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Il Covid travolge la Cina: stimate 5mila vittime al giorno. Ma dall’8 gennaio riapre le frontiere

Il paese ha registrato 250 milioni di casi in 20 giorni, ma si prepara a dare l’addio alla strategia «zero Covid» osservata dal 2020 a oggi

Covid, in Cina 250 milioni di casi in 20 giorni

3' di lettura

In Cina si stanno registrando più di un milione di contagi e 5 mila morti da Covid al giorno. È quanto stimato dalla società britannica di dati sulla salute Airfinity, secondo quanto riporta la Bbc. Il vero bilancio è attualmente sconosciuto perché i funzionari hanno smesso di rilasciare i dati relativi a contagi e decessi da Covi+d. Nonostante gli annunci del governo di Pechino di un allentamento delle restrizioni, i report parlano di ospedali al collasso e di un numero di decessi molto alto tra gli anziani.

Pechino riapre le frontiere

Le autorità cinesi hanno dato l’addio alla politica «zero Covid» nel vivo di una delle ondate più tumultuose dall’inizio della pandemia. La Cina si prepara a riaprire le sue frontiere a gennaio, terminando un isolamento di tre anni che ha affossato l’economia e scatenato un malcontento sempre più diffuso. L’allentamento arriva nel vivo di una rialzo-monstre dei casi, con 250 milioni di contagi in 20 giorni e lo spettro di un milione di vittime nell’ondata. Un cambio di approccio che si riassume nelle parole del presidente Xi Jinping: «Di fronte alla nuova situazione occorre lanciare una campagna sanitaria più mirata per proteggere la vita delle persone» ha detto.

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Stop alle quarantene e visti più facili

Nel dettaglio, dall’8 gennaio la Cina non imporrà più ai viaggiatori in arrivo l’obbligo di quarantena, limitandosi alla richiesta di un tampone negativo nelle 48 ore precedenti alla partenza. Attualmente bisogna osservare un periodo di otto giorni di isolamento, divisi fra cinque giorni in una struttura designata e tre a casa.

Il governo ha comunicato che faciliterà le richieste di visto per motivi diversi, dallo studio al ricongiungimento familiare, oltre a sbloccare il limite sui voli internazionali e riammettere il turismo in uscita. La stessa gestione del Covid è stata declassata a un livello di emergenza minore, rimuovendo la giustificazione legale per le misure più invasive della politica «zero Covid». Le autorità nazionali ribadiscono che continueranno a monitorare la proliferazione dei contagi e cercheranno di eliminare i focolai più insidiosi.

La priorità, ha detto l’alto funzionario Liang Wannian, deve «passare da prevenzione e controllo dell’infezione al trattamento, con l’obiettivo di garantire la salute, prevenire le malattie gravi e consentire una transizione stabile e ordinata mentre adeguiamo la risposta al Covid». Il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie potrebbe anche ridurre la frequenza di pubblicazione dei dati, passando da un aggiornamento quotidiano a una versione mensile.

Giappone: da venerdì test a visitatori dalla Cina

Il Giappone imporrà test Covid ai visitatori provenienti dalla Cina continentale. Lo ha annunciato il primo ministro Fumio Kishida in risposta all’imminente fine delle quarantene obbligatorie all’arrivo in Cina. La misura entrerà in vigore da venerdì. Ci sono «informazioni che i contagi si stanno diffondendo rapidamente» in Cina, ha detto Kishida, ed «è difficile stabilire con precisione la situazione. Questo sta generando una crescente preoccupazione in Giappone». Al momento nessun test è obbligatorio, invece, per viaggiare entro i confini dell’Unione europea: «Attualmente non ci sono più restrizioni ai viaggi sia all’interno che verso l’Unione Europea. Le restrizioni sono state abolite ma è stato mantenuto un freno di emergenza che potrebbe essere attivato, se necessario, per reintrodurre le restrizioni: se la situazione epidemiologica lo richiedesse, le misure relative al Covid-19 potrebbero essere reintrodotte in modo coordinato e seguendo un approccio basato sulle persone», fa sapere un portavoce della Commissione.


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