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Ceramica, sul distretto di Sassuolo arriva l’indotto Usa

Il +50% di visitatori al Coverings in Florida confermato dalla ripresa degli ordini – A settembre 40° edizione di Cersaie a Bologna

di Ilaria Vesentini

5' di lettura

Sono arrivati poche ore fa i dati di chiusura della 33esima edizione di Coverings, il più importante salone in Nord America per la ceramica e la pietra naturale, e l'ottimismo degli imprenditori ceramici italiani è addirittura superato dai numeri: i visitatori della fiera sono aumentati del 50% rispetto all'edizione 2022 e quasi 27mila professionisti - tra distributori, contractors, dealers e architetti - hanno riempito gli stand dell'Orange County Convention Center di Orlando, il secondo polo espositivo per dimensioni negli States, dopo il McCormick di Chicago. E l'impressione positiva raccolta nella quattro giorni in Florida tra gli oltre 60 marchi del Made in Italy (la più importante e monumentale delegazione estera nei 450mila mq di padiglioni, dove hanno esposto oltre mille aziende da 40 Paesi) è confermata dagli ordini in arrivo in queste settimane dal mercato americano, che sta compensando le difficoltà in Europa. Dopo il rallentamento di fine 2022 e di inizio 2023 - su cui hanno inciso l'aumento dei costi logistici, l'accumulo di scorte nei magazzini e l'inflazione – la domanda a stelle e strisce sta premiando piastrelle e lastre del distretto di Sassuolo, non solo per la loro qualità e design (i gusti americani si stanno avvicinando a grandi passi a quelli italiani), ma per l'attenzione alla sostenibilità e le certificazioni green. Un ottimismo condiviso anche dai costruttori di tecnologie, presenti in due padiglioni separati all'interno di Coverings, grazie alla collaborazione con Ice Agenzia: Acimac con le macchine e attrezzature per ceramica e Marmomacchine con i macchinari per lavorare la pietra.

Design e sostenibilità trainano l'export

Grandi lastre stampate con fantasie tropicali che diventano pareti-quadro, superfici 3D che rendono indistinguibile la piastrella dal legno, venature e colori di quarzi e graniti su superfici ceramiche che sembrano create da madre natura, non realizzate in digitale: gli stand del Made in Italy hanno incantato gli americani, «abbiamo raccolto ordini da qui al 2025», racconta Giorgio Romani, presidente dell'omonimo gruppo Romani di Casalgrande (Reggio Emilia), da 55 anni un trendsetter nel settore.A trainare gli affari è il segmento commerciale, raccontano dallo stand di Unicomstarker, azienda di Fiorano Modenese che dal 1976 «di alti e bassi ne ha visti tanti – spiega il cofondatore Antonio Poggi - ma già l'anno scorso, nonostante il rincaro dei container e i problemi di reperibilità del prodotto, negli Stati Uniti ci siamo divertiti e dopo la partenza lenta del 2023 ora siamo fiduciosi, i contractor americani stanno tornando a comprare». Mentre le famiglie americane, tra crisi bancarie e inflazione record hanno stoppato gli investimenti sulla casa.«La nostra nuova ceramica 4D sta riscuotendo grandissimo interesse tra i buyer statunitensi – sottolinea Federica Minozzi, Ceo di Iris Ceramica Group – perché è una lastra tridimensionale cui abbiamo aggiunto la quarta dimensione della sostenibilità (verrà cotta in un forno con una miscela di idrogeno e metano) e sostituisce i più pregiati materiali lapidei da cava offrendo pari effetto estetico e caratteristiche tecniche ancora superiori. Non siamo competitivi sul prezzo, ma lo diventiamo se si misurano le emissioni inquinanti, perché anche negli Usa i nuovi edifici hanno un budget massimo di CO2 (dato dalla somma di tutti i materiali con cui sono costruiti) e meno si contribuisce più si vale. E il Made in Italy vince».L'alto di gamma italiano «trova nel mercato americano il banco di prova ideale per essere testato», commenta Paolo Lamberti, presidente Acimac e titolare della Tecnografica di Castellarano (Reggio Emilia), partita con matrici e tamponi per l'industria ceramica per poi diversificare nel design di carte da parati e pannelli decorativi vetrificati retroilluminati, che hanno raccolto ottimi riscontri tra i partecipanti al Coverings, per il 77% provenienti dagli Stati Uniti.

