Cercasi “Gund” italiani: collezionisti paladini dei diritti civili
“Anges Gund è l'ultima ricca buona?” Si chiedeva il New York Times all'indomani della vendita del Lichtestein per beneficenza, la risposta è “sì”, ma non è la sola
di Giuditta Giardini
I punti chiave
3' di lettura
Mentre in Italia il disegno di legge che modifica il primo articolo del Codice civile riconoscendo capacità giuridica al concepito fin dal primo giorno, depositato dal Senatore Maurizio Gasparri, ha (ri)acceso il dibattito tra abortiste e anti-abortiste cogliendo tutte un po' alla sprovvista… ma non troppo. Negli Stati Uniti dove la sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization (2022), che ha capovolto la storica decisione Roe v. Wade del 1973 (per cui l'aborto era un diritto costituzionalmente protetto), è già stata ‘assimilata', si è passati alla ricerca di soluzioni per le donne che vogliano esercitare quel diritto che pareva acquisito, ma non lo è più.
In prima linea
Collezioniste e collezionisti, musei ed artiste e artisti particolarmente sensibili alla causa hanno già trovato modi per contribuire con donazioni e progetti a finanziare l'aborto, oggi assicurato soltanto in alcuni Stati della federazione. Particolarmente attiva su questo fronte è la filantropa e collezionista Agnes Gund che colleziona arte contemporanea dal 1960, cioè dall'anno del suo divorzio, perché per lei collezionare è un atto privato e personale. “Dopo avere incontrato l'artista Mark Rothko ed aver acquistato un suo quadro, mi sono sentita più forte e potente di prima” ha raccontato Gund a WMagazine . Se collezionare ha cambiato la vita di Gund, ora con le sue opere è intenzionata a cambiare la vita di chi ne ha bisogno. Nel 2017 ha venduto il suo adorato «Masterpiece» di Roy Lichtenstein per 100 milioni di dollari a favore dell'Art for Justice Fund, la sua associazione che sponsorizza artisti e finanzia programmi per il reinserimento dei carcerati.
Di recente Agnes Gund ha deciso di battere alla “20th Century Evening Sale” del prossimo 17 novembre 2022 presso Christie's di New York un dipinto concettuale sempre firmato dall'artista pop Roy Lichtenstein e sempre facente parte della sua collezione privata. L’entusiasmo generato dall'asta della collezione di Ann & del figlio di J. Paul Getty, Gordon Getty (realizzo netto di 2,1 miliardi di $ nel 2020), battuta il 20 ottobre, che ha totalizzato 79,4 milioni di dollari, rende l'hyper per novembre molto alto.
In asta per beneficenza
L'opera della Gund, «Mirror #5» (1970) è già stata valutata da Christie's tra i 3,5 a 5,5 milioni di dollari, ma potrebbe superare le stime. I proventi dell'asta andranno a sostegno del Fondo Groundswell che finanzia la giustizia riproduttiva e l’YWCA di Kalamazoo per il progetto “Get Out the Vote”, una campagna che supporta la legalità dell'aborto in Michigan in vista del voto che si terrà nove giorni prima dell'asta. L'Art for Justice Fund ha già fatto sapere che saranno disposti ad eguagliare la cifra raggiunta in asta devolvendola a sostegno dei progetti.
Se Gund è in prima linea tra i collezionisti a farsi portavoce di un movimento protettore dei diritti civili, ci sono altrettanti artisti ed artiste che si battono con le loro opere per i diritti delle minoranze. Per restare sul tema della “planned parenthood” basterà citare Marilyn Minter che ha organizzato un'asta benefica alla quale hanno partecipato Cindy Sherman, Laurie Simmons, Richard Prince, Richard Serra e Brice Marden che ha raccolto 4 milioni di dollari. Sempre la Minter ha poi collaborato con Miley Cyrus e Marc Jacobs a realizzare delle T-shirt che hanno fatto incassare 100.000 dollari per la medesima causa.
“Una buona reputazione – spiega a suo padre Anne protagonista del film Netflix «Persuasione» tratto dall'omonimo romanzo di Jane Austen – si ottiene con l'onestà, l'integrità, la compassione, l'assumersi una responsabilità per il bene degli altri”. Come Anne così ragionano i filantropi statunitensi che all'occasione non disdegnano un buon ritorno d'immagine e nemmeno i riflettori di una “evening sale” da Christie's. La filantropia tradizionale del collezionista è quella che facilita il restauro di opere e palazzi, come ci insegna Veronica Atkins che ha stanziato un milione di euro per il restauro della Sala di Bona e degli Arazzi Valois degli Uffizi. Oggi però, in un momento di grande incertezza per i diritti civili che diventano sempre più appannaggio di poche abbienti classi, c'è più bisogno di filantropia a la Gund.
A parità, o quasi, di premesse politiche con gli Usa, resta da vedere chi sarà la Gund italiana e quali artiste attiviste abbracceranno una causa che tocca le donne italiane e anche gli uomini, non solo nelle piazza, ma anche nei musei.
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