in prima linea da un anno

Chi è Walter Ricciardi, il «professor lockdown»

Da capo della task force Ue contro il cancro a consigliere di Speranza, sempre a favore delle chiusure come unica arma per contenere la pandemia

Chi è Walter Ricciardi

3' di lettura

«Tutte le varianti del virus SarsCov2 sono temibili - ha detto il 14 febbraio 2021 Walter Ricciardi, consigliere del ministro della salute Roberto Speranza - e ci preoccupano. In particolare quella inglese risulterebbe essere anche lievemente più letale e sta facendo oltre mille morti al giorno in Gran Bretagna».

Il 4 febbraio 2020, un anno fa, quando ancora pochissimi avevano capito la portata del flagello che stava per abbattersi sul mondo intero, Walter Ricciardi, già commissario e poi presidente dell'Istituto Superiore di Sanità dal 2015 al 2018, rappresentante dell'Italia nell'Executive Board dell'Oms fino al 2020 e alla guida della World Federation of Public Health Associations, aveva intuito delle cose sulla imminente pandemia da nuovo coronavirus. Non tutto, non conosceva un dettaglio cruciale, probabilmente come molti ingannato dalle poche e fuorvianti informazioni che arrivavano dalla Cina.

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Aveva capito che l’epidemia cinese era una minaccia per il mondo, che era necessario mettere in quarantena tutti anche i bambini se provenienti da aree a rischio, che il blocco dei voli dalla Cina non avrebbe impedito l’arrivo in Italia di passeggeri infetti grazie a un semplice scalo. Il professor Ricciardi, ordinario di Igiene alla Cattolica e direttore del Dipartimento Scienze della Salute al Gemelli nonché laurea honoris causa in “Dottore della scienza” conferita dalla Thomas Jefferson University di Philadelphia, ha seguito il nuovo coronavirus dall’inizio.

Un anno fa, tuttavia, Ricciardi sosteneva che benché da prendere sul serio come tutti i virus respiratori il nuovo coronavirus fosse meno letale della pandemia influenzale. Non gli si può fare una colpa di quell’affermazione perché i pochi dati a disposizione degli scienziati in quel momento venivano dalla Cina - Paese ancora reticente un anno dopo lo scoppio della pandemia più grave del secolo, accusa l’Oms che il 13 febbraio ha concluso un’indagine sul primo immenso focolaio a Wuhan senza avere tutte le informazioni richieste perché le autorità cinesi si sono rifiutate di fornire «dati grezzi» sui primi casi accertati.

Qualche mese prima lo scoppio della pandemia, nell’autunno 2019, Ricciardi veniva nominato presidente del “Mission Board for Cancer” istituito dalla Commissione Europea nel quadro di Horizon Europe, alla guida di un gruppo di 15 esperti con il compito di valutare e approvare i finanziamenti per progetti di ricerca in ambito oncologico.

Il nuovo coronavirus ha cambiato la traiettoria della carriera di Ricciardi, non più solo un professore conosciuto nel suo ambiente e dagli addetti ai lavori, ma il simbolo della lotta alla pandemia e in particolare il volto delle chiusure, il consigliere del ministro della Salute, Speranza che mai si è lasciato prendere da facili entusiasmi e davanti a una situazione in evidente peggioramento ha sempre indicato la stessa strada: chiudere, chiudere, chiudere. Lockdown, restrizioni, nessuno spiraglio per non dare al virus la possibilità di replicarsi.

Il professor Ricciardi può avere commesso degli errori ma nel bilancio del tragico anno 2020, guardando a morti e contagi e ospedali al limite, si può tranquillamente dire che dal punto di vista prettamente sanitario le sue esternazioni, spesso più allarmistiche di quelle del governo che lo ha scelto, avevano e hanno una base di verità. Per le sue dichiarazioni pro lockdown, Ricciardi è diventato il bersaglio di politici e personalità, vedi Salvini e Sgarbi oggi che, pur ammutoliti per brevi periodi dal crescente numero di morti (90mila in poco meno di un anno in Italia), hanno sempre mal sopportato l’unico approccio, efficace quanto doloroso, per contenere la pandemia: il lockdown.

E all’inizio dell’autunno 2020, le richieste di chiusura di Ricciardi avevano messo d’accordo anche i due «nemici» lombardi, il sindaco di Milano Sala e il presidente della Regione, Fontana: entrambi contrari a chiudere Milano a fine ottobre come richiesto da Ricciardi che temeva la seconda ondata. Cosa che poi è puntualmente arrivata assieme a un altro opposto tipo di polemiche, il ritardo con cui la città e poi la regione venivano dichiarate zona rossa. (An. Man.)

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