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Città in scena: 8 progetti di rigenerazione urbana nel nome della crescita socio-culturale

E’ il senso di otto progetti che coinvolgono altrettante città: Cosenza, Bari, Padova, Pesaro, Livorno, Volterra, Novara e Lecce

21' di lettura

La crescita socio-culturale ed economica determinata dalla rigenerazione urbana, una crescita in grado di migliorare la qualità della vita individuale e collettiva. E’ questo il senso di otto progetti che coinvolgono altrettante città: Cosenza, Bari, Padova, Pesaro, Livorno, Volterra, Novara e Lecce.

Alla base della rigenerazione urbana c'è l'idea che possa contribuire allo sviluppo
culturale, sociale ed economico delle comunità. È con questa consapevolezza che
Mecenate 90, associazione senza scopo di lucro nata nel 1989 per favorire la collaborazione tra soggetti pubblici e privati nella valorizzazione dei beni artistici e promuovere lo sviluppo locale a base culturale, ha lanciato “ Città in scena” come momento per sostenere e raccontare quelle Amministrazioni comunali impegnate a svolgere nel proprio territorio politiche pubbliche di recupero di aree e beni culturali.

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Vediamo allora i progetti, città per città, così come sono stati presentati nei documenti delle amministrazioni comunali.

Cosenza: progetto “Rigeneration City”

Il progetto “Rigeneration City”, finanziato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle Pari Opportunità nell'ambito del Piano Nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate, prevede un costo complessivo di € 1.350.000,00 per la riqualificazione dell’area del quartiere Casali nel centro storico di Cosenza attraverso l’integrazione fra interventi di diversa natura.

Il progetto è incentrato su tre aree di intervento, Innovazione, Cultura e Socialità. Ogni area di intervento prevede un luogo fisico, in quelle che sono le strutture cardine del quartiere: il Palazzetto dello sport, costruito negli anni '80 del secolo scorso con tre palestre comunali polisportive avviate già negli anni ’70 che ha ospitato eventi e campionati di calcio a 5 e pala tamburello; il Vallone di Rovito, con il monumento dedicato ai fratelli Bandiera, fucilati il 25 luglio del 1844 sotto l’arcata di un antico acquedotto; il Museo dei Brettii e degli Enotri, il museo civico archeologico che conserva una delle più importanti collezioni sulla storia e l'archeologia del territorio; l’immobile attualmente occupato dal Comando dei Vigili Urbani di Cosenza, in via Bendicenti.

Insieme agli spazi esterni limitrofi, con le azioni previste - dalla cura del verde e dell’arredo urbano alle nuove forme di animazione sul territorio, dalla sicurezza del territorio all’integrazione culturale, dalla fruibilità delle strutture sportive e dei servizi culturali territoriali alla assistenza domiciliare destinata ai soggetti deboli o emarginati - diventano fondamentali spazi di socializzazione, attraverso i quali passa la rigenerazione urbana e sociale dell'intero quartiere, centri nevralgici dell’azione di riqualificazione, da cui il rinnovamento si propaga a tutta la città.

Padova. Il Castello da carcere a centro culturale

Nel lontano 2002 il ministero di Grazia e Giustizia inseriva il Carcere di Padova all’interno di una lista di edifici, ben 57 strutture, suscettibili di essere cedute a privati. Si trattava delle famose cartolarizzazioni. Venne creata una società ad hoc, la Dike aedifica, che, per conto del Ministero si sarebbe dovuta occupare della dismissione delle vecchie strutture carcerarie. Il paradosso era costituito dal fatto che tra i vecchi edifici carcerari era stato inserito, appunto, il Carcere di Padova. Si tratta di una struttura, adibita a carcere da Napoleone nel lontano 1805, trasformata in Casa di pena dagli austriaci e poi inserita, da oltre 150 anni, nel sistema carcerario prima della Monarchia Sabauda, poi della Repubblica italiana.

Ma, c’era un piccolo problema che era sfuggito ai dirigenti del sistema penitenziario. Il carcere di Padova, situato in centro della Città, in Piazza Castello, non era solo un vecchio carcere. Già il nome della Piazza che lo ospitava era denotativo di questa anomalia. Per molte generazioni di padovani, esistevano infatti la bellissima Piazza Castello, e l’orribile Carcere, la cui vista era però preclusa da un alto sistema murario. I quasi due secoli trascorsi da quel lontano 1805 avevano infatti rimosso nella memoria e anche nella percezione visiva quello che quel carcere era, prima di subire la triste metamorfiosi carceraria: si trattava di uno stupendo Castello del 1300.

