Analisi

Che fine fanno le Capitali della Cultura?

Mentre 28 città preparano il dossier di candidatura per correre al titolo nel 2024, che fine hanno fatto le finaliste dell'edizione in cui ha trionfato l'isola di Procida

di Roberta Capozucca

8' di lettura

Sono 28 le città italiane che a fine luglio hanno presentato al Ministero della Cultura la manifestazione d'interesse per partecipare al titolo di Capitale italiana della Cultura 2024 a cui sarà destinato 1 milione di euro dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), e che ora si preparano ad inviare, entro il 19 ottobre, il dossier definitivo oggetto del prossimo step di valutazione.
Un titolo, quello di Capitale Italiana della Cultura, che negli ultimi anni ha subito gli effetti della pandemia: con Parma che è stata riconfermata anche per il 2021 perché impossibilitata a svolgere il programma nel 2020 e poi Brescia e Bergamo che, con un emendamento del Decreto Rilancio, hanno bypassato l'iter di selezione e sono state nominate per il 2023 come simbolo della ripartenza del paese post-covid. Ma oggi, a pochi mesi dalla nomina di Procida a Capitale Italiana della Cultura 2022, è già tempo di pensare a quale città accoglierà il titolo nel 2024.

Cos'è una Capitale della Cultura Italiana?

Il titolo di Capitale Italiana della Cultura nasce sulla scia dell'entusiasmo dell'omonima iniziativa continentale, a seguito della nomina di Matera a Capitale Europa nel 2014. Dell'iniziativa europea questa infatti ne ricalca i principi e gli obiettivi: “sostenere, incoraggiare e valorizzare la capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l'integrazione, la creatività, l'innovazione, lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo”, come si legge nel bando ministeriale. E, alla stregua del programma europeo, anche quello italiano negli anni ha cambiato approccio passando dal voler evidenziare la ricchezza culturale delle città candidate alle possibilità di sviluppo offerte dalla nomina. Così anno dopo anno l'iter di candidatura si è aperto a tipologie di territori sempre più diversi, accogliendo proposte progettuali che continuano a spingere in avanti gli standard di qualità. Ma che fine fanno le città finaliste, quelle 10 tra cui la commissione di valutazione sceglie la fortunata che riceverà la nomina e le risorse (di solito 1 milione di euro)? Dove va a finire tutto lo sforzo progettuale dei dossier e dei faticosissimi caroselli di eventi, manifestazione e dichiarazioni che vedono impegnate le città prima della scelta finale? Per comprendere cosa resta nel dossier di candidatura nella programmazione culturale delle città finaliste, abbiamo intervistato gli amministratori, gli assessori alla cultura e i direttori di progetto di alcune delle 10 candidate all'edizione 2022 dell'iniziativa.

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Ancona, la Cultura tra l'altro

Una candidatura che indaga il rapporto con l'altro per il capoluogo di regione affacciato su uno dei porti principali d'Italia e che, già in fase di scrittura , aveva dichiarato come il dossier sarebbe stato utilizzato negli anni a venire per il raggiungimento degli obiettivi dell'attuale amministrazione, che ambisce a reinserire Ancona nel panorama culturale italiano. Come sottolinea l'Assessore alla Cultura Paolo Marasca: “portare avanti i progetti indicati nel dossier è il nodo centrale della nostra programmazione politica, che nei prossimi mesi si andranno ad incrociare con interventi già programmati. Il 2022 è stato per Ancona il punto di non ritorno perché ha dimostrato che anche in questa città si può produrre cultura contemporanea; l'obiettivo ora è continuare a lavorare in sincronia con le realtà cittadine come abbiamo fatto nei mesi di scrittura del progetto. Al Comune spettano chiaramente gli interventi infrastrutturali, primi fra tutti l'ampliamento della Pinacoteca Podesti e poi gli interventi già previsti alla Mole Vanvitelliana , ma con la collettività stiamo proseguendo il lavoro di costruzione di contenuti e di progettazione. Questo significa anche che il Comune si impegnerà ad inserire nei diversi bandi il più possibile il tema della cultura come motore di trasformazione sociale e a sostenere con incentivi le nuove associazioni o imprese giovanili che man mano vediamo costituirsi”. Un nuovo fermento, insomma, a cui la candidatura ha dato una cassa di risonanza, e che oggi si esprime nella fitta partecipazioni dei giovani creativi della città alle sue iniziative culturali come l'operazione di arte pubblica che il giovane artista lombardo Edoardo Tresoldi sta portando avanti.

