Chiusa l’inchiesta su Beppe Grillo e il gruppo Moby, l’accusa è di traffico illecito di influenze
Nelle carte degli inquirenti le pressioni sugli ex ministri Di Maio,Toninelli e Patuanelli (non indagati) per avere aiuti a favore del gruppo marittimo in crisi finanziaria
di Sara Monaci
3' di lettura
La procura di Milano chiude l’inchiesta che vede indagati il leader storico del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Grillo, e Vincenzo Onorato, patron del gruppo Moby, entrambi accusati di traffico illecito di influenze.
Sullo sfondo, la legge di continuità territoriale marittima, che ha elargito per dieci anni 72 milioni all’anno al gruppo di Onorato, ma che dal 2019 non poteva più essere garantita in regime di monopolio. La direttiva europea del marzo 2019 ha imposto infatti che le tratte vengano assegnate con bando pubblico, in regime concorrenziale.
Nel 2021 sei gare sono state effettivamente aperte dal governo, e il gruppo Onorato ne ha vinta solo una, quella per il collegamento tra Genova e Porto Torres. Dal 2021 la compagnia ha quindi perso quel cospicuo finanziamento, un grosso problema per un gruppo che già aveva un passivo di 200 milioni e 350 milioni di debiti (e che per questo si è ritrovato in concordato preventivo).
Secondo gli inquirenti, negli anni che precedono l’apertura del mercato, Onorato avrebbe pagato Grillo - e anche Casaleggio, per cui però è stata chiesta l’archiviazione dai pm - per avere consulente legate alla comunicazione e alla redazione dei articoli redazionali, ma che in realtà, secondo la tesi dei Pm guidati da Maurizio Romanelli e del nucleo tributario della Gdf, nascondevano attività di lobby. Avrebbe infatti spinto i membri del suo partito ad adoperarsi per aiutare Onorato. Solo loro però risultano indagati, perché per gli altri - su cui c’è massimo riserbo - la procura non ritiene di dover procedere, avendo chiesto l’archiviazione al Gip.
Il denaro di cui si parla adesso nell’avviso di conclusione delle indagini ammonta a 240mila euro (metà per il 2018 e metà per il 2019), promessi e parzialmente versati apparentemente come corrispettivo di «accordo di partnership» tra la Moby e Beppe Grillo.
Le pressioni su di Maio e Toninelli
Nel documento si parla anche dell’organizzazione elettorale per il Movimento 5 Stelle a Torre del Greco il 12 febbraio 2018, alla presenza di Grillo e di Luigi di Maio. Grillo scrive: «organizza a Castellammare veniamo io e Di Maio. Senza dire che ci sentiamo, ok? Onorato risponde: «ti porto la città in piazza». Onorato il 10 agosto 2019 scrive a Grillo «ora sarà batatglia per i voti del Sud. ti porto in piazza Torre del Greco, Portici, Escolano, la Calabria, tutti i marittimi quando vuoi tu».
Per gli inquirenti la mediazione è finalizzata «a conseguire un indebito vantaggio patrimoniale a prescindere da una valutazione dell’interesse pubblico e in violazione dei principi di autonomia e indipendenza e di specifiche norme di legge».
La mediazione prosegue secondo gli inquirenti cercando supporto nella figura di Danilo Toninelli, all’epoca ministro delle Infrastrutture e trasporti. A lui viene chiesto di attivarsi davanti alla Commissione europea per le navi traghetto. Grillo scrive a Onorato: «Ho convinto Toninelli a occuparsi della questione a Bruxelles». E gli inoltra la risposta del ministro, che dice: «Eccoci Beppe...ciò che mi chiedi è avviato e fermo in Commissione europea. Unico dubbio è di natura politica. Onorato è mio amico e finanziatore di Renzi e gestisce Tirrenia che sappiamo come abbia mal operato. Siamo sicuri di volerci muovere per lui per tirarci addosso Msc e Grimaldi?». Ma Grillo rassicura Onorato: «Io ho risposto di andare avanti a Bruxelles». Gli ex ministri non risultano indagati.
Le difficoltà finanziarie
Nell’estate 2019 Di Maio e Toninelli vengono sollecitati da Grillo perché la Moby si ritrova in difficoltà per la Compagnia italiana di navigazione Cin, controllata al 100% da Moby. Onorato lamenta che il ministero non paga più la convenzione. Grillo dice di aver «attivato Luigi e Toninelli». Toninelli spiega che «prima di Ferragosto la mia direzione paga. Il problema è che c’è pendenza di fronte Antitrust. Comunque dovrei aver risolto».
Tra settembre e novembre 2019 la Moby, momento in cui si trovava in difficoltà per l’impossibilità di rimborsare un bond da 300 milioni, chiede a Stefano Patuanelli, all’epoca ministro dello sviluppo economico (non indagato), un suo intervento per sbloccare la vendita di due navi della flotta, che secondo Onorato veniva impedita da Banca Unicredit. Di fronte alle richieste di Onorato chiede qualche giorno e suggerisce di parlare con Marcello Minenna (che non è coinvolto nell’inchiesta), al tempo funzionario di Consob, di cui fornisce il numero di telefono. La procura parla di un «contatto mediato con lui tramite Grillo».
La difesa
«Ancora una volta, non possiamo fare altro che ribadire che i rapporti tra Vincenzo Onorato e Beppe Grillo sono regolati da un’amicizia ultra-quarantennale e che tutto ciò che viene contestato trova riferimento in questo rapporto. Siamo in grado di dimostrare l’infondatezza di ogni ipotesi di accordo di natura illecita e lo faremo, nel rispetto di chi ha condotto le indagini, nelle giuste sedi». È affidata al legale, l’avvocato Pasquale Pantano, la reazione di Vincenzo Onorato.
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