Cina, il coronavirus affossa il Pil: -6,8% nel primo trimestre. Primo segno meno dal 1992
di Stefano Carrer
3' di lettura
L'epidemia da coronavirus provoca per la prima volta in più di quattro decenni una contrazione dell'economia cinese: nel primo trimestre 2020 il Prodotto interno lordo della Cina è sceso del 6,8% rispetto allo stesso periodo di un anno prima.
Un dato che si pone abbastanza in linea con le aspettative degli analisti, che in media avevano indicato la probabilita' di un cedimento intorno al 6% nei primi tre mesi dell'anno, legato all'esplosione dell'epidemia a Wuhan che ha finito per semi-paralizzare il Paese a partire dalla fine di gennaio. Rispetto al trimestre precedente, il tonfo arriva a -9,8%.
Contrazione inedita
La dinamica negativa appare senza precedenti dall'avvio organico delle rilevazioni statistiche nel 1992 e di fatto dalla fine della Rivoluzione culturale intorno alla metà degli anni 70.
L'Ufficio Nazionale di Statistica della Cina ha anche reso noto che gli investimenti in asset fissi sono calati del 16% rispetto a un anno prima, mentre quelli in infrastrutture sono diminuiti del 20%. L'export è sceso nel trimestre del 13,3%. A marzo le vendite al dettaglio di beni di consumo risultano in calo del 16%, mentre la produzione industriale mensile ha recuperato fino a limitare l'arretramento all'1,1%.
Quest'ultimo dato è apparso come un incoraggiante segnale di ripresa - visto che nei primi due mesi il cedimento dell'output era stato a doppia cifra - e si aggiunge alle indicazioni secondo cui anche i consumi appaiono in recupero con il progressivo ritorno alla normalita' dell'attività manifatturiera e sociale.
I mercati azionari asiatici hanno registrato oggi diffusi rialzi: mentre la performance negativa della Cina rafforza l'aspettativa di più forti manovre di stimolo da parte del governo di Pechino, hanno inciso positivamente i segnali della volontà di riattivare le attività economiche in alcuni Stati - a partire dagli Usa, dove il presidente Donald Trump ha messo in chiaro i suoi desideri di una sollecita ripresa.
Attese di stimoli e ripresa
Le autorità cinesi hanno evidenziato di attendersi una netta ripresa a partire dal secondo trimestre. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, nell'intero 2020 il Pil non potrà espandersi piu' dell'1,2%, dato che la pandemia sta frenando l'economia di molti Paesi e inciderà in modo pesante su export e servizi.
L'economia cinese era già da tempo su una traiettoria discendente: la crescita nel 2019 si era fermata al 6,1% (6% nell'ultimo trimestre), il dato peggiore da quasi un trentennio. Ora appare praticamente impossibile che la crescita 2020 si attesti intorno al 6% o di poco sotto, come era nelle intenzioni del governo finalizzate a centrare l'obiettivo fissato nel 2010 di un raddoppio dell'economia entro la fine di quest'anno.
Vari esperti indicano che il governo cinese cercherà di evitare che anche il secondo trimestre mostri il segno negativo, il che sancirebbe una recessione. Oltre alle misure monetarie e ai tagli alle tasse già varati, è verosimile che un moderato pacchetto di nuovi stimoli venga introdotto a breve. Nomura, ad esempio, ritiene in arrivo una manovra di ulteriore supporto a imprese, banche e famiglie, con minore enfasi, rispetto al passato, su infrastrutture, immobili e beni durevoli.
A propositi di dati, la Cina oggi ha anche modificato la conta ufficiale dei decessi da coronavirus, rivedendoli al rialzo del 39% con l'aggiunta di 1.290 morti a Wuhan. Il totale dei caduti nella citta' che fu epicentro della crisi sale cosi' a 3.869 morti (e 50.333 contagi, rivisti al rialzo di 325)), portando il totale nazionale a 4.636 Una nota ha spiegato che la revisione è “conforme a leggi e regolamenti, e al principio di essere responsabili verso la storia, le persone e i defunti”. Ma sull'affidabilita' dei dati ufficiali i punti interrogativi restano alti.
loading...