assicurazioni

Cattolica-PopVicenza, parte il riassetto

di Marco Ferrando e Laura Galvagni

(Ansa)

3' di lettura

In cima alla lista c’è, ovviamente, UniCredit. Ma da asset manager con un occhio di riguardo per il territorio quale si ritiene, Fondazione CariVerona non esclude di dedicarsi con maggior attenzione a Cattolica. Con un occhio alle prospettive di mercato, certo, ma anche agli assetti della compagnia veronese, dove c’è un socio di peso, Popolare di Vicenza, che per più motivi può essere considerato in uscita con il suo 15%. Nessuna fretta, per lo meno da parte della Fondazione: i primi contatti ci sono stati e si starebbero nel caso valutando diverse ipotesi. Certo, per CariVerona l’operazione - che non ha investito in Atlante, senza peraltro essersene pentita - consentirebbe di venire in soccorso del fondo, che di Popolare Vicenza è azionista quasi al 100%.

Se sono rose fioriranno presto. Perché il tempo stringe: a inizio maggio Cattolica potrà formalmente esercitare la put, ossia il diritto di vendita a Popolare Vicenza di tutti gli asset che fino ad oggi le due realtà hanno condiviso nell’accordo di bancassicurazione.

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Il diritto è il frutto del recesso annunciato il 4 agosto scorso dalla compagnia assicurativa alla ex popolare. Recesso che è stato subito contestato dall’istituto poiché definito “illegittimo”, in un crescendo di botta e risposta che lo scorso autunno aveva scaldato particolarmente gli animi. Ora, tuttavia, lo scenario sarebbe parzialmente mutato. I rapporti tra la banca e la compagnia sarebbero più distesi e ci sarebbe la volontà di sedere nuovamente attorno a un tavolo. Pur nella consapevolezza che la vecchia partnership è ormai tramontata e che, per questo, la Vicenza dovrà versare a Cattolica circa 175 milioni per rilevare il controllo dei tre veicoli che negli anni hanno gestito l’intesa, ossia Berica Vita, Abc Assicura e Cattolica Life.

Da questo, fanno notare fonti vicine al gruppo assicurativo, non si può sfuggire. Piuttosto, potrebbe esserci l’interesse a gettare le basi per un nuovo accordo, o almeno è un’ipotesi che non si esclude a priori. Di certo, la fusione tra Veneto Banca e Vicenza creerà un interlocutore industrialmente più attraente. Da capire, però, se la nuova entità sarà ancora interessata a puntare sul segmento bancassurance.

Nel mentre, quel che è sicuro è che, volendo, la Popolare Vicenza potrebbe cedere la quota in Cattolica, il 15,07%, per finanziare il pagamento della put. Il lock up su circa 4 milioni di azioni è scaduto l’agosto scorso con l’esercizio del recesso da parte della compagnia guidata da Giovanni Battista Mazzucchelli. In tutto, la Popolare ha in mano poco più di 26 milioni di titoli del gruppo assicurativo. Quelle azioni oggi sul mercato valgono circa 160 milioni (più o meno la metà del valore a cui era iscritta la quota a bilancio 2015) e venderle vorrebbe dire di fatto coprire quasi integralmente l’esborso per saldare il conto con Cattolica. Farlo però non è impresa semplice. E per questo la Vicenza avrebbe già cominciato a sondare il mercato e possibili interlocutori.

Le valutazioni però, al momento, dovrebbero essere in una fase del tutto informale. Cattolica, si apprende da fonti finanziarie, non sarebbe infatti informata di alcun movimento e Vicenza, come recitano i patti, dovrebbe invece avvisare la compagnia nel momento stesso in cui intendesse valorizzare una quota superiore al 3% del gruppo assicurativo. Ciò per dar modo alla compagnia di individuare, entro trenta giorni, un socio terzo disposto a rilevare i titoli: e qui, appunto, potrebbe entrare in campo CariVerona. Ma a che prezzo? Il maggiore tra il corso di Borsa di Cattolica degli ultimi tre mesi, poco sopra i 5 euro, e il valore dell’aumento di capitale del gruppo assicurativo del 2007 lanciato a 44,87 euro. Impensabile, dunque, che Cattolica trovi un soggetto terzo. È immaginabile piuttosto che la Popolare cederà liberamente i titoli sul mercato. Tuttavia, dovrà farlo, come dice il patto, con «modalità tali che, di per sé sole, non comportino un significativo impatto negativo per la quotazione delle azioni Cattolica». Come detto si tratta di 26,27 milioni di titoli, un 15,07% che, tra l’altro, vale un solo voto visto che la compagnia assicurativa, nonostante il pressing di alcuni azionisti, è ancora una società cooperativa.

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