ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa guerra in Ucraina

Chi è il blogger nazionalista Tatarsky e perché è stato ucciso

Tatarsky, 40 anni, era tra coloro che hanno chiesto pubblicamente che la Russia proseguisse la guerra in modo ancora più aggressivo

4' di lettura

Tatarsky – vero nome Maxim Fomin - era tra i membri più noti di un influente gruppo di blogger militari impegnati a fornire commenti sulla guerra della Russia in Ucraina. È stato ucciso in un cafè di San Pietroburgo domenica 2 aprile con una statuetta recapitatagli come dono che poi è esplosa. Nell’esplosione sono rimaste ferite 32 persone di cui 10 sono in gravi condizioni. Tatarsky era uno di quei blogger che sebbene feroci nei confronti dell’establishment della difesa, era pure da sempre tra gli entusiasti sostenitori della guerra e ha sempre evitato critiche dirette al presidente Vladimir Putin. Tatarsky, 40 anni, era tra coloro che hanno chiesto pubblicamente che la Russia proseguisse la guerra in modo ancora più aggressivo. Quando il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha visitato Kherson dopo che la Russia si è ritirata dalla città lo scorso novembre, Tatarsky ha chiesto di sapere perché Mosca non aveva colto l’occasione per assassinarlo con un drone.

Nato nel Donbass, il cuore industriale dell’Ucraina, Tatarsky ha lavorato come minatore di carbone prima di avviare un’attività di mobili. Quando ha avuto difficoltà finanziarie, ha rapinato una banca ed è stato condannato al carcere. È fuggito dalla custodia dopo che la ribellione separatista sostenuta dalla Russia ha travolto il Donbass nel 2014, settimane dopo l’annessione da parte di Mosca della penisola ucraina di Crimea. Poi si è unito ai ribelli separatisti e ha combattuto in prima linea prima di dedicarsi al blog.

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La commissione nazionale antiterrorismo accusa l’intelligence ucraina di essere dietro l’omicidio di Tatarsky in combutta con l’organizzazione del leader dell’opposizione Navalny, attualmente in prigione. Organizzazione chiamata in causa da molti commenti degli utenti filorussi su Telegram . «E’ una piattaforma terroristica già pronta con una vasta rete di cellule dormienti e complici e attivisti. La domanda è: quando potremo iniziare a eliminarne il maggior numero possibile senza arresti?», si chiede “Troika”, che vanta 217mila iscritti. Anche il canale Rybar, con più di un milione di follower accusa la Fondazione anti corruzione di Navalny, oltre che la Soros, “punte dell’iceberg” che agiscono «su comando dei servizi occidentali e dei nazisti di Kiev». Quinta colonna, prosegue, che agisce di concerto con la sesta che si maschera ancora da putinisti e lealisti e patrioti. Viene quindi invocata «una pulizia sistematica degli organi dello Stato e della società, non solo della quinta colonna, ma anche della sesta. Dobbiamo sconfiggere il liberalismo, almeno in Russia».

Le accuse ai servizi ucraini sono state ripetute in conferenza stampa dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. «Il regime di Kiev sostiene il terrorismo» ed «è molto probabilmente dietro l’assassinio di Fomin». «Questo è il regime che è stato dietro le uccisioni di persone per molti anni dal 2014», ha aggiunto Peskov, «ecco perché è in corso un’operazione militare speciale».

Le autorità ucraine non hanno risposto direttamente alle accuse ma il presidente Zelensky ha detto di non occuparsi dei fatti che accadono in Russia mentre un alto funzionario ucraino ritiene che l’esplosione della bomba faccia parte di contrasti interni alla Russia.

I servizi di sicurezza russi hanno fermato Darya Trepova, la donna accusata di avere compiuto l’attentato di ieri in un caffè di San Pietroburgo. L’arresto era stato prima annunciato, poi smentito infine confermato.

La donna fermata avrebbe confessato: avrebbe portato al bar una scatola con un busto di Tatarsky, in cui era montato un ordigno esplosivo. Secondo altri media Daria Trepova era stata precedentemente arrestata il 24 febbraio durante una manifestazione contro la guerra. La ragazza ha detto della statuetta in un video pubblicato dall’ufficio stampa del ministero degli Esteri russo, come riporta l’agenzia Tass. «Ho fatto entrare di nascosto una statua, che è esplosa», dice Trepova. Inoltre, quando le è stato chiesto per cosa fosse stata trattenuta, Trepova ha risposto: «Trattenuta, direi, per essere stata sulla scena dell’omicidio di Vladlen Tatarsky».Nel video che gira su Telegram negli account della galassia Z, la Trepova risponde alla domanda su chi le ha dato la statua da consegnare a Fomin, chiedendo se può dirlo più tardi. Il marito della Trepova Dmitry Rylov, che non è in Russia, ha detto in una intervista che la donna è stata incastrata. «Daria ha detto di essere stata incastrata, e io sono completamente d’accordo: nessuno se lo aspettava. Per quanto ne so, era necessario consegnare questa statuetta, in cui c’era qualcosa... Ne abbiamo parlato almeno due volte. Dasha, in linea di principio, non è il tipo di persona che potrebbe uccidere qualcuno», ha aggiunto Rylov.

Il capo dei mercenari del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, ritiene che ci sia un gruppo di estremisti, e non il governo di Kiev, dietro l’assassinio del blogger. È una posizione sorprendente per chi la esprime che si salda con altre letture. Come ad esempio: l’assassinio di Tatarsky, in un bar di proprietà di Prigozhin, potrebbe rivelare ulteriori fratture all’interno del Cremlino e della sua cerchia ristretta. Lo scrive nel suo ultimo report il think tank statunitense Isw (Institute for the study of the war). Gli analisti dell’Isw definiscono “strana” la dichiarazione di Prigozhin il quale ha detto che non avrebbe “incolpato il regime di Kiev” per la morte di Fomin e di Daria Dugina (assassinata in agosto) indicando come responsabile un gruppo di radicali russi che non sono legati al governo ucraino.



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