Cinema e audiovisivo, l’Italia fa il pieno d’investimenti dall’estero
Nel solo 2022 investiti dalle produzioni internazionali cinematografiche 532 milioni di euro: più della somma totalizzata fra 2016 e 2021
di Andrea Biondi
I punti chiave
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L’Italia sta facendo incetta di investimenti dall’estero su cinema e audiovisivo. E lo fa a tal punto che nel solo 2022 le produzioni internazionali cinematografiche hanno investito nella Penisola una cifra superiore al totale 2016-2021.
Il risultato è fra i dati che emergono dalla lettura del report “Tutti i numeri del cinema e dell’audiovisivo italiano - Anno 2022” a cura dell’Ufficio Studi della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del MiC, in preparazione per la giornata inaugurale del Mia - Mercato Internazionale Audiovisivo, al via lunedì.
Il boom del 2022
Per far luce sulla dinamica il report mette in fila gli investimenti su cui è stato richiesto il credito d’imposta. Nel 2022, da parte delle produzioni internazionali, la cifra si è assestata sui 532 milioni (per 42 film). Fra 2016 e 2021 ha invece superato di poco i 464 milioni complessivamente. Questo per i film destinati al cinema. Per le produzioni destinate alla Tv gli investimenti sono arrivati a 312 milioni (contro i 200 del 2021).
I vantaggi del tax credit
In tutto, quindi, gli investimenti hanno superato gli 844 milioni nel 2022. Con crediti d’imposta richiesti per 213 milioni dai produttori di film e 125 milioni per le serie Tv. «L’Italia – spiega al Sole 24 Ore Lucia Borgonzoni, sottosegretaria al Ministero della Cultura con delega su cinema e audiovisivo – ha la fortuna di essere un set naturale. A questa però si aggiunge l’impegno sul tax credit che sta dando risultati enormi». L’effetto positivo, sottolinea la sottosegretaria Borgonzoni, è legato a una serie di fattori: «Il meccanismo del tax credit, senza dubbio, ma anche il fatto che le Film Commission si stanno strutturando ad accogliere le produzioni straniere. Ci poniamo come un Paese “audiovisivo friendly”. È un grande vantaggio».
Come spiega Nicola Borrelli, dg della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del MiC, per il tax credit ora «stiamo per aprire una finestra per le produzioni già avviate. Per il prossimo anno avvieremo, e per tempo, finestre con nuovi criteri su cui abbiamo lavorato».
La crescita (faticosa) del pubblico in sala
L’attrattività dell’Italia per le produzioni internazionali sta tenendo alti i motori produttivi di cinema e audiovisivo in un’Italia che, dall’altra parte, è alle prese con la risposta del pubblico che, seppure con fatica, sta ritornando in sala. I dati Cinetel indicano 346 milioni di euro di incassi nei primi nove mesi dell’anno con 49,5 milioni di biglietti staccati: sostanzialmente il doppio rispetto al 2021, ma sotto la media 2017-19: 405,2 milioni di incassi e 63,9 presenze. A spingere i dati nei mesi estivi è stata l’iniziativa Cinema Revolution: film a 3,50 euro per tutti i film dall’11 al 15 giugno; per i soli film italiani ed europei dal 15 giugno al 17 settembre e ancora per tutti i film fra 17 e 21 settembre.
L’assenza di film italiani
«Cinema Revolution – puntualizza la sottosegretaria Borgonzoni – tornerà anche la prossima estate. Per i mesi invernali prevediamo però un’importante campagna pubblicitaria sul cinema in sala». Certo, «per la prossima estate confidiamo anche in un maggior numero di uscite di film italiani». Del resto fra i 10 top titles nel periodo compreso fra 11 giugno e 21 settembre – con top ten dominata da Barbie (32 milioni di incassi e 4,4 milioni di presenze) e Oppenheimer (25,4 milioni di euro e 3,4 milioni di presenze) – non c’è neanche un titolo italiano. Come nella top ten dall’inizio dell’anno. Eppure di film se ne producono tanti, forse anche troppi. E non a caso in questo eccesso sta uno dei grandi problemi del cinema italiano.
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