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Celebrazioni manzoniane, Mattarella: il potere non compiaccia le folle anonime

Per il Capo dello Stato bisogna riflettere «sulla tendenza, registrabile in tutto il mondo, delle classi dirigenti a assecondare la propria base elettorale o di consenso e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno attraverso i sondaggi»

di Nicola Barone

L'omaggio di Mattarella a Manzoni al Cimitero Monumentale di Milano

3' di lettura

Una corona di fiori, con rose bianche e rosse, sulla tomba di Alessandro Manzoni, «un grande italiano, un grande milanese». La Storia della Colonna infame «ammonisce di quanto siano perniciosi gli umori delle folle anonime, i pregiudizi, gli stereotipi; e di quali rischi si corrano quando i detentori del potere - politico, legislativo o giudiziario - si adoperino per compiacerli a ogni costo, cercando solo un effimero consenso. Un combinato micidiale, che invece di generare giustizia, ordine e prosperità - che è il compito precipuo di chi è chiamato a dirigere - produce tragedie, lutti e rovine». Dice così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando in occasione dei 150 anni della morte di Alessandro Manzoni.

Invece che guardare sondaggi costruire politiche

A giudizio del Capo dello Stato bisogna riflettere «sulla tendenza, registrabile in tutto il mondo, delle classi dirigenti a assecondare la propria base elettorale o di consenso e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno attraverso i sondaggi, piuttosto che dedicarsi a costruire politiche di ampio respiro, capaci di resistere agli anni e di definire il futuro. Già nei Promessi Sposi , nei capitoli dedicati alla peste, Manzoni scriveva icasticamente a proposito di questi rischi: “Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune».

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Disinformazione è pericolo per democrazia

«Il legame controverso che Manzoni stabilisce tra potere e opinione pubblica, tra giustizia e sentimenti diffusi, ci induce a riflettere - sia pure in tempi incommensurabilmente distanti - sui pericoli che corrono oggi le società democratiche di fronte alla diffusione del distorto e aggressivo uso dei social media, dell’accentramento dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi, della disinformazione organizzata e dei tentativi di sistematica manipolazione della realtà». Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella parlando in occasione dei 150 anni della morte di Alessandro Manzoni.

Da Manzoni critica al nazionalismo esasperato

Dai diritti dell’uomo la concezione manzoniana si allarga a quella del diritto internazionale e dei rapporti tra gli Stati, «dove si ritrova una critica lucida e serrata al nazionalismo esasperato» secondo il presidente della Repubblica. «Perché la moralità, la fraternità e la giustizia devono prevalere sugli odi, sugli egoismi, sulle inutili e controproducenti rivalità. Scrive Manzoni in un frammento delle Osservazioni sulla Morale Cattolica, pubblicato postumo: “Bisogna sentire e ripetere che la somiglianza che ci dà l’essere d’uomo è ben più forte che la diversità di nazione; che il Vangelo ci ha fatto conoscere che abbiamo un cuore grande abbastanza per amar tutti gli uomini; che gli sforzi di una nazione contro l’altra (…) son sempre piccioli, perché fondati sulla passione e non sulla ragione e sulla verità; sono inutili, perché non ottengono stabilmente nemmeno il fine che si propongono quelli che li fanno; sono impolitici, perché producono (…) l’indebolimento e il pervertimento dei popoli».

Carta vieta nefaste idee di supremazia su razza

La Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo del 1948 rappresenta «una carta fondamentale, nata dopo gli orrori della Seconda Guerra mondiale, che individua la persona umana in sé, senza alcuna differenza, come soggetto portatore di diritti, sbarrando così la strada a nefaste concezioni di supremazia basate su razza, su appartenenza, e, in definitiva, sulla sopraffazione, sulla persecuzione, sulla prevalenza del più forte», sottolinea Mattarella celebrando Manzoni. «Concetti e assunti che - come ben sappiamo - sono espressamente posti alla base della nostra Costituzione repubblicana».

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