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Chi ha perso e chi ha vinto le elezioni nel Pd

Bisogna dare atto che il voto di maggio ha indirettamente rafforzato proprio colui che era stato sconfitto nella corsa alla segreteria: Stefano Bonaccini

di Giancarlo Mazzuca

(ANSA)

2' di lettura

Neppure Giovannino Guareschi, quando nel 1948 favorì dal carcere di Parma la sconfitta del Pci di Togliatti con la famosa frase («Nel segreto della cabina elettorale, Dio ti vede, Stalin no»), così come neanche Indro Montanelli, che nel 1977 fece il bis invitando gli elettori a turarsi il naso e a votare la Democrazia Cristiana, avrebbero potuto favorire una sconfitta altrettanto sonante per Elly Schlein e per il suo Partito democratico alle elezioni amministrative che si sono recentemente tenute in diverse città d'Italia. Una sconfitta piuttosto sonora e molti giornali hanno messo in croce la segretaria del Pd sconfitto anche in certe regioni storicamente “rosse” come la Toscana.

Se, solo qualche mese fa, diversi addetti ai lavori avevano messo a confronto le due “first ladies”, Giorgia Meloni e la stessa Schlein, cercando di evidenziare le tante differenze tra loro, ma anche alcune analogie, dopo gli ultimi risultati elettorali sembra quasi che quel duello non ci sia mai stato. In questi giorni, è invece andata una specie di requisitoria nei confronti di quella che una volta veniva chiamata “la segreteria delle Botteghe Oscure” e diversi addetti ai lavori hanno cercato di rispondere alla domanda su cosa fare per rafforzare la sinistra. Ma, tra tante lacrime di coccodrillo, bisogna dare atto che il voto di maggio ha indirettamente rafforzato proprio colui che era stato inopinatamente sconfitto nella corsa alla segreteria e che oggi è, comunque, presidente del partito: Stefano Bonaccini. Ho visto il “numero uno” della Regione emiliana subito dopo il passo falso elettorale: sarà stato perché aveva appena incontrato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, in visita alle zone alluvionate della Romagna, ma mi è sembrato in forma, nonostante tutto.

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Eppure, negli ultimi tempi, Bonaccini ha incassato alcune sconfitte. Due, in particolare: oltre ad aver perso il duello con la Schlein, che era la sua “vice” in Regione, è stato criticato dopo l'alluvione, che lui ora chiama “terremoto”, perché diverse amministrazioni locali non avrebbero fatto molto, negli ultimi anni, per cercare di combattere il dissesto idrogeologico di queste zone, Ma oggi, dopo il passo falso della Schlein, il presidente regionale non si è indebolito, anzi. E, nonostante i “no” che ha già incassato dal governo, resterebbe ancora in corsa per assumere il ruolo di commissario post-alluvione in Emilia-Romagna. Non è un caso che, negli ultimi giorni, ci ha ricordato che, tuttora, è anche commissario per la ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012. Oggi Bonaccini, all'indomani dell'ultimo verdetto delle urne, sembra dunque tornato maggiormente in gioco all'interno del suo partito. Sarà così? Se lo fosse davvero, sarebbe proprio il caso di discettare sugli strani scherzi del destino.

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