Cir respinge l’offerta di Carlo De Benedetti per Gedi. Ad aprile si era fatto avanti Cattaneo con Peninsula
Il mercato e le minoranze della finanziaria oggetto dell’operazione non gradiscono un’offerta senza premio rispetto al prezzo di mercato. Il figlio Rodolfo: «Profondamente amareggiato e sconcertato»
di Antonella Olivieri
3' di lettura
Cir respinge l'offerta di Carlo De Benedetti che, tramite la sua finanziaria Romed, venerdì scorso ha sottoposto un'offerta alla holding quotata, controllata dai figli, per riprendersi il 29,9% di Gedi al prezzo di 0,25 euro per azione corrispondenti a 129 milioni di capitalizzazione complessiva.
Il punto è che la famiglia De Benedetti non è sola in Cir, perché ci sono nel capitale le minoranze di mercato, e la questione non può essere risolta come se si trattasse di un riassetto privato. Inaccettabile, anche perché la cosa sarebbe osteggiata/bocciata dal mercato, un'offerta ai prezzi di Borsa di giovedì, quindi senza premio, per smantellare una quota che oggi in Gedi è di maggioranza.
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«Quest'iniziativa è volta a rilanciare il gruppo al quale sono stato associato per una lunga parte della mia vita e che ho presieduto per dieci anni, promuovendone le straordinarie potenzialità», aveva spiegato l'ingegnere nella lettera che accompagnava l'offerta di acquisto della quota.
«È chiaro che conoscendo bene il settore mi sono note le prospettive difficili, ma credo che con passione, impegno, consenso e competenza il gruppo possa avere un futuro coerente con la sua grande storia», proseguiva la missiva rivelando un'affezione per il gruppo ben oltre la logica dell'investimento finanziario. Un ripensamento da parte di chi, qualche anno fa, aveva passato la mano ai figli, sia sotto il profilo delle quote azionarie che sotto il profilo delle cariche societarie.
Che l'offerta non fosse concordata lo rileva un indizio e lo conferma una presa di posizione. Il primo è che la notizia è stata anticipata dall'offerente Romed, mentre invece avrebbe dovuto comunicarla la società quotata ricevente; la conferma è appena arrivata da Cir che parla di offerta «non sollecitata, né concordata» nel comunicato in cui respinge l'offerta dell'ex padrone definendola «manifestamente irricevibile» in quanto «del tutto inadeguata a riconoscere a Cir e a tutti gli azionisti il reale valore della partecipazione e ad assicurare prospettive sostenibili di lungo termine a Gedi, aspetto sul quale Cir si è da sempre impegnata».
A spingere Carlo De Benedetti a fare questo passo – chiedendo il 29,9% di Gedi, la distribuzione del restante 13% ai soci di Cir/Cofide post fusione e le dimissioni dei consiglieri della società editoriale con l'eccezione di John Elkann e Carlo Perrone – potrebbero essere state le voci sempre più insistenti che davano per probabile entro fine anno la cessione della società che edita Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX.
In un recente passato erano circolate voci di un possibile scambio azionario con le attività editoriali del patron di Iliad, Xavier Niel, che nel 2010, insieme ad altri investitori, ha comprato la quota di maggioranza del quotidiano francese Le Monde. Qualche mese fa c'è stato poi un interessamento di Vivendi, che però non pare più avere avuto seguito.
Ma l'ipotesi che più si era avvicinata a concretizzarsi, secondo quanto risulta a Il Sole-24Ore, è quella della primavera scorsa, quando l'ex ad Telecom Flavio Cattaneo, forte anche della liquidità incassata dalla cessione di una quota di Italo, si era fatto avanti spingendosi fino a 37 centesimi per azione per l'intera quota, valorizzando Gedi circa 190 milioni.
Cattaneo questa volta non era accompagnato dalla cordata di Italo (Montezemolo e Della Valle) bensì – a quanto risulta – dal fondo Peninsula (dove lavorano alcuni banker fuoriusciti da Mediobanca) e da un terzo investitore finanziario rimasto sottotraccia.
Secondo indiscrezioni, ora si starebbe valutando di separare La Stampa coi quotidiani locali da Repubblica e Espresso, mentre non è ben chiaro dove finirebbero le radio.
Oggi alle 15 si riunisce l'assemblea di Repubblica, il quotidiano che è al centro della lite in famiglia. Rodolfo De Benedetti, presidente Cir, si è detto «profondamente amareggiato e sconcertato» per l'iniziativa del padre «il cui unico risultato è creare un'inutile distrazione di cui non si sentiva proprio bisogno».
Dichiarazioni a cui ha fatto seguito la replica del padre Carlo, parimenti in pubblico: «Trovo bizzarre le dichiarazioni di mio figlio Rodolfo. È la stessa persona che ha trattato la vendita del gruppo L'Espresso a Cattaneo e Marsaglia (partner del fondo Peninsula, ndr). La gestione sua e di suo fratello Marco (presidente Gedi, ndr) hanno determinato il crollo del valore dell'azienda e la mancanza di qualsiasi prospettiva, concentrandosi esclusivamente sulla ricerca di un compratore visto che non hanno nè competenza nè passione per fare gli editori. Ha distrutto valore negli ultimi anni. Nonostante l'età, ho passione e idee per istituzionalizzare il gruppo, assicurandogli un futuro di indipendenza e autonomia».
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