Cinema, mistero e restauro digitale. Ecco Immortality di Sam Barlow
Il nuovo titolo del game designer più originale della scena videoludica è l’ennesima provocazione intelligente che sa giocare con i generi. Ma non è per tutti
di Luca Tremolada
2' di lettura
Sam Barlow è un game designer atipico. Perché non si arrende ai dettami dell’industria del videogioco e si ostina a cercare un punto di congiunzione tra interattività e audiovideo. Questo solo per suggerire che Immortality (Pc, Xbox e Game Pass) è qualcosa di diverso. Lui è quello di Her Story e Telling Lies, e Immortality idealmente segue questa direzione. Sensuale e violento vi porterà a studiare la filmografia della grande promessa del cinema Marissa Marcel per risolvere l’enigma della sua scomparsa. Non è un giallo e non è neppure una avventura punta e clicca. Parliamo di videogiochi con una componente narrativa spinta, sono opere dove navighi in prima persona tra video, interviste e dialoghi per cercare un filo, un dettaglio, una scena dietro le quinte che ti permetta di capire quanto è successo.
Come funziona il gameplay
Dobbiamo capire cosa è successo a Marissa Marcel, attrice di successo che ha calcato le scene tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta. È scomparsa nel nulla e le sue pellicole non hanno mai raggiunto le sale cinematografiche. Come un archeologo investigatore dovrete spulciare i singoli fotogrammi, trovare una coerenza narrativa, un filo logico per ricostruire quanto accaduto. Per risolvere il mistero si analizzano fotogramma dopo fotogramma i filmati. Si entra nella fotografia e da lì un salto a un altro frammento, sbloccando così nuovi spezzoni e dietro le quinte.
Cosa ci è piaciuto
L’impatto disorienta. Ti ritrovi a giocare con un editor video governato con il pad per poi accorgerti che è la narrazione a giocare con te. Da spettatore passivo a protagonista attivo. La possibilità di manipolare le immagini rende il gioco qualcosa di diverso anche rispetto alla produzione passata di Sam Barlow. Ma al di là delle piccole innovazioni di gameplay, Immortality è efficace perché ti porta altrove. Non c’è nulla di freddo. Senti di entrare nella vita degli altri, nelle vicende violente e sensuali di Marissa. C’è qualcosa di disturbante nel ritrovarsi su un divano a spiare anche solo i dietro le quinte di una persona. Dopo qualche ora però vuoi sapere tutto. Costi quel che costi.
Cosa non ci è piaciuto
L’abbiamo provato su Xbox dentro il Game Pass. Su console non è semplicissimo, meglio su Pc. Ma solo per una questione di interfaccia. L’impatto disorienta. Ha un curva di apprendimento ripida ma non ripidissima, nel senso che dopo qualche decina di minuti capisci cosa devi fare. In più, non tutti si divertiranno ad andare avanti e indietro su ogni singolo filmato per trovare incongruenze, indizi e messaggi. Rispetto ai giochi un po’ tutti uguali che ci sono sul mercato, Immortality accende zone diverse del nostro cervello. E questo è una buona notizia.
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