L'Aquila, la Cultura lascia il segno

Anche a L'Aquila l'entusiasmo non sembra essersi perso, anzi con la certezza dei fondi per la ricostruzione si continua a lavorare per concentrare gli sforzi su alcune progettualità presentate nel dossier e lanciare un programma pluriennale che faccia della città un laboratorio di innovazione culturale per le aree interne. Come ci rivela Pier Luigi Sacco, coordinatore della squadra di progettazione: “l'amministrazione ha una forte determinazione a continuare questo processo perché per la città questo progetto è una necessità imprescindibile per ricominciare a vivere e lo si può fare raccordando quanto abbiamo immaginato con i fondi della ricostruzione, ma soprattutto con i fondi del Recovery che vede nelle sue linee guida strategiche una spiccata attenzione per i piccolissimi centri e borghi, in un'idea di territorio esteso. Nel corso della candidatura, siamo stati criticati perché abbiamo immaginato pochi grandi eventi, ma chi lavora nei piccoli centri sa che la loro orografia non permette di avere un calendario di eventi fitto in quanto spostarsi da un centro all'altro è spesso complesso. Per questo, ora come allora, siamo intenzionati a lavorare su interventi strutturali permanenti e a lungo termine che aggreghino le più importanti istituzioni locali, come il MuNDA Museo Nazionale d'Abruzzo o il neonato Maxxi L'Aquila, e le associazioni già esistenti con nuove forme progettuali le cui linee guida sono già state individuate nel dossier di candidatura e che saranno presentate in un programma pluriennale quest'autunno”.

Taranto e Grecia salentina, la Cultura cambia il clima

Per Taranto, invece, il 2022 si configura come un gioco di squadra che la città sta portando avanti insieme all'altra candidata e finalista, Bari 2022, sotto il patrocinio della Regione Puglia. Subito dopo la proclamazione, le tre entità hanno infatti attivato un nuovo tipo di interlocuzione dalla quale si è deciso che entrambi i dossier sarebbero stati portati avanti in maniera sinergica e contemporaneamente in entrambe le città, operando però a monte con una cernita dei progetti. Come ci ha spiegato l'assessore allo sviluppo economico e al turismo Fabrizio Manzulli, che insieme a Fabiano Marti (Assessore alla Cultura) e Ubaldo Occhinegro (Assessore all'Urbanistica), ha redatto il dossier di candidatura: “La Regione ha accolto le sue finaliste in una programmazione unica che nel 2022 coordinerà e patrocinerà all'unisono con le città di Bari e Taranto. Tra i primissimi progetti dei dossier che sono stati attivati c'è TRUST (Taranto Regeneration Urban Street) un progetto di street art che nel 2022 si animerà con artisti internazionali. Per TRUST la Regione ha stanziato 100.000 euro e, come in questo caso, si prevede che continuerà a finanziare quei progetti ritenuti prioritari sulla base delle proposte e ai piani economici che Taranto e Bari, insieme alle realtà locali, presenteranno. Sicuramente tra le proposte che faremo e che ci stanno a cuore c'è la realizzazione del Festival del Mare realizzato con la Jonian Dolphin Conservetion (JDC), un intervento destinato a mettere in campo le tecnologie più innovative per la riscoperta dell'identità marina e dei suoi mammiferi. Un altro evento che ci stiamo impegnando a portare avanti, e per cui il 17 settembre abbiamo presentato al Ministero l’accordo di programma che sancisce l’avvio formale del progetto, è la “Biennale del Mediterraneo” che nella sua edizione pilota “Archipelago Taranto” si svolgerà in spazi come l’Arsenale militare, la Città Vecchia e nei luoghi di riferimento del Mar Piccolo. Di certo, uno degli aspetti più interessanti che abbiamo avuto la possibilità di apprezzare in seguito alla candidatura, è quello di un tessuto cittadino che oggi crede nella cultura come strumento d'impresa, e questo posso dirlo con certezza dalle centinaia di richieste di contributo e di proposte che ci arrivano in Comune; solo quest'estate abbiamo patrocinato 16 festival”.

