Cina, le nuovi leggi su spionaggio e «relazioni internazionali» spaventano le aziende Usa
I testi in vigore dal primo luglio irrigidiscono le norme a tutela della «sicurezza nazionale». Con il rischio di ricadute sugli investitori, soprattutto statunitensi
I punti chiave
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Le nuove strette della Cina sui rapporti internazionali rischiano di complicare, ulteriormente, la vita di imprese e investitori che guardano a Pechino. Lo evidenzia un’analisi dell’emittente Cnbc, valutando l’impatto di due provvedimenti entrati in vigore il primo luglio: uno sullo spionaggio e l’altro sulle relazioni con l’estero, accomunati dal ricorso a vincoli sui «segreti di Stato» che possono essere interpretati da autorità locali e centrali.
I timori degli investitori, spiega Cnbc, sono alimentati dai blitz delle autorità cinesi in società di consulenza internazionali, effettuati senza fornire spiegazioni aggiuntive sugli interventi. In teoria i nuovi testi non dovrebbero tradursi in rischi immediati per le aziende che operano nella Repubblica popolare. Nei fatti, il rischio denunciato da alcuni analisti è di aumentare l’incertezza sull’ambiente di business e pregiudicare le relazioni già traballanti fra Washington e Pechino.
Come funziona la «legge sullo spionaggio»
La legge sullo spionaggio estende il perimetro degli «atti di spionaggio» a nuove fattispecie, come i tentativi di «ottenere illegalmente» dati relativi alla sicurezza nazionale. A quanto si apprende, il testo invita «tutti i livelli»del governo cinese ad amministrare meglio le precauzioni di sicurezza contro ingerenze dall’esterno. Le società straniere che approdano a Pechino «non devono mettere in pericolo la sicurezza nazionale della Cina, danneggiare l’interesse pubblico della società o minare l’ordine pubblico della società». Il dubbio è come si andrebbe ad applicare il testo, visto l’approccio tutt’altro che morbido di Pechino su società statunitensi. Solo negli ultimi mesi, sottolinea Reuters, si è assistito ai blitz delle autorità cinesi nelle sedi di Mintz Group a Pechino, negli uffici della società di consulenza Bain a Shanghai e alle indagini sul gruppo Capvision Partners.
I rischi teorici (ed effettivi) della stretta
Alcuni analisti sono prudenti sull’impatto immediato dei testi approvati a Pechino. Jeremy Daum, senior fellow al Paul Tsai China Center della Yale Law School, spiega a Cnbc che i cambiamenti legislativi in sé non dovrebbero aumentare i rischi operativi per le imprese che lavorano in Cina. Piuttosto, aggiunge, «attuale clima delle relazioni internazionali e le pressioni politiche concorrenti potrebbero indurre alcune aziende a rivalutare la loro analisi costi-benefici nell’accettare i rischi di fare affari in Cina».
La stretta cinese arriva sullo sfondo dei rapporti sempre più deteriorati fra Pechino e gli Stati Uniti, ricucita solo in parte dalle visite in Cina del segretario di Stato Usa Antony Blinken e dalla sua collega al Tesoro Janet Yellen. «L’ambiente attuale si presta a un maggior numero di occasioni in cui un regolatore o qualcuno del governo cinese può scegliere di intraprendere azioni non trasparenti. Questo crea un rischio per le imprese statunitensi», dichiara a Cnbc Michael House, partner di Perkins Coie con sede a Pechino e Washington. In assenza di un confronto tra i governi sul perché di una certa serie di azioni, «questo diventa dannoso per le imprese statunitensi quando non esiste questo tipo di opportunità», ha detto House.
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