Incentivi per il rientro dei cervelli dimezzati: la fuga dei talenti continua
Questi ragazzi sono i nuovi migranti italiani, attualmente all’estero perché hanno trovato condizioni di lavoro e stipendi che consentono di vivere dignitosamente e autonomamente
di Barbara Fiammeri
2' di lettura
Come un paese tradisce i propri giovani: è il titolo che darei illustrando l’articolo 7 del decreto fiscale . Sì perché ricavare un po’ di coperture annacquando gli incentivi per quello che comunemente passa come rientro dei cervelli è un tradimento vero e proprio.
Scelta obbligata
Questi ragazzi sono attualmente fuori dal paese perché all’estero hanno trovato condizioni di lavoro e stipendi che gli consentono di vivere dignitosamente e autonomamente. Molti, moltissimi sono del Sud. Molte, moltissime sono donne. Non è più una fuga solo di cervelli, di geni che vanno alla ricerca di strutture di eccellenza ma di ragazzi normalissimi e volenterosi che in Italia non trovano lavoro o se lo trovano con prospettive di carriera e salari insufficienti.
Migranti economici
Questi ragazzi sono i nuovi migranti italiani . Migranti economici, per usare un’espressione abusata di questi tempi. E come gran parte di chi emigra non vede l’ora di poter tornare. Nella stragrande maggioranza la voglia di rientro coincide quando si sta per superare la trentina, quando si comincia a pensare di acquistare una casa, magari di mettere su famiglia. Ragazzi che hanno acquisito una formazione importante, che potrebbero dare una spinta a un sistema chiuso e gerontocratico. Ma anche e soprattutto una prospettiva meno pessimistica del futuro. Perché si torna a casa quando si pensa che ora ce la si può fare, che le condizioni che ti avevano spinto ad andare via sono cambiate.
Scelta devastante
La scelta del governo, il dimezzamento delle agevolazioni pubbliche a fronte di una inflazione che ha eroso ancor di più salari e stipendi allargando la forbice con il resto d’Europa, è una risposta politicamente ancor più che finanziariamente devastante. Il messaggio è: non ci interessate, restate pure dove siete. E lo hanno capito. Eccome se lo hanno capito! Tra quei ragazzi c’è anche mia figlia. Ieri mi ha telefonato: «Ma perché lo hanno fatto? Un gruppo di noi stava già facendo il conto alla rovescia… non rientra più nessuno così, nessuno».
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