retail post lockdown

Cimmino (Yamamay): «Meno clienti, ma scontrini più alti. Sconti ora? Senza senso»

Il ceo della Pianoforte Holding, cui fanno capo i marchi Yamamay e Carpisa, racconta le prime impressioni dopo le riaperture dei negozi.

di Marta Casadei

2' di lettura

«Dopo il lockdown nella distribuzione sembra di aver fatto un salto indietro di 20-25 anni: i negozi nelle città di provincia, quelli “di vicinato”, stanno dando risultati positivi, mentre a soffrire sono i centri commerciali e i flagship store nei centri delle grandi città, dove mancano i turisti internazionali». Gianluigi Cimmino, ceo di Pianoforte Holding, cui fanno capo i marchi Yamamay e Carpisa (1.200 negozi in Italia, nel complesso), è andato di persona a visitare alcuni degli store che sono stati riaperti il 18 maggio scorso: «Sto andando dal Centro di Arese a Piazza Cordusio - dice -. Nei centri commerciali in queste prime giornate abbiamo registrato grande sofferenza, le persone probabilmente evitano ancora gli ambienti chiusi, ma le vendite negli store delle città di provincia riequilibrano l’andamento negativo Arese? Un centro grande, si riprenderà».

Scontrini più alti e niente saldi

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In termini generali, secondo Cimmino: «Nei primi giorni dopo la riapertura abbiamo registrato flussi di clientela più bassi, ma lo scontrino medio ha tenuto e il tasso di riconversione tra ingresso e acquisto è cresciuto rispetto al passato: chi entra vuole comprare». Proprio per questo motivo vendite speciali «mid-season» e sconti per la riapertura non avrebbero senso: «L’idea da portare avanti, per me, è quella di spostare i saldi estivi alla fine di luglio - spiega - che poi vorrebbe dire riallinearsi alle stagioni “climatiche”».

Sanificazioni e sicurezza
La riapertura ha coinciso con l’implementazione di una serie di importanti misure di adeguamento alle nuove norme di sicurezza e sanificazione che sono costate e costeranno «diversi milioni di euro»: «Abbiamo lavorato molto sul tema sicurezza fin da prima che ci fossero le indicazioni ufficiali - dice Cimmino - ed eravamo pronti anche alla sanificazione dei capi».

Affitti e personale: le voci di costo più pesanti

Tra i costi che, ad oggi, pesano di più sui conti delle aziende di moda che hanno catene di negozi ci sono quelli del personale («adoggi abbiamo riaperto con il 40% dello staff che puntiamo a reintegrare progressivamente») e quelli dell’affitto. Un tema scottante alla luce del fatto che il Dl Rilancio esclude dalla platea di beneficiari del credito d’imposta al 60 per cento le aziende con fatturato oltre i 5 milioni di euro. «Noi per ora non abbiamo riaperto circa 40 negozi di Yamamay e li riapriremo sol se ci saranno cambiamenti. Il tema degli affitti è importantissimo e il Dl Rilancio non ci tutela».

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