’aula bunker dell’Ucciardone, in una pausa dell’udienza del processo Open Arms, che vede il senatore della Lega imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio -, ma la Lega e il centrodestra non possono votare un documento dove c’è scritto che potranno aumentare le tasse sui risparmi, sui conti correnti, sui titoli di Stato, sugli affitti e sulla casa».

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Posizioni quelle assunte dal Carroccio che hanno irritato il resto della maggioranza. Nel Pd sono convinti che, in pieno clima da campagna elettorale verso le Amministrative, FI e Lega vogliano mettere in difficoltà e indebolire il capo del Governo, Mario Draghi. Dal M5s lo dicono chiaramente: «La Lega vuole far saltare la delega». Uno scenario su cui ora più che mai incombe l'ipotesi di una fiducia.

I due nodi principali

Ma qual è il motivo del contendere? Sono, in estrema sintesi, due: le cedolari su affitti e titoli di Stato e in particolare il percorso verso un nuovo fisco che metta al centro del sistema un principio «duale» separando nettamente la tassazione sui redditi da lavoro e pensione ad aliquota progressiva dagli altri a tassazione proporzionale, ma che per il Governo si dovrà muovere su due aliquote, con buona pace in sostanza delle cedolari come quelle sugli affitti al 10% o quella al 26% sulle rendite finanziarie; il secondo motivo di scontro è la richiesta del centrodestra di rendere vincolanti i pareri delle commissioni sui decreti attuativi. Per Lega e Forza Italia occorre evitare che, alla fine, possano entrare nel testo, in qualche passaggio di scrittura dei decreti attuativi da parte di qualche tecnico di turno dell'amministrazione finanziaria, soluzioni che, di fatto, comportino un aumento delle tasse.

Nessun aumento delle tasse

La rottura sul fisco da parte della maggioranza ha però irritato e non poco il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il premier, all'indomani della rissa sulle tasse in Commissione Finanze ha ribadito a chiare lettere che non ci sarà nessun aumento delle tasse né sulla casa né sui patrimoni degli italiani. E da Palazzo Chigi hanno sottolineato anche come i decreti attuativi passeranno in Parlamento per rispettare la centralità delle Camere. Draghi è comunque pronto confermare tutto ai leader del centrodestra martedì 12 aprile quando li incontrerà a Palazzo Chigi per provare a ricucire una maggioranza sempre più distante e non solo sulle tasse. L'obiettivo è trovare un'intesa. Allo stato attuale lo scontro è tutto politico.

La partita (per ora) chiusa sul catasto

C'è poi un nodo che, dopo aver registrato un netto muro contro muro, ha registrato un'intesa. È il tema del catasto: Lega e FI sono dell'idea che con la delega fiscale deriveranno nuove tasse sulla casa dall'articolo 6: la riforma del catasto punta a fare emergere gli immobili “fantasma” e al comma 2 (il più contestato) ad adeguare entro il 2026 le rendite catastali ai valori di mercato. La delega esclude ripercussioni fiscali dirette ma la riforma potrebbe interessare 39 milioni di persone e 1,5 milioni di società. Dopo l'aut aut del governo, questo articolo è stato approvato in commissione un mese fa, per un solo voto. Quella è considerata “una ferita” da Lega e FI, che ora puntano i piedi secondo l'asse definito nei giorni scorsi da Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, all'insegna del “no a nuove tasse”, sulla casa, sugli affitti e sui titoli di Stato.

Il sistema duale

Per quanto riguarda il primo punto, ovvero il sistema duale, l'altolà di Lega e FI è scattato nel momento in cui hanno ricevuto il documento redatto dal Mef e hanno letto, con riferimento all'articolo 2 del testo base della delega (quello che riguarda la revisione del sistema di imposizione personale sui redditi), che la progressiva e tendenziale evoluzione del sistema verso un modello compiutamente duale sarebbe avvenuto, anche, tramite «l’applicazione, a regime, della medesima aliquota proporzionale di tassazione e, in via transitoria, di due aliquote di tassazione proporzionale, ai redditi derivanti dall’impiego del capitale, anche nel mercato immobiliare». L'emendamento, così come modificato dal ministero, è sostenuto soprattutto da Italia Viva e dal Pd. Secondo la Lega, invece, introdurre il sistema duale nel regime fiscale italiano porterebbe una graduale cancellazione di tutti i regimi con aliquote flat e proporzionali per milioni di contribuenti. Da una parte, mettono in evidenza i deputati del Carroccio, la tassazione unica ad aliquota proporzionale per tutte le tipologie di reddito esiste solo nei Paesi scandinavi; dall'altra, il sistema fiscale italiano prevede già diverse flat o imposte proporzionali che funzionano bene, diversificando le varie basi imponibili. Insomma, l'idea è «lunare, folle e demagogica», tuonano i leghisti. A preoccupare Lega e Fi è dunque soprattutto il fatto che con un meccanismo di imposizione duale si potrebbe decretare la fine delle tasse piatte come ad esempio la cedolare secca sugli affitti, cara alle due forze politiche.

Ecco perché il riordino delle tasse sui redditi di capitale, più conosciuti sotto la voce “rendite finanziarie”, è diventato con il passare delle ore un vero nodo politico, sostanziale, che ha contribuito a determinare l'impasse.

I decreti attuativi e l'ombra di un aumento della pressione fiscale

Il secondo nodo è quello sui pareri vincolanti delle commissioni sui decreti attuativi. Nel testo riformulato dal ministero dell'Economia, va ricordato, è già prevista una clausola che di fatto non consente ai decreti attuativi della delega fiscale di determinare un aumento della pressione fiscale.

Marattin: stop convocazioni della Commissione Finanze, serve chiarimento politico

All'indomani della seduta che ha fatto registrare l'ennesimo scontro politico all'interno della maggioranza, il presidente della commissione Finanze della Camera Luigi Marattin (Iv) ha rimesso la questione a Palazzo Chigi per un chiarimento politico, annullando tutte le convocazioni della Commissione. Ora la palla passa al Governo: «Può mettere la fiducia - ha spiegato - far mandare il testo in Aula il 19 aprile, come resta fissato, senza mandato al relatore, o ritirare la riforma». A Draghi il compito di superare gli aut aut all’interno della maggioranza e sbloccare l’esame del provvedimento sul Fisco. Il premier è chiamato a mediare. Ancora una volta.

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