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Chi è Gianni Mion, il mago della finanza sempre al fianco dei Benetton

Entrato in azienda nel 1986 è uscito definitivamente nel novembre 2020. Braccio destro di Gilberto è stato l’uomo chiave delle privatizzazioni

di Laura Galvagni

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3' di lettura

Ai vertici del gruppo per oltre un quarto di secolo. Gianni Mion, classe 1943 e originario di Vo' è colui che negli anni ha rivestito un ruolo centrale nella crescita industriale e finanziaria dell'intera galassia Benetton. Ha fatto il suo ingresso in azienda nel 1986. E lì è arrivato perché portato da Gilberto Benetton che l'aveva conosciuto nella società statale Gepi, la Società per le Gestioni e Partecipazioni Industriali.

L'esperienza pubblica, dal 1974 al 1983, è stata una palestra chiave per formare il profilo manageriale di Mion che in quegli anni ha potuto maturare una conoscenza profonda sullo spaccato delle partecipazioni statali. Competenze poi sfruttate in occasione della corsa alle privatizzazioni che non a caso, sul piano economico, hanno regalato tante soddisfazioni alla dinastia di Ponzano Veneto.

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Il legame con Gamberale

Sempre in quelle stanze ha creato quella connessione con Vito Gamberale (in Gepi tra il 1977 e il 1984) in seguito rispolverata sul dossier Autostrade quando Treviso, unico offerente, nel 2000 si aggiudicò, assieme a Unicredit e Fondazione Crt, il controllo del primo concessionario del paese. Operazione che è lo specchio dell'approccio utilizzato negli anni dalla galassia: tanta finanza. E in proposito la mente sicuramente più abile, perché lucidissima e velocissima, è stata quella di Mion, da subito braccio destro di Gilberto, da alcuni addirittura indicato come «l'uomo che inventò l'architettura finanziaria», capace negli anni di tessere quel filo invisibile che ha legato numeri, fatti e personaggi che hanno caratterizzato la crescita di Ponzano Veneto.

L’Opa Autostrade

Non a caso è stato Mion stesso a mettere in piedi l'Opa Autostrade del 2003 che con il ricorso alla leva finanziaria portò la famiglia Benetton al controllo assoluto (fino all'80%) del concessionario. Mion, cominciò a lavorarci in tutta segretezza con l'aiuto di Carlo Bertazzo e con Sandro Saccardi, entrambi manager di lungo corso in Edizione. Nei fatti, Schema28, veicolo utilizzato assieme a Newco28, per completare l'operazione, spesò l'intero investimento sul gruppo infrastrutturale, circa 2,5 miliardi di euro, in appena nove anni grazie a dividendi e cessioni di tranche Autostrade sul mercato.

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Il progetto con Abertis

E ci fu sempre Mion dietro il progetto di fusione con Abertis, nel 2006, poi bloccato dall'allora ministro dei Trasporti, Antonio Di Pietro. A chiamarlo per proporre la maxi aggregazione fu direttamente il presidente della Caixa, Isidrò Fanè, socio forte del concessionario iberico, a testimonianza del ruolo chiave giocato dal manager nella galassia di Ponzano Veneto. L'accordo definitivo si trovò in un lunedì di Pasquetta, era il 17 aprile del 2006, all'Hotel Monaco di Venezia, seduti attorno a un tavolo tutti i principali protagonisti dell'operazione, fronte spagnolo e fronte italiano, tra cui lo stesso Mion, Gilberto Benetton e ovviamente Florentino Perez, altro azionista di peso di Abertis, nonché presidente del Real Madrid. E in quell'occasione lo stesso Perez confidò proprio a Mion di voler portare al Santiago Bernabeu Antonio Cassano e Francesco Totti.

Il ritorno

Dieci anni dopo per Mion venne il momento dell'uscita dal gruppo ma solo per un paio d'anni, siamo tra il 2016 e il 2017. Perché la dinastia, morto Gilberto Benetton e travolta dalla tragedia del Ponte Morandi, lo richiamò al vertice per volere quasi unanime. Lo storico manager di famiglia, prima come “consigliere” ombra e poi, da giugno del 2019 e fino a novembre 2020, come presidente della finanziaria (poi passata sotto la regia di Enrico Laghi), riprese in mano le redini per tentare di fare da collante tra le diverse anime della famiglia, tutte provate dagli eventi recenti. Tanto più se si considera che la seconda generazione, che fino all'autunno del 2018 ha sempre avuto un ruolo marginale negli affari di casa, si è ritrovata all'improvviso proiettata su una scena mai calcata e forse nel momento più difficile che i Benetton abbiano mai dovuto fronteggiare. Dunque, a Mion e ai figli dei fondatori, tutti in quel momento schierati alla pari nel board di Edizione, è toccato il compito di “uscire dalle secche”. Ultima missione che il manager ha portato a termine, salvo poi, il 30 novembre 2020, lasciarsi alle spalle tutto, o quasi.

Mentre la holding dei Benetton, con Alessandro e Laghi al timone, ha imboccato un nuovo percorso fatto di una serie di svolte: prima fuori da Aspi e poi il rilancio dell’ex Atlantia, oggi Mundys, sulla scena internazionale.


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