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Chi era don Diana, il prete anticamorra: oggi Mattarella a Casal di Principe sulle sue orme

Dalla tomba in cui è sepolto alla chiesa in cui fu ucciso poco prima di celebrare messa alla scuola, che il sacerdote riteneva fondamentale per i ragazzi

(Ansa)

3' di lettura

A Casal di Principe, un tempo roccaforte dei Casalesi, lo aspettano tutti. Il sindaco che ha trasformato il volto della città, i familiari delle vittime, i ragazzi, stufi di continuare a sentire il nome della loro terra associato alla camorra e che ringraziano il presidente della Repubblica perchè la sua visita di domani è un «incoraggiamento a proseguire nel cammino di riscatto, in cui ormai da anni ci siamo inoltrati». Sergio Mattarella va a Casal di Principe per rendere omaggio alla figura di don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dal clan dei Casalesi 29 anni fa, sui luoghi simbolo della memoria legata al prete: dalla tomba in cui è sepolto alla chiesa in cui fu ucciso poco prima di celebrare messa, alla scuola, che don Diana riteneva fondamentale per togliere i ragazzi dalla strada e allontanarli dalla criminalità organizzata.

I momenti della visita

Nel primo giorno di primavera in cui si commemorano tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata, la visita di Mattarella sarà serrata (inizierà intorno alle 10.30 per concludersi dopo le 13) ma «densa di un significato profondo. C’è enorme orgoglio perché sappiamo il prezzo che Casal di Principe ha pagato in passato e il sacrificio fatto per provare a cambiare le cose, ed oggi la situazione è molto diversa, la camorra non comanda più», dice emozionato Renato Natale, sindaco di Casal di Principe la cui parabola si intreccia con quella di Don Diana.

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Don Peppe Diana, 19 marzo 1994

Don Peppe Diana venne ucciso lì il 19 marzo del 1994 perché «colpevole» di dire apertamente no alla camorra invitando il popolo a rialzare la testa in un periodo in cui le cosche dettavano legge sul territorio casertano. Natale era sindaco, ma sgradito al clan che allora decideva primi cittadini, consiglieri e assessori; così fu mandato a casa dalla sua stessa maggioranza e la camorra gli fece trovare il letame davanti casa. È poi tornato a guidare il Comune nel 2014, protagonista della rinascita civile di Casal di Principe, ed oggi è al secondo mandato.

Vittime innocenti

Oggi sarà però anche il giorno delle vittime innocenti della camorra. I familiari di don Diana, insieme al testimone oculare del delitto Augusto Di Meo, incontreranno Mattarella alla tomba di don Peppe, in quella che sarà la prima tappa della visita (ore 10.30), e in cui si confronteranno due drammatiche esperienze come quella di don Diana e dello stesso Capo dello Stato, che ha perso il fratello Piersanti nel 1980 per mano di Cosa Nostra.

Iole, la nipote del prete

Tra i familiari di don Diana c’è anche Iole, nipote del prete, tra i fondatori del gruppo scout Casal di Principe I, creato qualche mese fa sulla orme di don Peppe - che era scout - e che ieri ha celebrato la promessa dei capi. «Pur essendo nata nel 1995 - racconta Iole - zio Peppe ha segnato profondamente con il suo coraggio la vita mia, della mia famiglia e di Casal di Principe, e credo e spero anche un po’ dell’intera Italia, visto il riconoscimento più alto al sacrificio da lui sopportato con l’arrivo del Capo dello Stato Sergio Mattarella».

Con gli studenti del “Carli”

Dal cimitero, Mattarella si sposterà (ore 10.50) nel vicino Istituto Tecnico Guido Carli per l’unico evento pubblico della visita; qui incontrerà gli studenti del Carli e degli istituti comprensivi di Casale “Spirito Santo” e “Don Diana”. Questi ultimi hanno scritto una lettera a Mattarella, dandogli del «tu» e ringraziandolo «come facciamo con i nostri nonni, ai quali siamo legati da sentimenti d’amore e di infinita gratitudine». Al Carli ci saranno Renato Natale con consiglieri e assessori, il presidente della Regione Vincenzo De Luca, quello della Provincia di Caserta Giorgio Magliocca, il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo e il prefetto Giuseppe Castaldo, i familiari di cinque vittime innocenti della camorra, in particolare i congiunti delle tre insignite con la medaglia d’oro al valor civile, ovvero Domenico Noviello, Federico Del Prete e Salvatore Nuvoletta, e quelli di Antonio Petito e Antonio Di Bona.

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