Era stato edificato, inglobando le vecchie mura del 1200 e la coeva Torre ezzeliniana, da Francesco il Vecchio, Signore di Padova, tra il 1374 e il 1378. Le cronache del tempo lo raccontano come una “ovra maravejosa”, che “ciaschedun forestiero desiderava di veder per singolare cossa”. E lo si può ben capire: non si trattava di un Castello-fortezza, ma di un Castello-Reggia, completamnente affrescato all’interno e all’esterno. Lo raffigurava così così del resto, nel 1382, Giusto de’ Menabuoi nella Cappella Luca Belludi al Santo, con il colore bianco e rosso, a scacchi: i colori della Signoria Carrarese.

Il fatto era che, nei due lunghi secoli di vita carceraria, la struttura aveva smarrito la sua identità di Castello, così come l’avava perduta nella memoria e nelle mappe cognitive dei padovani. Piazza Castello era divenuta così la pallida ombra di un Castello che un tempo vi era stato.

Sono trascorsi 20 anni dal 2002. Venti lunghi anni nel corso dei quali, grazie ad una battaglia parlamentare, il Castello non è stato dismesso. Va detto come fu importante il sostegno del Ministero della Cultura, che vi si oppose. Poi, è iniziata una lunga fase di lavori di messa in sicurezza del complesso e ampio edificio, che ne hanno impedito il collasso strutturale, specie in quelle parti devastate da un incendio nel 1989.

Dopo un lunghissimo lavoro politico-amministrativo e la stesura di un progetto di valorizzazione, si sta perfezionando il pieno conferimento del Castello alla Città di Padova, di cui esso, per una lunga fase storica, è stato uno degli emblemi della sua stessa identità.

Nel contempo, grazie al ministero della Cultura, alla Fondazione Cassa di Risparmio, al Comune si sta procedendo con tutta una serie di interventi di restauro, con l’obiettivo di trasformarlo in un grande centro culturale.

Sono previsti tre distinti stralci: l’uno relativo al lato Sud, l’altro al lato Est e infine, un terzo, al lato Nord. Solo in questi ultimi 5 anni si sono reperiti oltre 15 milioni di euro che porteranno i lavori di restauro a compimento. In parallelo si sta procedendo con i progetti allestitivi.

All’interno del Castello sono già stati collocati molti pezzi della Collezione Bortolussi: una delle più grandi raccolte europee di design. Entro un paio di anni il lato Sud sarà trasformato in un grande spazio espositivo per il design e l’arte contemporanea.

Al piano terra del lato Nord verrà poi realizzata una specifica sezione museale dedicata al Trecento padovano: molti dei materiali un tempo ospitati nel Castello e, rimossi nel corso dei secoli, vi troveranno adeguata collocazione. A questo si aggiunga che, incredibilmente, a dispetto della damnatio memoriae veneziana e degli interventi dell’Amministrazione carceraria, si sono salvate diverse sale affrescate. Un patrimonio di affreschi che, una volta garantita l’apertura al pubblico, potrà essere inserito all’interno dell’itinerario della Urbs picta. Nel settembre del 2021 i Cicli affrescati di Padova del XIV secolo sono stati inseriti infatti tra i siti Patrimonio Unesco dell’Umanità. Verrà chiesta l’inclusione anche del Castello all’interno di tale sito seriale. Si tenga conto che il Castello è situato a metà strada tra il sistema museale, con la Cappella degli Scrovegni, e la Cittadella Antoniana, che ospita altri due siti: la Cappella di San Giacomo e l’Oratorio di San Giorgio, riconducibili a Jacopo Avanzi e Altichiero da Zevio.

Con la trasformazione del Castello in grande spazio culturale Padova non solo recupererà brani significativi della sua identità perduta, ma verrà a disporre di uno degli spazi, a Nord-Est, tra i più significativi per i linguaggi dell’Arte contemporaea e del design.

Lecce. Il Complesso degli Agostiniani prende nuova vita

L'Italia è un Paese ricco di “contenitori” culturali, ma ciò di cui abbiamo bisogno sono strutture e servizi, luoghi e attività che sappiano innanzitutto aprirsi ai bambini e agli adolescenti, alle famiglie in generale.

Da più di vent'anni Lecce è impegnata nel recupero di beni culturali che hanno una grandissima rilevanza monumentale. Sebbene in gran parte concentrati nel centro storico, di recente sono stati restaurati anche complessi monumentali situati in aree fuori dal perimetro urbano antico e che ricadono in aree più marginali della città.

Uno di questi è il complesso conventuale di Ogni Bene ubicato all'ingresso Nord della Città, e ricadente nel quartiere Santa Rosa, quartiere interamente realizzato tra gli anni 1950 e 1960, grazie al Piano INA CASA finanziato con la famosa “legge Fanfani” dedicata alla costruzione delle “case per lavoratori”.

