Chi salverà la Nazionale? La «Giovane Italia» di Gnonto che gioca e parla bene
Il sorprendente pari tra gli azzurri e la Germania in Nations League. E poi i dubbi di De Ligt sulla Juve, l’immortale Nadal e l’addio Piqué-Shakira
di Dario Ceccarelli
4' di lettura
Capirci qualcosa, sulla nazionale, non è facile. Dopo la batosta con l’Argentina, avevamo già scritto tutti il necrologio del nostro calcio. Un calcio bollito, senza cuore, esauritosi come una batteria esausta dopo l’incredibile trionfo di Wembley. Anche Mancini, diciamola tutta, aveva il suo superbonus di credibilità in scadenza. Poi in tre giorni è avvenuto il miracolo dell’Italia dei giovani che, a Bologna, ha sfiorato la vittoria con la Germania in Nations League. Vittoria non riuscita solo per un peccato d’ingenuità di un gruppo, con ben sei esordienti, poco esperto nel gestire il vantaggio. Comunque una prova coraggiosa e reattiva che sa davvero di ripartenza, naturalmente da rivedere già dalla prossima sfida a Cesena con l’Ungheria.
La voglia di spaccare il mondo di Gnoto
Mancini, dopo le sberle con l’Argentina, aveva detto che avrebbe cambiato «venti giocatori su venti». Sembrava una battuta, rabbiosa, di un tecnico che non sa più che pesci pigliare. Invece è stata l’unica decisione giusta di questi infausti ultimi mesi. Puntare sui giovani, sulla loro voglia di giocare e di provarci. Con uno sopra tutti: quel Wilfried Gnonto che a 18 anni è entrato in campo con una gran voglia di spaccare il mondo e soprattutto di spaccare la difesa tedesca. C’è perfettamente riuscito facendosi notare nel dopo partita anche per il suo perfetto italiano.
Quando poi ha detto ai giornalisti che ha studiato al Liceo classico e la sua materia preferita è il latino, sono rimasti tutti a bocca aperta come se questo fosse il secondo miracolo della giornata. Troppi due miracoli. Nato a Verbania, figlio di un operaio e di una cameriera ivoriani, qualcuno forse ha pensato che Gnonto dovesse esprimersi con i verbi all’infinito come i vecchi maggiordomi di Via col vento. Invece questo ragazzo, che ha giocato più di trenta partite nelle nazionali giovani e tra poco andrà all’Europeo Under 19, è svelto sia di piedi che di pensiero. Meno svelti i dirigenti dell’Inter che l’hanno lasciato andare allo Zurigo. Probabilmente Gnonto costava troppo poco per una grande società di serie A. Meglio fare altri debiti ricomprando Lukaku.
I dubbi di De Ligt e la doppietta di Ronaldo
Quando la nave affonda i topi scappano, dice il proverbio. Ne sa qualcosa la Juventus cui fischiano le orecchie per i dubbi espressi dal difensore olandese De Litgt sul rinnovo del suo contratto con i bianconeri. «Vedremo, io guardo sempre a ciò che è meglio per me in termini di progetto sportivo. Due quarti posti di fila non sono sufficienti. Dovremo fare dei passi avanti… così è deludente», ha precisato il difensore olandese, una delle poche certezze dell’ultima stagione della Juve. Chissà Allegri. L’autunno scorso, mettendo in dubbio il suo ruolo da titolare, Max aveva detto che De Ligt era «ancora giovane e aveva molto da imparare». Il ragazzo ha imparato. E infatti vuole fare le valigie. A proposito di cessioni: Cristiano Rolando, giocando contro la Svizzera, ha realizzato due delle quattro reti con cui il Portogallo ha travolto gli elvetici. Ogni riferimento alla Juventus è puramente casuale...
Nadal, una vita da record
E poi c’è il tennis. Rafael Nadal, dopo aver battuto il norvegese Ruud, conquistando il 22esimo slam della carriera e il 14esimo titolo a Parigi, ha dato un taglio a tutte le indiscrezioni che circolavano sul suo addio al tennis. «Essere qui a 36 anni mi dà energia, voglio continuare a combattere», ha detto il fuoriclasse rassicurando suoi fan. Bravo Rafa che, nonostante i suoi perenni guai al piede sinistro, prosegue una carriera davvero eccezionale, come ha dimostrato aggiudicandosi anche questo torneo. Ma quello che colpisce, in un mondo dove tutti si credono fenomeni e la competitività non sempre va d’accordo con l’educazione, è il suo comportamento in campo e fuori dal campo. Mai un gesto, mai una parola fuori posto. Il bravo ragazzo - ma non fesso - che tutti vorremmo avere come figlio o fratello. Quando Nadal ha detto a Zverev in stampelle che avrebbe preferito di gran lunga proseguire la partita, tutti gli abbiamo creduto. Parole sincere, non zucchero ipocrita per compiacere l’avversario. E gli abbiamo creduto perchè Rafa è Rafa: una certezza in tempi di fragile incertezza. Uno che non molla, come la Regina Elisabetta, anche lei poco propensa agli addii. La regina però i preferisce l’erba di Wimbledon.
Addio tra Shakira e Piqué
Tornando al calcio e a tutto ciò che gli gira intorno, perdiamo un’altra certezza con l’addio tra la cantante Shakira e il difensore catalano Gerard Piqué. La crisi nella coppia più glamour del calcio è scoppiata per una hostess bionda di 22 anni che avrebbe folgorato il cuore di Piquè, detto anche «Re del Mambo» per motivi facilmente intuibili.
Finisce così tra lacrime e accuse al veleno una storia, nata nel 2010 ai mondiali in Sudafrica (ricordate Waka Waka?), che ha dato lavoro a una moltitudine di fotografi catalani. Con tanto di proteste contro la polizia di Barcellona che, negli inseguimenti alla coppia, avrebbe permesso al Re del Mambo di fare infrazioni mostruose che a loro, poveri paparazzi, erano naturalmente vietate. Quest’anno Piqué ha chiuso la stagione infortunato e senza titoli. Presto, se continuerà così, sarà anche senza paparazzi al seguito.
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