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ChatGPT mania: Italia nella top 10 al mondo per le ricerche online

La piattaforma Semrush ha analizzato l'interesse intorno all’Ai generativa. Ecco chi sono e cosa chiedono gli utenti

di Gianni Rusconi

(Atchariya - stock.adobe.com)

2' di lettura

Settimana scorsa è arrivata prima la lettera dei manager della Silicon Valley (capitanati da Elon Musk) per chiedere lo stop allo sviluppo dell'intelligenza artificiale e poi il blocco imposto dall'Autority a ChatGpt in Italia, che ha resto il bot più popolare del pianeta inutilizzabile dagli utenti italiani a meno di qualche scorciatoia tecnica legale, per esempio un collegamento via rete VPN in grado di eludere la chiusura degli accessi da un indirizzo Ip italiano.

La questione continua a far parlare di sé sui social e non solo e in attesa di una soluzione che possa togliere le pastoie all'intelligenza artificiale generativa di OpenAI, nel pieno rispetto delle norme sulla privacy dei dati s'intende, c'è chi come Semrush, una piattaforma in cloud per la ricerca di parole chiave e informazioni di ranking online, ha analizzato l'interesse intorno a questi nuovi strumenti evidenziando quali siano le principali curiosità e preoccupazioni a riguardo.

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Uno strumento per maschi. E uno su due è laureato

Che siano studenti, professionisti o semplici navigatori del cyberspazio, gli utenti di ChatGPT sono hanno manifestato da subito un entusiasmo (almeno in apparenza) importante per la capacità di questa intelligenza artificiale, al punto che OpenAI ha dovuto sospendere per un certo periodo le nuove iscrizioni al servizio, creando apposita lista d'attesa.

Ma che ne pensa, il popolo del Web, di questo strumento? L'analisi sulle ricerche online ci dice innanzitutto che l'Italia si colloca di diritto nella top 10 mondiale (in nona posizione) tra i Paesi con il maggior volume di query correlate a ChatGPT, con oltre 25.5 milioni di digitalizzazioni e una crescita del 46mila per cento in un anno.

La fascia di età maggiormente interessata a questa tecnologia è senza dubbio quella tra i 25 e i 34 anni, che rappresenta il 48% del totale, seguita dai 18-24enni (che sono il 35%). Il pubblico, e questo è un indicatore che va in direzione opposta a quella dell'inclusività della tecnologia, è principalmente maschile (al sesso forte appartiene il 90% degli utenti) e con un buon livello di istruzione (il 48% del campione ha una laurea o un titolo post-laurea).

Il timore più diffuso? Che l'AI possa sostituire alcune professioni

La grande curiosità registrata per ChatGPT è in realtà lo specchio di una “mania” che contagia molti e che riguarda un po' tutti gli strumenti di intelligenza artificiale.

Ogni mese, stando alle rilevazione di Semrush, vengono infatti condotte in Rete centinaia di migliaia di ricerche su queste tematiche, con una domanda ricorrente che sembra preoccupare più delle altre gli utenti: quali lavori rimpiazzeranno gli algoritmi con capacità generative?

Un dubbio che nel giro di dodici mesi è cresciuto di oltre il mille per cento e ma che non ha certo frenato chi, intuendo la portata innovativa della tecnologia, cerca di comprenderne il funzionamento, conoscerla più a fondo e cercare offerte di lavoro per figure professionali che sappiano usare bene l'intelligenza artificiale.

Le ricerche online di questo tipo, non a caso, sono aumentate solo nell'ultimo anno di circa il 1.970%.


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