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Cina e Usa rilanciano il made in Italy

A novembre crescita dell’1,4%. Balzo del 35% per gli acquisti di Pechino, crescono anche Svizzera e Stati Uniti. Migliora il bilancio 2020.

di Luca Orlando

2' di lettura

Se ringraziare la Cina, in questo disastroso e drammatico 2020, pare francamente fuori luogo, certo è che in termini di sostegno all’export è proprio da Pechino che arrivano da mesi le notizie migliori.

Accade anche a novembre, mese in cui l’export italiano nei paesi extra-Ue torna a crescere dopo la battuta di arresto di ottobre. Progresso mensile del 2,7%, che si aggiunge al ben più significativo +1,4%in termini annui.

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Importante perché si tratta di una crescita assoluta che si realizza rispetto ad un periodo pre-Covid, progresso che inoltre più che raddoppia al 3,2% escludendo dal calcolo le vendite estere di energia, quasi dimezzate.

I quasi 20 miliardi di export del mese sono trainati da tutte le categorie, ad eccezione dei beni di consumo non durevoli, con i risultati migliori per i prodotti intermedi.

Tra i mercati di sbocco, spicca in assoluto il balzo della Cina, in crescita del 35% (ripetiamo, il confronto è rispetto ad un periodo pre-Covid), progresso in grado di quasi azzerare il bilancio dei primi 11 mesi dell’anno. Se dicembre dovesse proseguire il trend, da Pechino avremmo acquisti 2020 di made in Italy in crescita, risultato francamente inatteso fino a pochi mesi fa.

Altro balzo a doppia cifra è visibile in Svizzera (+12,8%) ma il dato più interessante arriva da Washington, primo mercato extra-Ue per il made in Italy, che presenta acquisti in crescita del 4,7%.

Crescite in grado di più che bilanciare le cadute che si verificano altrove, come in Russia, Medio Oriente e Giappone. Ad eccezione di Tokyo e dei paesi dell’area Opec, ovunque è visibile un miglioramento: i dati di novembre sono sistematicamente superiori rispetto alla media dei dieci mesi precedenti.

Accade anche per il Regno Unito, che presenta a novembre una crescita dell’1,5%, probabile esito dell’accumulo di scorte cautelative rispetto ad una possibile “hard” Brexit, a fronte di un calo di quasi 14 punti nei primi 11 mesi.

Dati mediamente positivi che riducono il gap dell’export extra-Ue 2020 rispetto al 2019 a poco più dell’11%. Esito di una risalita costante del made in Italy, passato progressivamente dal -44% di aprile al + 2,8% di settembre, primo mese di recupero rispetto al periodo pre-Covid.

Comunque vada dicembre, il 2020 dell’export extra-Ue sarà migliore rispetto a quanto accaduto nel 2009.

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