Il complesso è costituito da una parte storicamente rilevante, corrispondente all’antico Monastero degli Agostiniani Scalzi e dall'attigua Chiesa barocca, conosciuta anche come “Santa Maria di Ognibene” e da un’area recintata del giardino nel quale sono ubicate le strutture di vecchi ambienti di servizio nel tempo adibite a depositi e sartoria militare.

Fu fondato il 18 aprile 1649, in un’area donata ai monaci dall’università che, dieci anni prima (13 marzo 1639) aveva deliberato di accogliere in città l’ordine agostiniano. Questi ultimi andarono via con la soppressione dell’ordine nel 1810 e fino al 1866 vi furono i Minori Osservanti che fondarono una scuola di filosofia esistita fino al 1852. Successivamente è stato utilizzato come sede militare fino a quando non è stato restaurato ed è stato recuperato anche il Giardino, già Orto degli odori ed agrumeto.

La scelta fatta è stata quella di far diventare questo Complesso Monumentale, anche in coerenza con un programma di rilancio della cultura della Regione Puglia, un vero e proprio Polo Culturale della lettura e della storia della Città, a servizio della comunità, destinato alla socializzazione e all' inclusione, alla coesione sociale, all'apprendimento continuo, all'innovazione, al tempo libero, alla sensibilizzazione ambientale, alla partecipazione cittadina.

1.Si è partiti dalla realizzazione di una Biblioteca di Comunità detta di Ogni Bene, inaugurata a marzo di quest'anno presso le strutture dei vecchi ambienti militari di servizio già adibite a depositi e sartoria militare. E' un luogo dove si incontrano residenti e immigrati, studenti e professori, casalinghe e pensionati, bambini e adulti; è un luogo dove affluiscono persone con risorse culturali molto diverse. Fare in modo che queste risorse vengano almeno parzialmente condivise è una forma di welfare di nuovo tipo, un tentativo di promuovere la crescita di energie sociali nuove e sempre più necessarie. Questo nuovo welfare si è posto due obiettivi: uno è l'emergenza, l'aiuto ai cittadini in difficoltà attraverso la messa in comune di risorse culturali e partecipative, l'altro è un obiettivo di lungo periodo e punta a costruire una cittadinanza informata e competente.

2. Il Comune sta lavorando alla realizzazione di un “hub per le manifestazioni culturali” presso il corpo principale, finalizzato a realizzare un luogo versatile e dinamico a disposizione degli operatori culturali e dell’amministrazione comunale per conferenze, convegni, presentazioni, piccoli concerti, rassegne e festival, all'interno di un più complesso Progetto di Trasferimento, Valorizzazione e fruizione delle fonti dell'Archivio civico del Comune di Lecce, testimoni del mutamento della città in ambito urbanistico, economico e sociale.

Trasferire l’Archivio storico del Comune di Lecce, attualmente allocato in un’area di estrema periferia cittadina, presso il Complesso monumentale degli Agostiniani, rappresenta un’occasione preziosa per restituirne massima visibilità e valorizzare un patrimonio culturale di pregio. E' prevista una fruizione innovativa con la costruzione di esperienze immersive da offrire ai cittadini in un quartiere popolare, ma storico, come quello di Santa Rosa, anche attraverso l’uso di tecnologie e linguaggi innovativi e la promozione di percorsi e attività di educazione storica e di cittadinanza consapevole.

L'Archivio storico si presenterà alla città di Lecce tra passato e futuro come ‘luogo' multimediale e interattivo. Un viaggio nel tempo emozionante e coinvolgente. Un'esperienza per tutte le età. La storia di tutti attraverso le piccole e grandi trasformazioni del secolo: dalla vita quotidiana ai cambiamenti sociali, economici, ambientali e culturali. Tecnologie e installazioni multimediali ed immersive saranno al servizio della narrazione per far conoscere il passato, comprendere il presente e immaginare il futuro. Il percorso sarà accessibile ai disabili, agli ipovedenti e audiolesi.

Il progetto prevede un viaggio tra le carte dell'Archivio del Comune di Lecce. Il filo conduttore è il passaggio degli ‘inquilini' i Sindaci che hanno dimorato nel palazzo di città dal 1860 al 1960 e che hanno lasciato il segno del loro fare.

Obiettivi specifici saranno:

1.Digitalizzazione di circa 15000 documenti, nella grandissima parte conservati presso l’archivio storico, da individuarsi tra i più antichi e rappresentativi delle vicende storiche comunali.

