Cinema e serie tv, così Londra lancia la sfida globale sui contenuti
Il Governo Uk vara sconti fiscali e di crediti di spesa per un comparto già leader a livello europeo: tax credit al 34% che sale al 39% per le produzioni kids
di Andrea Biondi
I punti chiave
3' di lettura
Un’industria che fra le varie cose beneficia anche del vantaggio della lingua inglese, che evidentemente apre al mondo come mercato. Non c’è solo però quello dietro al successo del mercato delle produzioni audiovisive in Uk. Che ha vissuto anche qualche fase meno felice di quella attuale in cui le richieste delle piattaforme web stanno gonfiando l’attività.
Leader nell’industria
Ma rimane pur sempre un mercato leader che con i suoi 7,17 miliardi di euro investiti in contenuti nel 2022 (cifra che si ottiene sottraendo dagli 11,4 miliardi investiti lo sport) vale quasi tre volte il mercato italiano con i suoi 2,49 miliardi che diventano 4,5 con lo sport.
Un comparto che fa del Regno Unito un Paese leader a livello europeo e sul quale il Governo ha deciso di voler continuare a scommettere con tanto di incrementi per i sostegni all'industria televisiva e cinematografica: gli Audio-Visual Expenditure Credit.
«Gli sgravi fiscali nell’audiovisivo hanno contribuito a rendere la nostra industria cinematografica e televisiva la più grande d’Europa. Solo il mese scorso, Pinewood (l’equivalente in Uk di Cinecittà, ndr) ha annunciato un’espansione che porterà altri 8mila posti di lavoro nel Regno Unito», ha indicato il Cancelliere dello scacchiere Jeremy Hunt nella sua esposizione sul budget 2023.
La rimodulazione degli sgravi
Quella che è stata dichiarata, a partire dal 2024, è dunque una modifica dello sgravio cinematografico e televisivo da uno sconto del 25% a un nuovo “credito di spesa” del 34 per cento. Non che non si attendesse un cambiamento visto che una consultazione sul tema si era conclusa alla fine del 2022. E pur non essendo state rilevate criticità nel sistema di utilizzo del tax credit, anzi, comunque la necessità di un aggiornamento si era mostrata in qualche modo evidente.
Da qui l’intervento per portare il tax credit al 34% per i film e la televisione di fascia alta (Hetv) e al 39% per l’animazione e la Tv per bambini. Attenzione però. Il confronto fra 25% e 34 o 39% va fatto cum grano salis visto che la base di calcolo è differente: nella versione precedente si trattava del reddito imponibile, nella versione in arrivo ala base c’è la spesa ammissibile. Secondo le prime valutazioni degli analisti si tratta di un incremento reale fra lo 0,5% e l’1%. Il che però rappresenta un’importante spinta per le produzioni più elevate e per il mercato.
Ben Roberts, ceo del British Film Institute (Bfi), ha commentato che i cambiamenti «assicureranno che il Regno Unito rimanga un centro di produzione competitivo a livello globale, dando ripresa economica e crescita e creando migliaia di posti di lavoro nel Paese».
I fattori di rischio e le contromosse
Molto dipenderà dai meccanismi che daranno declinazione pratica. Certo è che l’intervento del Governo Uk oltre a riconoscere la forza del comparto ne ha riconosciuto anche la necessità di sostegno per non perdere la spinta propulsiva. Messa a rischio, va detto, da vari fattori. Inflazione molto alta, la spinta al rialzo dei listini degli attori che per il 96% fanno capo alle agenzie Usa che fanno il mercato (Wma, Caa e Uta) e i costi saliti anche per la maggiore richiesta di prodotto da parte delle piattaforme innanzitutto, rischiavano di spingere le produzioni a considerare sempre di più la delocalizzazione delle proprie produzioni in Paesi come Italia, Spagna, Malta, Bulgaria o Repubblica Ceca, con anche forti regimi di agevolazione. Di base c’è un grande dinamismo. richieste e costruzione di nuovi studios (Eastbrook Studios e Sky Studios Elstree) oltre alla storica Pinewood. La leva fiscale serve a invitare a scommetterci ancora di più.
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