Chelsea in vendita, Abramovich rinuncerà a 1,5 miliardi di sterline di crediti verso il club
Il patron del club londinese annuncia anche che gli utili dell’operazione saranno devoluti alle vittime della guerra in Ucraina
di Marco Bellinazzo
I punti chiave
5' di lettura
Il Chelsea è in vendita. Ma il prezzo e soprattutto le condizioni economiche del club non lo rendono affatto una preda semplice da conquistare. A meno che la pressione politica inglese non costringa effettivamente Roman Abramovich a dismetterlo, rinunciando a qualsiasi guadagno, come emerge dalla dichiarazione d’intenti diffusa nella serata del 2 marzo. Una sorta di “esproprio” per ragioni belliche, la cui legittimità nonostante tutto sarebbe difficile da giustificare sul piano giuridico, ma che forse potrebbe tenere al riparo l’attuale proprietaraio dei Blues da guai peggiori. D’altro canto, il Chelsea, acquistato nel 2003 dal magnate arricchitosi come tanti oligarchi sodali di Vladimir Putin sulle spoglie dell’industria sovietica dopo la dissoluzione dell’Urss, con la sua parabola vincente ha rappresentato in questi anni un simbolo della politica di soft power, e in molti casi di vero e proprio sportwashing, attraverso cui Mosca ha piegato lo sport alla necessità di ripulire l’immagine del nuovo regime neozarista in Occidente.
La pressione su Abramovich
Non a caso dallo scoppio delle ostilità in Ucraina il proprietario del Chelsea è stato oggetto delle invettive del mondo politico inglese affinchè ceda la sua creatura calcistica. Rilanciata con ingenti spese, anche grazie alle risorse che Abramovich ha ricavato, ad esempio, dalla cessione nel 2005 delle sue quote nell’azienda petrolifera Sibneft (rilevata nel ‘95 insieme al socio Boris Berezovskij alla Gazprom per 13 miliardi) e della Rusal, la più grande compagnia al mondo nella produzione di alluminio trasferita a Oleg Vladimirovič Deripaska, per altri due miliardi.
Non è bastato che Abramovich lo scorso sabato, 26 febbraio, abbia trasferito la gestione agli amministratori indipendenti della fondazione benefica dello stesso Chelsea. Nè soprattutto che fosse invitato al tavolo del primo negoziato tra russi e ucraini a Gomel, al confine della Bielorussia. Coinvolto proprio da Kiev sperando nel suo potere di persuasione, visto lo storico sodalizio con il presidente russo. Abramovich, temendo un inasprimento delle sanzioni, così starebbe cercando acquirenti per le sue proprietà immobiliari in Inghilterra e per il suo Chelsea, portato nell’ultimo anno a vincere la Champions League e il campionato del mondo per club. Il deputato laburista Chris Bryant, ancora mercoledì 2 marzo ha scritto al The Guardian, sottolineando come il governo britannico si stia muovendo troppo lentamente nell’imporre sanzioni a coloro che hanno presunti legami con Vladimir Putin in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. «Penso che Abramovich abbia il terrore di essere sanzionato, motivo per cui domani venderà la sua casa e venderà anche un altro appartamento. La mia ansia è che ci stiamo mettendo troppo tempo su queste cose».
L’oligarca: utili cessione alle vittime di guerra
Dal canto suo Abramovich, come detto, ha confermato che il club è in vendita, e ha dichiarato che «tutti gli utili» della cessione, al netto dei costi, «verranno interamente devoluti ad una fondazione di cui beneficeranno le vittime della guerra in Ucraina». Nel comunicato stampa in cui annuncia la decisione di voler cedere il club londinese, «seguendo un giusto processo» dal punto di vista temporale. Abramovich ha affermato che si è trattato di «una decisione incredibilmente difficile, ma l’ho presa nell’interesse della società».
I potenziali acquirenti
Il miliardario svizzero Hansjorg Wyss, fondatore della società di dispositivi medici Synthes Usa, ha confermato il proprio interessamento. L’imprenditore 86enne ha ammesso di pensare a rilevare il club di Stamford Bridge, anche se il prezzo richiesto sarebbe troppo alto.«Abramovich sta cercando di vendere tutte le sue ville in Inghilterra, vuole anche sbarazzarsi rapidamente del Chelsea - ha detto Wyss al quotidiano svizzero Blick -. Io e altre tre persone martedì abbiamo ricevuto un’offerta per l’acquisto del Chelsea da Abramovich. Abramovich al momento sta chiedendo troppo. Ad oggi, non conosciamo il prezzo di vendita esatto. Se dovessi acquisire il Chelsea, allora lo farei con un consorzio composto da 6-7 investitori».
