Chiamate al 118, in Lombardia oltre il 30% per motivi respiratori e infettivi. Picco il 16 marzo
Le uscite delle ambulanze per patologie connesse al Covid-19 sono passate da 300 a più di 1.500 al giorno. A Bergamo il picco si è registrato una settimana prima di Milano. Richieste di intervento in calo nei primi di aprile
di Michela Finizio
2' di lettura
Oltre 50mila richieste di intervento pervenute al 118 in Lombardia dal 1 febbraio al 5 aprile per motivi respiratori o infettivi. A dirlo sono i dati dell’Agenzia regionale emergenza urgenza (Areu) che gestisce il call center del 112, 118 e del numero verde regionale istituito ad hoc per l’epidemia Covid-19.
Interventi su chiamata quintuplicati
In queste settimane di silenzio, senza traffico, il suono delle sirene delle ambulanze si fa sentire in città e l’ansia sale. Tanto da spingere alcuni sindaci a chiederle di spegnerle, per non gettare nel panico la popolazione. Secondo i dati di Areu, in alcuni giorni le telefonate al 118 sono quasi raddoppiate rispetto alla media del periodo e, più nel dettaglio, durante i giorni più tragici le uscite delle ambulanze per motivi respiratori o infettivi sono quasi quintuplicate. Il maggior numero di telefonate per queste patologie connesse al coronavirus proviene dall’area di Bergamo-Brescia-Sondrio, dove sono stati chiesti ben 17.730 interventi delle ambulanze. A seguire c’è l’area metropolitana di Milano con Monza e Brianza, con quasi 15.400 richieste, poi Cremona-Lodi-Mantova-Pavia con 9.800 e, infine, Varese-Lecco-Como con 6.687.
Il “termometro” delle ambulanze uscite per motivi respiratori
I primi di febbraio, quando ancora in Italia non era scoppiata l’epidemia, si registravano in media circa 300 chiamate al giorno al 118 legate alle patologie respiratorie o infettive, circa il 9-10% di tutte le richieste di intervento. Durante il picco, su base regionale intorno al 16 marzo, si è arrivati anche a 1.530 interventi, pari al 29-32% del totale. Negli ultimi giorni il calo è evidente, le richieste sono dimezzate rispetto ai giorni di maggiore criticità, attestandosi intorno alle 600-700 al giorno. Un dato che fa ben sperare ma che va visto nel tempo: potrebbe aver inciso la minore “ospedalizzazione” dell’epidemia grazie al potenziamento dei protocolli di assistenza domiciliare, limitata però ai casi meno gravi.
Le differenze territoriali
Guardando la curva delle telefonate al 118 per patologie connesse al Covid-19, suddivisa per le quattro macro-aree coperte dalle sale operative lombarde, emergono differenze territoriali legate all’avanzamento dell’epidemia. Nell’area di Bergamo-Brescia-Sondrio l’impennata inizia già alla fine della prima settimana di marzo (picco il 13 marzo). Nell’area metropolitana di Milano con Monza e Brianza inclusa, invece, a fine marzo le richieste di intervento continuano a crescere e il 25 marzo scorso gli interventi del 118 per motivi respiratori o infettivi sono 525 in un solo giorno. Nell’area di Pavia, Cremona, Lodi e Mantova il maggior numero di chiamate alle sale operative per Covid-19 si registra il 19 marzo, nonostante la prima “zona rossa” nella macro-area risalga a settimane prima, ma qui a pesare probabilmente sono i dati delle più densamente abitate Pavia e Mantova. Infine, tra Varese-Como-Lecco la curva delle telefonate ha invertito la rotta il 18 marzo.
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