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Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, nuovo presidente della Biennale di Venezia - Video

Nel 2015 la sua candidatura alla presidenza della Regione Sicilia fu bocciata da Meloni per la conversione all’Islam

di Riccardo Ferrazza

Biennale, Cicutto: doveroso dare spazio a voci dal Sud del mondo

3' di lettura

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (video) ha designato il nuovo presidente della Biennale di Venezia: è il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco che sostituirà Roberto Cicutto alla scadenza naturale del mandato quadriennale (il 2 marzo 2024) alla guida della storica (fondata nel 1895) e prestigiose istituzione culturale (è tra le più note al mondo). La proposta di nomina di Buttafuoco prevede il parere consultivo delle commissioni Cultura di Camera e Senato, che poi informeranno il decreto di nomina ministeriale.

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Intellettuale di destra

Nato a Catania da una famiglia originaria di Agira (Enna), 60 anni compiuti lo scorso 2 settembre, laureato in filosofia all’università catanese, primo lavoro da libraio, Buttafuoco ha cominciato la sua carriera giornalistica al Secolo d’Italia, il quotidiano prima del Movimento sociale, poi di An (partiti di cui è stato membro). Intellettuale dichiaratamente di destra che ha sempre coltivato una posizione da pensatore fuori dal coro, critico della società del pensiero unico. È nipote di Antonino Buttafuoco, deputato Msi per una legislatura e poi parlamentare europeo.

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È amico di Giorgia Meloni : «È la ex babysitter che ce l’ha fatta, alla faccia di tutte le signorine della Roma bene - disse all’indomani della vittoria elettorale del centrodestra alle politiche del 2022 -. Giorgia trionfa non perché di destra o perché è capo di una comunità politica, ma perché è diventata terminale di un’aspettativa collettiva».

Buttafuoco è stato inviato Panorama, firma storica de Il Foglio, collaboratore di Repubblica, Corriere della sera, Sole 24 Ore e Fatto quotidiano. Scrive per Libero. È stato direttore della rivista L’Italia settimanale che presentò come «un eccitatoio, un terminale delle effervescenze odierne, non un posto in cui l’Io possa ragliare, ma un luogo di approfondimenti e confronto tra creatività e intelligenze diverse, eretiche e iconoclaste, che attraversano la destra come la sinistra».

È autore di sette romanzi ed è stato finalista al premio Campiello nel 2006 con “Le uova del Drago”. Il suo ultimio libro è “Beato lui - Panegirico dell’arcitaliano Silvio Berlusconi ” (Longanesi). «L’esistenza di Berlusconi - ha osservato Buttafuoco che aveva il suo ufficio a Palazzo Grazioli, la storica residenza del Cavaliere - ha attraversato tanti mondi, tanto da trasformarsi da persona a personaggio. La sua storia non conosce la parola fine».

Nel curriculum di Buttafuoco anche il ruolo di presidente del Teatro Stabile di Catania (dal 2007 al 2010, prese il posto di Pippo Baudo) e quello del Teatro Stabile d’Abruzzo (ancora in carica). Nel 2003 entrò nel Consiglio di amministrazione di Istituto Luce. Per Cinecittà ha ideato e realizzato il film “I picciotti del Profeta”, un documentario sulla presenza dell’Islam in Sicilia.

La conversione all’islam

Buttafuoco si è convertito all’Islam sciita con il nome Giafar al-Siqilli. «Se solo l’Europa, il Mediterraneo e l’Italia conoscessero a fondo la loro storia non potrebbero che amare l’Islam. E se la civiltà islamica conoscesse a fondo se stessa non potrebbe che essere cosciente di un amore che comincia da lontano» disse nel 2017 partecipando alla Fiera Internazionale del Libro di Teheran.

La candidatura alla presidenza della Sicilia

Nel 2015 il nome di Buttafuoco era circolato come candidato per le regionali in Sicilia. «Lo stimo moltissimo come persona e come intellettuale e giornalista, è una delle teste più lucide che ci sono in Italia» disse di lui Matteo Salvini, per niente in imbarazzo nel sostenere un candidato musulmano. «Fossero tutti come Buttafuoco i musulmani non avremmo più problemi nel mondo - disse -. Lui è una delle persone più miti e gentili che io abbia mai conosciuto».

Lo stop arrivò invece proprio da Giorgia Meloni: «Non credo sia una buona idea candidare una personalità che ha deciso di convertirsi all’Islam. Ognuno è libero di professare la religione che vuole, ma credo che in questi anni l’Italia e l’Europa debbano rivendicare le proprie origini greche, romane e cristiane davanti a chi vorrebbe spazzarle via. Non vorremmo dare un segnale di resa ai fanatici che rimpiangono il passato dominio arabo e musulmano sulla Sicilia».

Fdi: infranto un altro tetto di cristallo

Fratelli d’Italia, partito della premier Meloni, accoglie la nomina con entusiamo: «È stato infranto un altro tetto di cristallo» dice Raffaele Speranzon, vicecapogruppo vicario dei senatori di Fratelli d’Italia. «Spesso - prosegue Speranzon - la Fondazione La Biennale è stata considerata dalla sinistra un feudo in cui collocare amici e accoliti. Buttafuoco, finalmente, afferma un cambio di passo che il governo Meloni vuole imprimere in ogni sede culturale e sociale della nazione: solo personalità scelte per lo spessore, la competenza e l’autorevolezza».

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