Cibo per l’infanzia: snack e succhi contro la riduzione delle vendite
Consumi per 600 milioni annui con ricavi a +5% anche se sul settore pesa il calo demografico e scendono le quantità acquistate (-5%). Così le industrie differenziano la produzione
di Silvia Marzialetti
I punti chiave
3' di lettura
Cresce a valore il mercato del baby food in Italia, mentre diminuiscono i volumi. Oggi il comparto si attesta – secondo le proiezioni Iri-Gfk – sui 600 milioni di euro di consumi annui, con un calo del 5% sui volumi e un aumento del 5% sui valori. Ma se ci soffermiamo sui primi sei mesi, il trend è ancora più evidente: a fronte di un calo in valore stabile al 5%, i volumi sono diminuiti del 7 per cento.
Iva ridotta al 5% per il latte in polvere
La denatalità rimane il principale driver con cui si confronta il settore, oltre all’inflazione, oggetto – a inizio anno – di un intervento da parte della legge di Bilancio, che ha ridotto l’aliquota Iva al 5% per il latte in polvere (oltre che per altri prodotti dell’infanzia). «Questo intervento ha dato dei risultati, l’effetto inflazionistico è stato assorbito», dicono fonti Mimit. Ma alcune aziende – come già accaduto per altre categorie merceologiche – fanno notare come questi effetti siano stati annullati dai rincari che i prodotti subiscono sugli scaffali della Gdo. Dal ministero delle Imprese e del Made in Italy minimizzano: «La situazione adesso è lineare: le farmacie e le parafarmacie che hanno aderito al patto antiinflazione andranno a contenere anche i prezzi dei prodotti per l’infanzia, ma la decisione finale spetta alle singole aziende. Vediamo se ci saranno ulteriori ribassi: noi ce lo auguriamo».
Denatalità e crisi tagliano i consumi di baby food
Quel che è certo è che le recenti crisi hanno contribuito a ridisegnare i consumi. «Un livello sempre crescente di persone, il 58%, sta adottando cambiamenti nelle proprie abitudini – commenta Elisa Cavestro, head of portfolio & innovation First Food di Plasmon/Kraft Heinz –. Sappiamo che l’inflazione ha pesato e sta pesando sulle famiglie italiane, anche per questo motivo abbiamo deciso di incrementare i nostri investimenti promozionali e di commercializzare un’ampia gamma di formati, per offrire maggiori opportunità di acquistare i nostri prodotti a prezzi più convenienti».
Le sotto-categorie merceologiche reagiscono in modo differente: il latte artificiale, nel 2023, mostra un andamento molto diverso rispetto agli anni precedenti, con un +5% a valore e un -19% a volume, a causa della «controcifra anomala» della donazioni per l’Ucraina, che aveva caratterizzato il 2022. Le sottocategorie che costituiscono il mondo pappa (omogeneizzati, pastine, cereali) e biscotto hanno un andamento simile tra loro, crescendo a valore del 6% e decrescendo a volume del 7%, in parte a causa anche loro dell’effetto Ucraina manifestatosi nel 2022, ma soprattutto guidate dal tasso di natalità (2,2%) e dalle nuove abitudini di consumo influenzate dall’inflazione, come l’auto-svezzamento e il precoce passaggio al cibo degli adulti.
Snack, pouches e innovazione rivolta ai più piccoli
Per recuperare fette di mercato le aziende puntano sull’innovazione, con l’obiettivo di esplorare aree merceologiche complementari al core business e di fidelizzare i propri consumatori in fasce d’età più avanzate. È il caso ad esempio degli snack, segmento che, seppur ancora residuale in termini assoluti, è raddoppiato negli ultimi tre anni, mantenendo una performance positiva sia a valore che a volume (rispettivamente +21% e +1%), evidenziando un cambiamento nel carrello dei genitori e nelle abitudini di consumo della categoria, più incentrate sulla praticità e sul consumo fuori casa.
Nello stabilimento Plasmon di Latina – 200 milioni di omogeneizzati e 1,8 miliardi di biscotti prodotti l’anno – l’azienda ha deciso di puntare sulla tecnologia con un investimento di 20 milioni di euro. Nel progetto rientrano le merende che rappresentano il punto più alto della ricerca scientifica applicata alla nutrizione dei più piccoli e del loro sistema immunitario. «È la cosiddetta snackification –prosegue Cavestro – che è legata al cambiamento degli stili di vita e all’accompagnamento verso il cibo adulto. Con i bambini che trascorrono sempre più tempo fuori casa è diventato fondamentale poter offrire loro merende sane e nutrizionalmente bilanciate, come alternativa ai prodotti presenti sullo scaffale degli adulti, che non sempre sono adatti a loro».
Questo spiega anche il successo delle pouches 100% frutta (succhi o simili contenuti in “sacchetti succhiabili, ndr); degli snack senza sale e anche delle barrette snack con avena e frutta. Ingredienti Made in Italy e sostenibili si confermano tra i principali criteri di scelta della categoria (67%). Sempre in un’ottica nutrizionale e di sostenibilità si conferma il trend in crescita delle alternative vegetali alle proteine animali, confermato anche nella categoria omogeneizzati.
«Quella degli alimenti per l’infanzia – conclude Cavestro – è una categoria in cambiamento, che necessita di innovazione per il bene del mercato, ma che ha anche una connessione profonda con la sfera sociale del nostro Paese. Le aziende e il business continuano ad evolversi e a trovare nuovi modi per innovare e crescere.Ma a prescindere da questo, i dati ci fanno riflettere sul fatto che è il fenomeno sociale della denatalità a doverci preoccupare e sul quale bisogna intervenire per garantire un futuro al nostro Paese, con strumenti e iniziative adeguate».
loading...