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Cina, il 20esimo Congresso trova la data: la strada di Xi è in discesa

Si terrà il 16 ottobre, giorno beneagurante per il core leader che punta a stravincere. Un mese prima del faccia a faccia con il presidente Usa Biden

di Rita Fatiguso

Hong Kong, Xi alla cerimonia per 25 anni del passaggio alla Cina

3' di lettura

Ora che la data c’è, la liturgia può ufficialmente iniziare. Il 20esimo Congresso del partito comunista cinese, al quale è appeso il futuro politico del presidente Xi Jinping, aprirà i battenti il 16 ottobre, tre giorni prima del 19 ottobre, data della precedente 19esima edizione, che nel 2017 fece saltare il tetto al doppio mandato presidenziale. La numerologia conta nelle cose cinesi, la sfida più grande dal 2012, anno della sua salita al potere, avviene sotto una buona stella, il numero 16, e l’ideogramma cinese 6 significa flusso/scorrere.

Lo standing Committee del 19esimo Congresso

Stella politica appannata

Andrà tutto bene, dunque, anche se finora questo 2022 per il core leader è stato un anno difficilissimo, tra guerra, contagi, siccità la sua stella si era appannata.

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Si vociferava che una decina tra le storiche famiglie del potere cinese fossero profondamente contrarie al terzo mandato per Xi Jinping, specie per la politica Zero Covid che ha trasformato la città di Shanghai (e non solo) in megalopoli abitate da zombie, azzoppato l’economia e indebolito il Paese alle prese con la siccità più grave degli ultimi settant’anni. Rumors ricorrenti avevano prospettato uno spostamento a fine novembre del Congresso, con un leader in deficit di carisma, alle prese con lo Stretto di Taiwan e lo schiaffo della visita di Nancy Pelosi, portavoce del Congresso americano a Taiwan, terra considerata cinese da Pechino.

Ma la diplomazia di Xi Jinping stava lavorando per un faccia a faccia con il presidente Usa Joe Biden e la conferma agli eventi autunnali in Asia del presidente cinese in assenza di altri segnali suonava come un segnale di debolezza, peraltro con la data del Congresso cinese ancora in alto mare.

Al G20 di Bali l’incontro sarà in persona

A Bali e Bangkok Xi ci sarà

Azzardo o rischio calcolato? La presenza di Xi è stata confermata negli appuntamenti autunnali di novembre in Asia, ai quali i leader di Cina e Usa parteciperanno, Xi Jinping sarà presente al Summit del G20 il 15 e 16 novembre a Bali, e poi il 18 e 19 novembre a Bangkok per l’Apec, se non sarà impegnato altrove. Di fatto sarebbe la prima visita di Xi da presidente in Thailandia. I giochi si sono chiusi, evidentemente, nel fortino di Zhongnanhai, un tempo i Giardini imperiali della Città proibita. Nonostante tutto: la strategia Zero-Covid, lo schiaffo dell’arrivo di Nacy Pelosi a Taiwan. La siccità e le turbolenze dei mercati finanziari globali.

La resistenza di Shanghai al Covid ha deciso il futuro politico del presidente. La salute prima dell’economia, la politica ancora prima. In nome della draconiana strategia Zero Covid Xi Jinping è stato costretto a dichiarare alla sua gente che la salute è il bene prioritario, viene prima dell’economia. Ma la storia, da Deng Xiaoping in poi, dimostra che la tenuta sociale del Paese è legata unicamente alla sua stabilità politica e poi economica.

A questo punto è chiaro che il target del 5,5% nel 2022 preconizzato dal Work Report del Governo a marzo è un obiettivo troppo lontano. Vicino, anzi vicinissimo, è il momento della verità, ovvero la nuova leadership cinese che uscirà dal l’assise del 6 ottobre.

In ascesa Li Qiang, capo del partito a Shanghai

Un nuovo gruppo dirigente

Cinque anni fa Xi Jinping trionfò piazzando in vetta tre (su sei) uomini di sua stretta osservanza in posti chiave, dal consigliere politico al suo braccio destro al responsabile dell’anticorruzione. Oggi la casella più difficile da riempire resta quella del premier Li Keqiang, eredità della precedente gestione Hu Jintao-Wen Jabao, un leader in uscita che per sua stessa ammissione ha preannunciato che si ritirerà.

Il premier, in futuro, sarà certamente una figura più flessibile, ma non per questo meno centrale. La poltrona è riservata a un fedelissimo dei tempi in cui Xi Jinping costruiva la sua carriera nella provincia dello Zeijiang: Li Qiang, classe 1959, al suo fianco da quei tempi. Una promozione di Hu Chunhua, classe 1963, detto il piccolo Hu per la predilezione che per lui nutriva il predecessore di Xi, Hu Jintao, sarebbe una mezza sconfitta.

Di fatto dovrebbe essere la volta dei leader di sesta generazione nati intorno agli anni Sessanta che continuano a scaldarsi eternamente in panchina senza finora poter prendere il posto nello Standing Committee dei vecchi leader azzerati dai limiti del pensionamento.

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