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Cimice asiatica, danni per 600 milioni solo al Nord: pesche e pere le più colpite

Per le nettarine in Emilia Romagna persi 8.700 euro. Il 70% della produzione nazionale di pere è concentrato in Emilia Romagna

di Silvia Marzialetti

(Flowerphotos / AGF)

2' di lettura

Più di 588 milioni di euro: è la quantificazione economica dei danni prodotti dalla cimice asiatica sui frutteti del Nord Italia (l’area più colpita). Pere, pesche, nettarine, mele e kiwi verde: l’impatto dell’insetto killer arrivato dall’Asia sui frutteti è ad ampio raggio.

La stima dei danni è stata effettuata dal Centro servizi ortofrutticoli, sulla base di una serie di variabili tra cui consuntivi, stima di volumi prodotti e caduti a terra, calcolo del costo di produzione a ettaro e produzione lorda vendibile.

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Le pere sono il comparto più colpito, con un danno economico totale di 267.413.716 euro; seguite da mele (177.295.227 euro); pesche e nettarine (88.902.167 euro); kiwi verde (54.752.131 euro). Considerando fase produttiva e post-raccolta/indotto, la perdita di occupazione in giornate-uomo ha presentato il conto più salato nel comparto delle pesche e nettarine (con 486.450 euro), seguito dalle pere, con 337.600 euro.
La perdita di redditività (calcolata sottraendo al costo di produzione a ettaro la Produzione lorda vendibile a ettaro) ha segnato i valori più alti in Emilia Romagna nel comparto delle nettarine (persi 8.700 euro) e delle pere Abate Fetel (8.600 euro).

Con 18.900 ettari adibiti a pereti e 5mila aziende agricole, l'Emilia Romagna concentra nei suoi frutteti il 70% della produzione nazionale di pere. Produzione che ha fortemente risentito della cimice asiatica, registrando nel 2019 114mila tonnellate di prodotto in meno rispetto al preventivato.
Il Cso ha stimato in 98 milioni di euro il danno economico della perdita di produzione, prendendo a riferimento i prezzi alla produzione 2019 pubblicati dalle Camere di Commercio della regione e attribuendoli per varietà alla produzione di pere non raccolta o caduta a terra.

Sulle mele il gap di produzione nel Nord-Italia rispetto a quanto preventivato ammonta a 9mila tonnellate. Anche in questo caso la presenza della cimice asiatica ha determinato pesanti danni qualitativi sulla frutta, che nella maggior parte dei casi è caduta a terra o non è stata raccolta. Secondo le valutazioni fornite da Assomela il danno economico totale (tra perdita di produzione e post-raccolta e indotto) per il Trentino alto Adige - la principale area di coltivazione del melo -ammonta a 69 milioni di euro.

Secondo Coldiretti, la cimice asiatica ha devastato campi e frutteti di 48mila aziende in Italia, con un danno che supera i 740 milioni di euro a livello nazionale.

«Nelle zone colpite dal flagello – commenta l'associazione – è necessaria la dichiarazione dello stato di calamità e la delimitazione delle aree danneggiate con sostegni alle imprese agricole mediante moratoria sulle rate dei mutui, sospensione del pagamento degli oneri contributivi, indennizzi a fondo perduto per i danni subiti e le perdite di reddito e lo sviluppo di fondi di intervento mutualistici».

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