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Cina contro Usa: a Taiwan cresce la minaccia militare

La pressione su Taipei continua ad aumentare, e le annuali manovre militari taiwanesi hanno dato forma a scenari preoccupanti, fino a prevedere l’eventualità peggiore: l’invasione da parte di Pechino

di Luca Veronese

Aggiornato il 26 luglio 2022 alle 21:28

Pelosi ad agosto a Taiwan, la replica della Cina: "Tuteleremo la nostra integrita' territoriale"

4' di lettura

Le esercitazioni anti-invasione organizzate da Taiwan erano già iniziate, quando Pechino ha alzato la voce con Washington per bloccare la visita della speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi, sull’isola. «Se gli Stati Uniti insisteranno, la Cina adotterà ferme e forti misure per proteggere la sua sovranità e la sua integrità territoriale», ha ammonito il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, manifestando tutta l’irritazione per la missione di Pelosi, che a Pechino considerano un'intromissione inaccettabile nei propri affari interni. Gli Usa hanno replicato a Pechino, condannando una retorica «non necessaria» e utile solo ad «aumentare la tensione» ha detto il portavoce della Casa bianca, John Kirby.

La pressione su Taipei continua ad aumentare, e le annuali manovre militari taiwanesi hanno dato forma a scenari preoccupanti, fino a prevedere l’eventualità peggiore: l’invasione da parte della Cina.

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Le sirene d’allarme, le strade deserte, i negozi chiusi, i caccia da combattimento sopra i grattacieli della capitale, carri armati e truppe, navi davanti alla costa. Una settimana di manovre per fare in modo che le forze militari e la popolazione siano preparate anche al peggio.

Provincia ribelle a rischio invasione

Taiwan per il regime di Pechino è una provincia ribelle che fa parte del territorio cinese. E, negli ultimi anni, la minaccia di un intervento militare contro l’isola si è fatta sempre più insistente, come testimoniano le decine di caccia da guerra inviati nel suo spazio aereo, con lo scopo di scoraggiare gli indipendentisti e dissuadere gli alleati stranieri, principalmente gli Stati Uniti, dall’interferire.

L’arrivo di Nancy Pelosi, in programma ad agosto, farebbe di certo salire la tensione (sarebbe la visita americana a più alto livello degli ultimi 25 anni), tanto che anche il presidente americano Joe Biden ha manifestato le sue perplessità. «Non è una buona idea», ha detto, sulla base del parere contrario del Pentagono e ascoltando i suoi consiglieri, che sono critici sui tempi della visita e per la mancanza di coordinamento della leader democratica della Camera con la Casa Bianca.

A più di 70 anni dalla guerra civile che ha diviso i nazionalisti di Taipei dalla Repubblica popolare cinese, i sondaggi mostrano che i 23 milioni abitanti di Taiwan rifiutano ogni ipotesi di controllo da parte della Cina. «Gli aerei militari cinesi hanno spesso sorvolato minacciosamente Taiwan negli ultimi anni e la guerra tra Russia e Ucraina, scoppiata a febbraio di quest’anno, ha fatto crescere la paura tra la gente», ha detto il ​​sindaco di Taipei, Ko Wen-je, riferendosi alle preoccupazioni che la guerra possa arrivare nell’Asia orientale. «Tutte queste cose - ha aggiunto - ci fanno capire l’importanza di essere vigili in tempo di pace e preparati in caso di guerra».

«Se gli Stati Uniti sono determinati a inviare Nancy Pelosi, devono essere pronti alle misure severe, senza precedenti, che la Cina adotterà», ha affermato Shi Yinhong, esperto di relazioni internazionali presso la Renmin University di Pechino.

Le opportunità di una crisi e il rafforzamento militare

Xi Jinping punta al terzo mandato come leader del Partito comunista nel Congresso di fine anno e deve fare i conti con un’economia in rallentamento e con la reazione della popolazione alla politica Zero Covid: la Cina non vuole creare «una crisi per la crisi, ma potrebbe provare a sfruttare la possibilità di una visita di Pelosi per portare avanti la sua agenda», ha spiegato Oriana Skylar Mastro, esperta di affari militari cinesi della Stanford University.

Mentre gli Stati Uniti stanno raddoppiando i loro sforzi per intensificare le relazioni con i Paesi del Pacifico come contrappeso alla Cina, il generale Mark Milley, capo di Stato maggiore dell’esercito Usa, ha segnalato il progressivo rafforzamento militare cinese negli ultimi cinque anni: «Il messaggio è che l’esercito cinese, in aria e in mare, è diventato significativamente più aggressivo», ha affermato Milley, impegnato in un viaggio nell’Indo-Pacifico per discutere dell’influenza militare cinese e della pace nella regione.

Tensione tra le zone di influenza

All’inizio di luglio, la controparte cinese di Milley, il generale Li Zuocheng, aveva chiarito che per Pechino «non c’è spazio per compromessi» su questioni come Taiwan.

La sfida tra Stati uniti e Cina coinvolge già tutta l’area che va dall’Oceano Indiano, all’Australia e al Giappone. Oggi gli Stati Uniti ospiteranno un incontro in videoconferenza tra i 14 Paesi che hanno aderito all’Indo-Pacific Economic Framework, l’iniziativa lanciata da Biden lo scorso maggio.

Ufficialmente si discuterà di scambi commerciali, catene di approvvigionamento, energia, infrastrutture e dazi, ma a tenere banco sarà la Cina, con la sua influenza economica (e militare) nella regione.

«La retorica del ministero della Difesa cinese su un eventuale viaggio a Taiwan della speaker della Camera Nancy Pelosi è totalmente non necessaria e non fa altro che aumentare la tensione». Lo ha detto il portavoce della Casa bianca, John Kirby, in un briefing virtuale con la stampa sottolineando che «nessuna visita è stata annunciata ufficialmente». Qualche ora fa Pechino ha minacciato una «risposta militare» nel caso di un viaggio della speaker a Taiwan. «Se la Speaker Pelosi visitasse Taiwan violerebbe il principio dell’unica Cina e la sua sovranità territoriale», ha detto un portavoce del ministero della Difesa

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