La banca d’affari Raine Group che gestisce la vendita, con sede a New York, ha fatto sapere ai potenziali compratori di presentare delle offerte indicative già per la giornata di venerdì. Oltre al già citato Hansjorg Wyss, potrebbero entrare in corsa anche Todd Boehly, co-proprietario dei Los Angeles Dodgers della Major League Baseball e Javed Afridi, businessman pakistano, ceo di Haier Pakistan e proprietario di MG JW Automobile Pakistan e della franchigia di cricket Peshawar Zalmi inella Pakistan Super League.
Il prestito di Abramovich
A proposito del prezzo di vendita del club, i rumors parlano di una cifra che potrebbe superare i 3 miliardi di euro. Abramovich pagò il club 150 milioni. Nel frattempo ha investito per potenziare la squadra cifre enormi. In questi anni il Chelsea ha accumulato non a caso vittorie sul campo, ma anche bilanci in rosso per oltre 900 milioni di sterline. C’è poi una questione molto delicata che attiene alle modalità del sostegno finanziario, che generalmente non è avvenuto sottoforma di iniezione di capitale, bensì sotto forma di prestito-soci. Una somma che era pari a 224 milioni di sterline nel 2004, dieci anni dopo ha superato il miliardo di sterline e nel 2021 è salita a 1,5 miliardi di sterline. Il valore dela società dunque sconta anche questa situazione debitoria che in qualche modo ha costituito fin qui la vera garanzia anti-esproprio per il magnate russo. Nella sua dichiarazione Abramovich sembra però eliminare questo ostacolo. «I will not be asking for any loans to be repaid», si legge sul sito del club. Dunque, il magnate russo non chiederà la restituzione di queste somme.
Gli altri club “putiniani”
Abramovic non è stato il solo oligarca putiniano a investire nel calcio. Nel 2007 un altro componente del suo cerchio magico, forse il più ricco, Ališer Usmanov (il cui patrimonio personale secondo Forbes nel 2021 ammonta a 23 miliardi di dollari) ha rilevato un pacchetto di minoranza dell'Arsenal. Usmanov, tra le altre cose, azionista di maggioranza di Metalloinvest, di MegaFon, operatore di telefonia mobile, e Mail.Ru, la più grande società internet del mondo russofono, ha avviato da quel momento una lotta con la famiglia Kroenke azionista di maggioranza tentando più volte la scalata ai Gunners. Ma l'irremovibilità degli americani lo ha spinto a uscire di scena nel 2018. Per “consolarsi” Usmanov, noto anche come lo “Zar di tutte le lame”, governando dal 2008 sulla Federazione internazionale della scherma (carica da cui si autosospeso dopo il bando del Cio), con il gruppo USM holding è tra i principali sponsor dell'Everton di proprietà del suo socio Farhad Moshiri. L’Everton proprio nelle scorse ore ha deciso di sospendere con effetto immediato le sue partnership commerciali con le compagnie russe USM e le sue controllate Megafon e Yota (azienda di telefonia mobile a banda larga e produttrice di smartphone).
Un altro businessman che ha fatto fortuna tra gli alti e bassi del potere putiniano, Dmitry Rybolovlev nel 2011 ha preso casa nel Principato di Monaco, portando il club ai vertici della Ligue 1. Il magnate russo compare nel “Putin Accountability Act” (l’elenco delle persone che hanno legami con il presidente russo) stilato dal Congresso americano, ma non è uno dei 400 russi e bielorussi identificati dall’Ue come sostenitori dello stesso Putin. Come riporta Le Parisien, Rybolovlev ha sempre affermato di non essere vicino a Putin e di aver fatto fortuna prima che quest’ultimo salisse al potere. Sempre nel 2011 l’imprenditore del settore petrolchimico Maxim Demin è entrato entra nel Bournemouth, di cui oggi dopo vari passaggi societari possiede il 100% delle quote. Fra il 2012 e il 2014 invece Anton Zingarevich ha avuto il controllo del Reading in Inghilterra. Figlio di Boris, importante uomo d'affari di San Pietroburgo, co-proprietario del gruppo Ilim ed ex partner commerciale dell’ex presidente russo Dmitry Medvedev, Anton Zingarevich nel 2021 ha rilevato il Bote Plovdiv, la più antica squadra di calcio della Bulgaria. Altra proprietà che può essere considerata contigua all'oligarchia russa è quella del politico e imprenditore di origini greche Ivan Savvidis, strettamente legato a Vladimir Putin, e presidente del Paok Salonicco dal 2012.
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