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Cefla, impianto green di cogenerazione grazie alla partnership con Bloom Energy

Presentata a Imola nel quartier generale del colosso cooperativo dell’impiantistica, a clienti e istituzioni, la prima installazione in Europa di un impianto green di cogenerazione a fuel cell a ossidi solidi

di Ilaria Vesentini

3' di lettura

«Questo impianto di cogenerazione a fuel cell non è un investimento per tutti, ma per le industrie energivore, soprattutto in Pianura Padana dove il problema dell’inquinamento ambientale è acuto, rappresenta la soluzione giusta per contemperare l’esigenza di forniture costanti di grandi energie con un’efficienza del 25% superiore a quella di una fonte endotermica, a parità di potenza, una riduzione del 30% di anidride carbonica e la totale assenza di emissioni di particolato».

Così Gianmaria Balducci, presidente di Cefla, ha presentato a Imola, nel quartier generale del colosso cooperativo dell’impiantistica, a clienti e istituzioni, la prima installazione in Europa di un impianto green di cogenerazione a fuel cell a ossidi solidi, che oltre a produrre energia elettrica genera anche calore, frutto della partnership annunciata giusto un anno fa, in occasione di Ecomondo, con la californiana Bloom Energy.

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Un marchio che rappresenta il riferimento mondiale quando si parla di celle a combustibile a ossido solido per produrre elettricità in loco, senza combustione e quindi senza emissioni nocive bensì attraverso una conversione elettrochimica (la cosiddetta tecnologia Sofc-Solid Oxide Fuel Cell).

L’impianto di Imola si chiama Nova, è pienamente funzionante da una settimana «e fornisce 330 KW costanti che utilizziamo per autoconsumo interno del nostro principale stabilimento, oltre 70mila mq di superficie, e per integrare la potenza calorifera delle caldaie. Ci è costato un milione di euro – precisa il presidente –. Ci sono tecnologie molto più economiche ma l’efficienza che produce, la sua assoluta silenziosità, il ridotto ingombro e il minimo impatto ambientale ci portano a confermare la previsione fatta di poter arrivare già nel 2024 a 40 milioni di euro di venduto».

L’impianto Nova è costituito da quattro celle, un gruppo di filtraggio metano (il combustibile che alimenta oggi l’impianto, ma in prospettiva può essere sostituito da idrogeno) e un gruppo gestione e trasformazione della corrente con l’innesto di convogliatori e scambiatori realizzato per la prima volta da Cefla al fine di estrarre anche calore: in tutto un blocco compatto di 2x10 metri che emette un fruscio appena udibile e non emette ossidi di azoto o zolfo e lo rende ideale nei centri cittadini e per alimentare scuole, ospedali e ovunque si debba abbattere non solo l’inquinamento ma anche il rischio di interruzioni energetiche, specialmente in assenza di gruppi di continuità.

La tecnologia la fornisce Bloom Energy, public company quotata alla Borsa di New York che ha già superato il miliardo di dollari di giro d’affari e vanta vent’anni di esperienza nelle Sofc, molto utilizzate negli Stati Uniti e in Corea, ancora poco in Europa e ancor meno in Italia.

L’accordo siglato con la business unit Engineering di Cefla prevede che sarà il big industriale emiliano (647 milioni di euro di fatturato 2022 tra le quattro BU Engineering, Medical equipment, Finisching, Lighting e 1.800 dipendenti in 25 sedi in giro per il mondo), a coprire il mercato italiano ed europeo curando tutta la parte di installazione e manutenzione. Cefla, dal canto suo, sta già lavorando per salire dal livello 3 al 4 nel service con Bloom Energy, per arrivare a metter mano anche su anodo e catodo delle tecnologie californiane, «per le quali la domanda sta letteralmente esplodendo, i californiani faticano a star dietro agli ordini, e dall’ordine all’installazione oggi bisogna prevedere dai 3 ai 6 mesi di tempo», avverte Balducci.

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