Chi è Francesco Rocca, un passato nel Fronte della Gioventù
A lui il compito non facile di trovare un equilibrio tra lo strapotere di FdI e il ruolo di Lega a Forza Italia. Entro il 31 marzo il nuovo bilancio
di Andrea Marini
4' di lettura
Per Francesco Rocca, nuovo governatore del Lazio, le difficoltà inizieranno ora. Il suo successo clamoroso (oltre il 50%, superiore anche alla somma dei candidati del centrosinistra-terzo polo, e del M5S), in base ai sondaggi pubblicabili prima del voto, non è comunque stato mai messo in discussione. Ma adesso, fin dal varo della nuova giunta, avrà il compito non facile di mantenere gli equilibri all’interno della propria maggioranza, con il ruolo ingombrante di Fratelli d’Italia che punterà ad accaparrarsi gli assessorati di peso (in primis sanità e rifiuti) e che rischia di lasciare solo le briciole a Lega e Fi, lontanissimi dai risultati di FdI.
L’agenda
Anche perché le urgenze per il Lazio non mancano. Entro il 31 marzo andrà approvato il nuovo bilancio 2023, visto che l’amministrazione uscente di centrosinistra, in prossimità del voto, si è limitata ad approvare a fine 2022 l’esercizio provvisorio. E già qui forse la nuova giunta darà indicazione su come vorrà gestire le risorse della nuova programmazione europea (3,4 miliardi, raddoppiati rispetto al settennato precedente) per evitare che questi fondi restino solo sulla carta e diventino l’ennesima occasione mancata di sviluppo. C’è poi la questione della sanità: con l’uscita dal commissariamento, non è più il buco nero degli anni passati. Ma ora Rocca dovrà verificare se ci saranno le condizioni per ridurre la maggiorazione Irap, la tassa che pagano le imprese, seconda solo a quella della Campania.
Il tecnico d’area
Rocca è stato scelto come candidato dalla premier Giorgia Meloni, non solo per il suo passato nel Fronte della Gioventù, ma anche per le sue competenze nella sanità: nel 2003, quando alla guida della Regione Lazio c’era il centrodestra con Francesco Storace, è stato prima commissario dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma e poi direttore generale. È stato anche componente del consiglio d’indirizzo dell’Istituto Nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani dal 2007 al 2010. Infine, è stato eletto nel 2013 per la prima volta presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, incarico che ha lasciato alla vigilia della sua candidatura alla presidenza della Regione Lazio.
Gli equilibri nella coalizione
Dopo le politiche del 25 settembre scorso, era scontato che a scegliere il candidato governatore del centrodestra fosse Fratelli d’Italia. Ma sono molti i motivi che hanno spinto Meloni a preferire l’ex presidente della Croce Rossa rispetto a figure più politiche di FdI, come il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (che da almeno dieci anni entra nella rosa dei candidati alla Regione per il centrodestra) e Nicola Procaccini, europarlamentare ed ex sindaco di Terracina. In primis, la previsione, poi rivelatasi esatta, che il candidato del centrosinistra, l’assessore uscente alla Sanità Alessio D’Amato, avrebbe incentrato proprio sulla sanità la sua campagna elettorale. Quindi serviva una persona del ramo in grado di tenere testa a D’Amato. In secondo luogo, Meloni voleva dare a Lega e Fi l’impressione di non voler stravincere, evitando lo scarso impegno degli alleati (se non il vero e proprio fuoco amico) durante la campagna elettorale.
La campagna elettorale
Ed in effetti, la campagna elettorale di Rocca è andata avanti con qualche oscillazione, ma senza sbandamenti. Scarso impatto ha avuto la sua vecchia condanna a tre anni per spaccio di droga («Sono trascorsi 38 anni, all’epoca ne avevo solo 19 ed ero pieno di problemi e fragilità», ha detto). Come pure sono state subito precisate le sue parole sull’area di Tor Vergata, destinata dal dossier (già chiuso) per la candidatura di Roma ad ospitare Expo 2030: prima aveva parlato della necessità di trovare «aree migliori», poi il chiarimento («Mai detto di essere contrario a Tor Vergata»). Stesso iter per le sue parole sul termovalorizzatore di Roma: «Il termovalorizzatore da solo non è la risposta», aveva detto, per precisare poi nel giro di qualche ora («Non ho proferito alcun “no” alla termocombustione»). Tema delicato, quest’ultimo: Lega e Fi sono a favore del termovalorizzatore, mentre FdI è contraria (anche se non farà certo barricate stile M5S contro il progetto).
Il sistema di voto
C’è poi stato il sistema di voto a turno unico ad evitare a Rocca il rischio di uno scenario simile a quello toccato a un altro candidato tecnico recentemente indicato da Fdi: Enrico Michetti alle comunali del 2021 a Roma era in vantaggio su Roberto Gualtieri (Pd) al primo turno; poi al secondo turno c’è stato il sorpasso grazie alla convergenza sul candidato Pd dei voti dei 5 stelle. Senza contare che comunque Rocca ha preso più voti di Alessio D’Amato (candidato di Pd e Terzo polo) e Donatella Bianchi (m5S) messi insieme. Ma è a un altro precedente “candidato tecnico” del centrodestra che forse Rocca dovrà guardare con timore: Renata Polverini, allora segretaria uscente dell’Ugl, portò il centrodestra alla vittoria delle regionali del 2010, ma l’esperienza fu costellata da continue tensioni con i partiti della maggioranza, fino alle sue dimissioni anticipate nel 2013 a seguito della vicenda che interessò il Consiglio regionale e l’utilizzo dei fondi ai gruppi regionali.
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