Progetto Italia, arriva il via libera di Cdp e Salini Impregilo
Il consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti, riunito ieri, ha dato il via libera a Progetto Italia. Sbloccando di fatto l’intervento congiunto con Salini Impregilo su Astaldi e di conseguenza il piano che dovrebbe rilanciare il settore delle costruzioni in Italia
di Laura Galvagni
3' di lettura
Il consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti, riunito giovedì, ha dato il via libera a Progetto Italia. Sbloccando di fatto l’intervento congiunto con Salini Impregilo su Astaldi e di conseguenza il piano che dovrebbe rilanciare il settore delle costruzioni in Italia.
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Il sigillo del board della Cdp, che ha un ruolo chiave nella vicenda, ha permesso infatti al general contractor di aprire i lavori del proprio consiglio per preparare il documento finale da presentare al Tribunale di Roma per il salvataggio della società in crisi.
Anche Salini Impregilo ha annunciato il via libera al Progetto Italia. La società ha firmato oggi due accordi di investimento: il primo con l'azionista di controllo Salini Costruttori e Cdp Equity (Cdp) e il secondo con tre primarie banche finanziatrici. Lo schema prevede un aumento di capitale di Salini Impregilo da 600 milioni offerto in sottoscrizione a investitori istituzionali tra i quali Salini Costruttori, Cdp Equity e le banche finanziatrici: gli accordi stabiliscono impegni di sottoscrizione rispettivamente per 50 milioni, 250 milioni e 150 milioni. Sul resto, al massimo 150 milioni, è stato stipulato un pre-accordo di sottoscrizione - in caso di eventuale inoptato - con le banche che cureranno l'aumento.
In origine era previsto che alla ripatrimonializzazione dovessero partecipare oltre a Intesa Sanpaolo e UniCredit anche Bnl Bnp Paribas e Mps, che invece si sono sfilate, mentre Banco Bpm ha ridotto da 15 a 9 milioni il proprio apporto. I due istituti maggiori hanno quindi deciso di farsi carico della quota degli altri.
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Nel mentre, però, Piazza Affari ha già scontato il via libera al maxi piano e ha dimostrato di gradire l’impegno di Cdp sul comparto tanto che le azioni di Salini Impregilo hanno chiuso le contrattazioni di ieri in rialzo del 5,98% a 1,84 euro. Complice forse il fatto, come fanno notare ambienti vicini all’ente, che l’investimento della Cassa avviene in una società redditizia, con un piano industriale solido e in un progetto che ha interessanti prospettive di crescita e rendimento. In virtù di questo sembra garantire il buon uso del risparmio postale.
Rispetto a quelli che sono i termini dell’intesa, si parte da Astaldi per la quale è previsto un primo aumento di capitale di 225 milioni riservato a Salini Impregilo. Quindi è in agenda una seconda iniezione di liquidità da 100 milioni frutto della conversione in equity di una parte dei debiti. Infine, è possibile un terzo intervento che, nel caso, sarà sufficientemente capiente per soddisfare i creditori chirografari non previsti. Per far fronte a questa operazione, Salini Impregilo, a sua volta, darà il via a una ricapitalizzazione da 600 milioni e otterrà la concessione di linee di credito per cassa e firma per 1,6 miliardi.
I mezzi freschi nel gruppo di costruzioni verranno iniettati grazie al supporto di Cdp Equity chiamata a investire fino a 250 milioni di euro. Altri 50 milioni arriveranno da Pietro Salini e 150 milioni dalle banche (dei quali buona parte da UniCredit e Intesa Sanpaolo e circa 9 milioni da BancoBpm). I restanti 150 milioni saranno offerti al mercato con la garanzia di due banche straniere. Per quanto riguarda invece la governance, la nuova Salini Impregilo avrà un board di 15 membri, dei quali nove saranno espressione di Salini, cinque della Cassa (incluso il presidente di garanzia) e uno su indicazione del mondo bancario. In questo contesto è anche previsto che venga individuato un comitato strategico che abbia però di fatto principalmente potere di indirizzo. L’amministratore delegato sarà invece Pietro Salini e Massimo Ferrari, che ha condotto le trattative, resterà general manager della nuova realtà.
Condizione chiave è che l’operazione Astaldi sia solo un primo step rispetto a un piano ben più ampio che vada a coinvolgere altre aziende in crisi (Condotte, Glf e Cossi), grazie al sostegno di altri costruttori(Pizzarotti, Rizzani de Eccher e Vianini Lavori). Con Progetto Italia si punta a salvaguardare fino a 500 mila posti di lavoro nei prossimi tre anni, riattivare cantieri bloccati per 30 miliardi e bloccare ulteriori potenziali sofferenze per il sistema finanziario italiano. Senza contare che si viene a creare un player internazionale la cui presenza sullo scacchiere globale non potrà che portare benefici, in termini di indotto, anche alle piccole imprese.
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