Città a 30 all’ora, si parte da 2.700 km di strade già a velocità lenta
In 66 capoluoghi già si applica il limite di velocità che il Comune di Milano vorrebbe ampliare dal 2024 a tutta l’area urbana
di Michela Finizio
3' di lettura
Nei capoluoghi italiani il limite a 30 km/h per i veicoli si estende già lungo circa 2.700 chilometri di strade. Questo limite, ad esempio, già viene imposto lungo 283 chilometri di manto stradale nella città di Milano, dove il Consiglio comunale ha appena deliberato di volerlo applicare dal 1° gennaio 2024 sull’intera città, escluse alcune vie a scorrimento veloce. Una decisione che ha scatenato numerose polemiche.
Le cifre sulle strade coinvolte sono ancora ridotte, a fronte di un limite fissato a livello nazionale a 50 km/h per il traffico nei centri urbani. Si tratta di zone per lo più centrali, dove la velocità viene limitata con delibere comunali al fine di contenere i rischi di incidenti stradali, rallentare il traffico e aumentare la sicurezza. La mappatura emerge dai dati raccolti da Legambiente attraverso il questionario di Ecosistema urbano: hanno risposto fornendo questi dati, relativi al 2021, 66 città italiane.
Rapportando l’estensione di queste zone a 30 km/h al numero di residenti emergono alcune best practices: a Verbania, ad esempio, ci sono circa 170 metri a 30 all’ora ogni cento abitanti. Anche a Cesena, Bergamo e Treviso si contano oltre cento metri con questo limite di velocità ogni 100 abitanti. Per intenderci, questo indicatore scende intorno ai 35 metri ogni 100 abitanti a Firenze o Torino, mentre a Milano si ferma ancora a 20 metri per cento residenti.
È da questa fotografia che parte la volontà di molte città di rallentare ulteriormente, in linea con le richieste del Parlamento europeo, espresse con la risoluzione del 6 ottobre 2021. Come a Milano, anche a Bologna il limite di 30 km/h deliberato lo scorso novembre diventerà operativo in tutta la città a giugno 2023: rimarranno alcune strade a scorrimento veloce, mentre in alcune zone residenziali non si potranno superare i 10 km orari. Il Comune di Torino, invece, avrà quattro mesi per recepire le indicazioni del consiglio sulle strade senza diritto di precedenza. Sarà poi il turno di Parma che nel 2024 inizierà dal centro storico, per poi coprire le aree residenziali entro l’anello delle tangenziali.
La Capitale, infine, non ha risposto al questionario di Legambiente per la difficoltà di reperire il dato dai singoli municipi, ma alcune zone 30 esistono già. Come via Fori Imperiali, via Labicana, via Terme Deciane, Casal Bertone oppure Ostia Antica. E il Campidoglio ricorda di aver ottenuto tre milioni e mezzo di euro per progettare 69 isole ambientali e zone 30. Gli studi di fattibilità, già completati, hanno individuato il perimetro e le porte di accesso.
«Ottimo che in tanti - dice Stefano Ciafani, presidente di Legambiente - stiano avviando percorsi. Ora occorre trovare le risorse per pianificare interventi strutturali, non solo di segnaletica, e monitorare i risultati». Nel frattempo è utile ricordare che, secondo l’ultimo rapporto Aci-Istat, gli incidenti stradali registrati (in tutto 151.875 nel 2021, 416 al giorno, il 28% in più rispetto al 2020, ma il 9% in meno rispetto al 2019) avvengono con maggior frequenza sulle strade urbane (73,1%), ma le vittime si concentrano, soprattutto, sulle strade extraurbane (47,5%). L’indice di mortalità diminuisce, ma resta più elevato sulle strade extraurbane, 4,1 decessi ogni 100 incidenti, attestandosi a 3,2 sulle autostrade, mentre è pari a 1,1 (1,2 nel 2020) sulle strade urbane.
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