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Non solo container,spazi per gli investimenti diretti

«Il mercato americano è per noi il primo in assoluto per export, ci abbiamo puntato diversi anni fa con prodotti mirati e il tempo ci ha dato ragione. Crediamo molto nel suo sviluppo e nei piani del gruppo c'è infatti l'apertura di un impianto di produzione qui», aggiunge Marco Mastria, direttore commerciale estero di Ceramica Rondine, azienda del distretto sassolese entrata nel 2022 nel gruppo Italcer. Il tema dell'internazionalizzazione produttiva è emerso prepotente durante la quattro giorni in Florida, perché il presidio diretto è oggi la via maestra per offrire ai cliente americano un prodotto in tempi e quantità certe e per mettersi al riparo dalla concorrenza spagnola, turca, indiana, senza il giogo dei carrier container (con costi schizzati dai 2.500$ pre Covid a 10mila dollari e ora ridiscesi a 5mila) anche perché il trasporto su lunghe tratte incide molto sul costo del prodotto e sull'efficienza del servizio: il Made in Italy ha già listini record, del 70% più alti della media delle piastrelle importate negli Usa.Se cinque marchi italiani già producono in suolo americano per la clientela locale (Florim, Iris Ceramica, Panaria, Atlas Concorde, Del Conca) oggi con gli incentivi dell'IRA lanciata da Biden, l'opzione investimento diretto diventa quanto mai interessante per tutti i big di Sassuolo. «Il Covid ha rafforzato il nostro “Made in Usa” e vedo un futuro molto roseo per chi ha aperto uno stabilimento qui, la domanda è più stabile che in Europa e la clientela si sta avvicinando alle grandi lastre, che siamo stati i primi a portare oltreoceano 12 anni fa. Ci saranno sviluppi interessanti e noi diamo il nostro contributo con un grande impegno nella formazione dei posatori», racconta Rodolfo Panisi, Ceo di Florim Usa, che dà lavoro a oltre 300 persone a Clarksville, Tennessee, dove negli ultimi dieci anni ha preso forma un piccolo “clone” della filiera ceramica emiliana.

Le previsioni in attesa di Cersaie

Sulle previsioni per il 2023 gli industriali sassolesi non si sbilanciano. Se la ripresa sembra prendere forma negli Usa, sono invece pesantemente negativi i segnali da Francia e Germania, i primi due bacini del Made in Italy per volumi di export, davanti agli Usa, che diventano però secondi dopo i francesi, superando i tedeschi, se si ragiona in valore: gli Stati Uniti accentrano il 13% dei 6 miliardi di euro di esportazioni italiane 2022 (preconsuntivo di Confindustria Ceramica). «Il 2022 è un parametro di confronto che ci dobbiamo dimenticare, ragioniamo rispetto al 2019 pre Covid e al 2021, perché lo scorso anno è stato drogato da un lato dall'accaparramento di materiale ceramico da parte dei distributori dopo l'emergenza sanitaria e logistica e, dall'altro, da aumenti dei listini prezzi dal 15 al 20% per compensare l'impennata dei costi energetici che si sono tradotti in fatturati record», avverte Filippo Manuzzi, Ceo di Ceramica Sant'Agostino, marchio estense di punta per il gres porcellanato. «Il raffreddamento dei mercati a inizio anno, dopo il boom del 2022, era atteso, ma la domanda di ceramica nel mondo c'è e sta crescendo, va semplicemente colta – commenta Vittorio Borelli, alla guida del gruppo Fincibec di Sassuolo –. Oggi siamo pronti ad affrontare qualsiasi emergenza. Siamo sopravvissuti alla chiusura delle fabbriche per il Covid, allo stop delle forniture di argille dall'Ucraina che ci ha costretto a riformulare gli impasti da un giorno all'altro, ai prezzi dell'energia e dei trasporti via mare impazziti, e siamo ancora qui, leader del settore».E la prima sfida per il Made in Italy ceramico negli Usa è strappare quote di mercato a moquette e Lvt-Luxury vinyl tile, che rappresentano i due terzi dei materiali per pavimenti delle case americane (le piastrelle ceramiche sono ferme da un decennio al 12,5%) soprattutto ora che la sensibilità al tema sostenibilità e impatto ambientale sta crescendo anche oltreoceano. Sarà l'appuntamento autunnale di Cersaie a Bologna (25 - 29 settembre, 40esima edizione), l'appuntamento numero uno a livello mondiale, a confermare se l'ottimismo primaverile arrivato dalla Florida era ben riposto.

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