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Chimica: dalle scarpe ai teli serra, il made in Italy guida le innovazioni nel mondo

Per la multinazionale tedesca l’anno scorso si è chiuso con 2,672 miliardi di ricavi, in crescita del 16,8%. Italia centrale, in 10 anni investiti 300 milioni di euro. L’ad Lorenzo Bottinelli: «Migliori risultati di sempre ma il 2023 sarà un anno sfidante»

di Cristina Casadei

(AFP)

3' di lettura

Se si guarda agli ultimi 5 anni della storia di Basf in Italia, si vede una continua crescita del giro d'affari e 150 milioni di euro di investimenti, di cui 53 nel solo 2022, distribuiti tra la nuova linea produttiva nel sito di Pontecchio Marconi (Bologna) e 3 acquisizioni strategiche, tra cui Horta, una start up specializzata in soluzioni digitali per l’agricoltura. Guardando ai prossimi 5 anni, l’amministratore delegato per l’Italia, Lorenzo Bottinelli, spiega di non avere ragioni per immaginare un cambio di rotta e prevede «un ritmo intorno ai 30 milioni di euro di investimenti all’anno, sia per il miglioramento degli impianti, in linea con quanto sta avvenendo a livello globale e con l’obiettivo Net Zero emission, sia per nuove acquisizioni». Questo significa che in un decennio gli investimenti arriveranno a 300 milioni di euro.

La crescita dell’Italia

Per la multinazionale chimica tedesca che ha 112mila addetti e ha chiuso il 2022 con ricavi da record a oltre 87 miliardi di euro - in crescita dell’11% sul 2021, con un Ebit di 6,9 miliardi - «l’Italia resta un paese strategico, tant’è che nella pianificazione degli investimenti non sono previsti ritardi e nemmeno operazioni straordinarie sul personale, al di là del continuo efficientamento», dice il manager. «La strategicità dell’Italia si deve anche alla grande vivacità dei nostri clienti e del made in Italy che è sempre di grande stimolo tant’è che molte delle innovazioni poi sviluppare e vendute in tutto il mondo partono proprio dall’Italia e alcuni dei nostri siti sono strategici a livello globale».

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L’innovazione made in Italy

Il sito di Villanova d’Asti ha una rilevanza Emea e i maggiori esperti di Basf nei materiali per il settore della calzatura si trovano proprio a Villanova, dove conta molto anche la vicinanza al settore calzaturiero. Pontecchio Marconi è invece un sito globale di riferimento per la filiera agroalimentare, per la quale Basf sta sviluppando numerose molecole. In particolare proprio qui è nata una molecola che aumenta la stabilità dei teli serra e ne allunga la durata. Una soluzione sostenibile, sposata innanzitutto proprio dagli agricoltori italiani.

Le previsioni del 2023

Nel nostro paese, la multinazionale chimica tedesca ha 1.400 addetti e 6 stabilimenti produttivi. Il 2022, pur essendosi chiuso con risultati record anche in Italia, è stato però un anno da montagne russe. L’Italia è arrivata a 2,672 miliardi di euro, in crescita del +16,8%, «il nostro record di sempre – continua Bottinelli -, ma le tendenze delle due metà dell’anno sono state diametralmente opposte. Nei primi sei mesi abbiamo raggiunto numeri che non avevamo mai visto a livello di fatturato e profittabilità. Poi però nella seconda parte dell’anno c’è stata una frenata». Diverse le ragioni. Innanzitutto «stiamo scontando i grandi effetti dell’impatto energetico - afferma Bottinelli -. Poi nella seconda metà dell’anno abbiamo assistito al ritorno alla forte competizione da parte di altre Region, come l’Asia e gli Stati Uniti. Infine sono cambiate le abitudini dei consumatori. Pur essendoci previsioni di Pil positive per l’Italia, il Gdp è spinto dai servizi più che dai beni durevoli che avevano avuto migliori aspettative durante la pandemia. Questo ha un effetto sull’industria chimica visto che i suoi prodotti sono presenti nel 95% dei beni».

Le strategie globali

A livello globale, a inizio anno Basf ha annunciato 2.600 tagli che «sui 112mila collaboratori a livello globale rappresentano un numero importante ma che non modifica la struttura del gruppo. La sfida è recuperare la competitività in Europa e, in maniera particolare, in Germania - spiega Bottinelli -. Il focus del piano di ristrutturazione è l’Europa e, in gran parte, la Germania, dove a Ludwigshafen c’è il sito chimico più grande del mondo, una vera e propria cittadella grande quanto Manhattan». Il piano industriale globale 2023- 2027 prevede 30 miliardi di euro di investimenti. Di questi, un terzo, 10 miliardi, saranno investiti in Cina, nel nuovo sito produttivo integrato nel Guangdong. L’altra parte sarà investita per la revisione di business esistenti, nell’ottica di avere in Europa siti regionali e a impatto zero, per raggiungere l’obiettivo Net zero emission entro il 2045, in anticipo di 5 anni sul 2050. Il 2023, però, sarà un anno molto sfidante. «Da un lato abbiamo un po’ di sollievo perché non c’è più da digerire l’effetto devastante dei costi energetici che hanno caratterizzato l’estate 2022 - afferma Bottinelli -: i costi energetici anche se non fuori controllo sono ancora alti e questo fattore si unisce alla situazione degli ordini che non è ai livelli dell’anno scorso, soprattutto in comparti molto importanti per noi come l’edilizia, dove la fine dell’effetto del superbonus ha contribuito a un rallentamento di fatturato e volumi a doppia cifra, a livello italiano».

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