Trapani, Capitale delle Culture Euromediterranee

Anche per Trapani la candidatura a Capitale della Cultura è stato l'inizio di un percorso e il fatto di essere arrivati in finale ha rappresentato in qualche modo anche lo stimolo a proseguire. Così come la candidatura si era spinta al di fuori dei confini politici per abbracciare un territorio più esteso e che per storia, geografie e valori si riconosce nella cosiddetta Sicilia Occidentale, anche i lavori post nomina continuano all'insegna della collaborazione. Infatti i 24 comuni che per la candidatura avevano stretto un patto informale oggi lavorano assieme sotto il brand del distretto turistico e di marketing territoriale West Side Sicily. Ma non è solo questo, come ci dice l'Assessore alla Cultura di Trapani Rosalia d'Alì, “Molti sono i progetti che abbiamo ripreso dal dossier, a partire da Madre Mediterraneo, il Festival delle identità femminili alle iniziative di riscoperta delle personalità di spicco della città dalla pittrice Carla Accardi allo sceneggiatore Nicola. Poi ci sono i progetti che stiamo avviando con la Biblioteca Fardelliana e l'Ente Luglio Musicale Trapanese con cui stiamo costruendo un calendario per portare la cultura fuori dia suoi spazi deputati. In altre parole, i 360.000 euro che avevamo preventivato a bilancio in fase di candidatura saranno comunque spesi per attività di carattere culturale. Ma più di tutto stiamo lavorando affinché il dibattito si mantenga vivo; quando abbiamo saputo che eravamo arrivati in finale abbiamo chiesto alla comunità di raccontare attraverso dei video il proprio territorio. Ed è come se improvvisamente avessimo fatto conoscere al mondo questa fetta di Sicilia. Ora stiamo custodendo questo ritorno mediatico come un bene prezioso consapevoli che dobbiamo tenere viva l'attenzione. Per questo stiamo già lavorando sulla programmazione estiva 2022 con l'intenzione di costruirne una per tutto il territorio che metta insieme gli spettacoli e le attività di tutti e 24 i comuni che hanno aderito in fase di presentazione del dossier”.

Volterra, rigenerazione Umana

Altra grande scommessa dell'ultimo procedimento di selezione è Volterra, che insieme a Procida ha riacceso i i riflettori sulla cosiddetta Italia minore. Un dossier incentrato sulla partecipazione e che già nella fase di candidatura aveva chiamato a raccolta progettisti da tutta Italia in una call pubblica. Come spiega Dario Danti, Assessore alla Cultura del Comune di Volterra: “Per una città piccola come Volterra pensare di candidarsi e scrivere il progetto è già di per sé un percorso di crescita ma, soprattutto, di esposizione. Proprio grazie all'incredibile attenzione mediatica che abbiamo ricevuto intorno al periodo delle consultazioni, tra gennaio e luglio abbiamo registrato +44% dei visitatori, nonostante la principale istituzione culturale della città, il Museo Etrusco Guarnacci, fosse ancora chiusa per lavori. Credo che se il comune avesse investito la stessa cifra che abbiamo speso per tutto l'iter, circa 120.000 euro, in una campagna di marketing sono certo che non avremmo avuto gli stessi risultati, soprattutto perché il pubblico che è arrivato era attento ed interessato, molto più propenso a spendere per attività di carattere culturale. Il processo di scrittura è stato un momento di capacity building per la città e per i suoi operatori che oggi possono provare a realizzare quelle proposte. Tra i progetti inseriti nel dossier che si stanno già concretizzando c'è la mostra alla Pinacoteca Civica su Rosso Fiorentino, finanziata dalla Fondazione Friends of Florence, ma anche l'accordo fatto con l'USL per l'ex manicomio cittadino o la mappatura dei luoghi abbandonati per ridare vita alla memoria storica di Volterra con la costruzione di percorsi che potrebbero diventare turistici e dare una prospettiva ai proprietari immobiliari. Altra opportunità è la relazione che si è instaurata con la Regione Toscana, che ha finanziato la candidatura per 30.000 euro e che, in seguito alla non nomina, ha deciso di continuare ad investire su Volterra come bigliettino da visita turistico della Regione, mettendo a budget circa 1.600.000 euro per il rifacimento del museo Guarnacci e 2.000.000 euro per la ristrutturazione dell'anfiteatro romano. La verità è che, se fatto bene, il dossier diventa un programma d'azione preciso e serio che deve essere solo messo a terra”.

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