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Chimhaeres, nasce un nuovo polo europeo per l’alta gamma

La joint venture tra la società Chimera Abu Dhabi e la Haeres Capital (proprietaria di Borsalino) controlla il 100% dello storico marchio di moda Vionnet, una quota delle auto Zagato e la maggioranza dei collant Fogal

di Giulia Crivelli

Lisa Fonssagrives in Vionnet, foto del 1931 di Georges Hoyningen-Heune

2' di lettura

Nomen omen? Speriamo di no: la neonata joint venture tra la società Chimera Abu Dhabi e la Haeres Capital è stata battezzata Chimhaeres, un nome che a chi ha memorie di greco e latino potrebbe suonare come «sogno di non facile realizzazione». Intenzioni e ambizioni dei fondatori, Philippe Camperio dell’italiana Haeres e la società di investimento emiratina, sono in realtà molto concrete: creare un polo di alta gamma. Camperio porta in dote Borsalino, il marchio di cappelli nato nel 1857 ad Alessandria – dove è stato appena inaugurato il museo aziendale – e del quale Haeres Capital era azionista di maggioranza.

Philippe Camperio

Borsalino si aggiunge ad altri tre marchi dai quali Chimhaeres – di cui Camperio sarà ceo – partirà. La società, che ha sedi a Milano e Ginevra, ha già completato l’acquisizione di una quota di maggioranza di Zagato, carrozziere e designer italiano di automobili, fondato nel 1919; ha poi acquisito il 100% di Vionnet, maison francese di alta moda fondata nel 1912, e ha firmato un accordo per l’acquisizione di una quota di maggioranza di Fogal, marchio svizzero di collant nato nel 1921. «La partnership investirà in asset europei unici con un approccio proattivo alla gestione e alla proprietà, con strategie a lungo termine per ogni società in portafoglio», ha spiegato Camperio.

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Tutti i settori dell’alta gamma, dalla moda alla nautica, hanno mostrato notevole resilienza nelle recenti crisi globali: il contesto è quindi favorevole, ma i rilanci di marchi storici non sono mai semplici, come dimostra proprio Vionnet, che era stato acquisito nel 2009 da Matteo Marzotto e Gianni Castiglioni (co-fondatore di Marni), per poi passare, nel 2012, all’imprenditrice kazaka Goga Ashkenazi, che a sua volta non riuscì nell’impresa.

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