Cina, allarme Covid-19 A Shulan un lockdown drastico
La città al confine con la Russia, di 700 mila abitanti è blindata come Wuhan delle settimane scorse
di Roberto Da Rin
2' di lettura
Una polemica asperrima, anzi di più. Quello tra Stati Uniti e Cina, generato dal Covid-19, è uno scontro aperto, soprattutto in vista della produzione e commercializzazione di un vaccino. Il presidente cinese Xi Jinping è pronto a condividerlo con altri Paesi, in risposta alle accuse di Trump, ogni giorno più dure. Intanto però la fase emergenziale, in Cina, non è affatto superata. La città di Shulan, 700mila abitanti, non lontana dal confine con la Russia, ha adottato misure molto ristrettive, simili a quelle implementate nei mesi scorsi a Wuhan, epicentro della pandemia.
Tutti i quartieri residenziali e popolari di Shulun debbono rispettare un lockdown drastico; solo una persona per nucleo familiare è autorizzata a uscire per fare la spesa, ma non tutti i giorni. Ciò avviene mentre Pechino si appresta ad allentare varie misure e a programmare la prossima sessione del Partito Comunista cinese.
Da Shulan non si può né uscire né entrare senza permessi speciali. Accesso consentito solo per le emergenze. L'allarme rosso è scattato dopo che un “cluster” di nuovi infetti è stato rilevato in città. Si tratta di un nucleo di persone che non aveva avuto contatti con l'estero, né tanto meno con il settore sanitario, quindi senza esposizione considerate “a rischio”.
I rischi di studenti e manager
Blocco totale anche per il sistema dei trasporti. Chiuse anche le scuole. Il quotidiano China Daily lo ha definito “the latest pandemic hotspot in the country”, l'ultimo focolaio pandemico nel Paese. Centinaia di persone sono costrette a una rigida quarantena e il ritorno alla normalità non è in agenda, in tempi brevi.
Il nordest del Paese, al confine con Russia e Nord Corea, è l'area che preoccupa di più. Per questo l'attenzione deve rimanere alta. Un altro tema caldo, secondo Zhou Zijun, docente di Economia sanitaria all'Università di Pechino, è quello relativo agli studenti cinesi all'estero; chi rientra in patria potrebbe essere asintomatico e riavviare alcuni focolai.
I manager in viaggio tra Cina, Giappone e Sud Corea costituiscono un'altra fonte di pericolo. Per questo sono allo studio, da parte della Cina, misure cautelari di viaggio mirate a non arrecare troppi danni economico-commerciali pur garantendo standard di sicurezza adeguati.
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