2.Attivazione di una piattaforma per la completa gestione digitale del materiale documentario descritto appartenente all’archivio storico del Comune di Lecce

3.Attivazione di percorsi di conoscenza dei documenti attraverso la narrazione emozionale e persuasiva con l’utilizzo di tecnologie immersive e olografiche, attraverso:

a) DOCURAMA, il teatro olografico che mette in scena le trasformazioni urbanistiche della città attraverso le testimonianze dei Sindaci leccesi, rendendo fruibili in chiave dinamica contenuti di particolare interesse storico come il Libro Rosso della città di Lecce.

b) LA CITTA' POSSIBILE, video immersivo 3D che presenta la città attraverso alcune architetture razionaliste mai realizzate, ma riccamente documentate nei disegni di progetto

c) COMMERCIO E COSTUME, evidenziazione delle attività commerciali che hanno influenzato la nascita di quartieri strade e infrastrutture

Modalità e forme di coinvolgimento attivo del pubblico

Al fine di suscitare un concreto interesse verso le fonti documentarie e creare le migliori condizioni possibili per la massima attrattività, il progetto utilizza metodi e strumenti adatti per una funzione sia in presenza che da remoto.

In funzione dell’importanza del numero di testimonianze presenti nell’archivio e della loro potenziale capacità di creare interesse e curiosità verso la comunità locale e la restante potenziale utenza, sono stati individuati alcuni particolari documenti dell’archivio organizzati in temi che permettono la creazione di specifici percorsi di fruizione. L'individuazione è ricaduta su alcuni temi in grado di rappresentare la città dal periodo post-unitario ai primi anni 40 del Novecento (dalla Città Murata alla città funzionale):

1.la storia dell’archivio civico fin dalla sua nascita

2.le trasformazioni urbanistiche della città

3. Lecce incantevole, palazzi, teatri e vie dello shopping.

Tali temi saranno resi fruibili attraverso un percorso temporale (timeline) continuo, che ripercorre la storia dei vari sindaci della città, attraverso il quale viene raccontata la trasformazione della città di Lecce durante le diverse fasi storiche, tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Il percorso mette in luce le scelte adottate dalle varie amministrazioni che si sono succedute per migliorare la qualità della vita dei residenti.

Novara. Dalla Caserma a Spazio Nova

Il progetto nasce dal desiderio di realizzare un centro di aggregazione giovanile nei locali che costituiscono una porzione della ex Caserma Passalacqua, bene comune ritornato recentemente a disposizione dei cittadini novaresi al cessare del suo utilizzo per fini militari.

Sul recupero e sulla rivitalizzazione della palazzina, l'Amministrazione Comunale ha negli ultimi anni concentrato diversi finanziamenti provenienti da Fondazioni ed Enti privati, volti principalmente alla realizzazione delle opere di messa a norma e di messa in sicurezza degli ambienti e di avvio di alcune attività.

L'idea iniziale di fare degli spazi al piano terra della Palazzina un centro di aggregazione giovanile si è successivamente evoluta verso la creazione di un più ampio hub sociale, un luogo di partecipazione responsabile, non solo uno spazio fisico accogliente ed evoluto, con infrastrutture digitali e servizi gratuiti a disposizione dei cittadini e soprattutto dei giovani, ma anche un crocevia di esperienze, di idee, progetti e professionalità. La rivitalizzazione dell'ex compendio militare si colloca pertanto a pieno titolo nel processo di rigenerazione urbana che l'Amministrazione sta portando avanti, da non intendersi solo come fatto fisico, ma come processo finalizzato all'integrazione sociale, culturale e funzionale, mediante la formazione di nuove centralità urbane.

La nascita di Nòva nel 2019, si inserisce all'interno di un'ampia ed eterogenea rete di partner locali coinvolti dall'amministrazione Comunale nell'attività di co-progettazione attraverso una manifestazione di interesse ad evidenza pubblica. Il partenariato è articolato; ci sono realtà che si occupano di animazione e aggregazione giovanile, Associazioni di promozione sociale che si occupano di counseling, orientamento, supporto e arti performative, Cooperative di educatori che già collaborano con il Comune nei servizi educativi e, infine, una realtà con un vocazione spiccata in ambito musicale. Oggi Nova è uno spazio accessibile governato da un partenariato pubblico-privato che trasforma un immobile in decadimento in bene comune. La rete è organizzata da gruppi di lavoro coordinati dai Servizi Educativi del Comune, ed integra competenze e responsabilità.

La cabina di regia si riunisce periodicamente e le singole azioni sono gestite e monitorate da equipe tematiche. L’organizzazione è dettata da un calendario comune al quale possono accedere operatori pubblici e partner. Grazie all'opera di coordinamento, ogni partner è responsabile delle attività che propone e dispone delle chiavi di accesso ai locali prendendosi cura dello spazio quotidianamente per tutti quegli aspetti che possono essere utili a rendere accoglienti, fruibili e modulabili gli ambienti.

I macro-ambiti di attività in cui si sviluppano le azioni sono:

• aiuto scolastico, sostegno ed ascolto (informale e clinico) per prevenire la dispersione scolastica e il disagio giovanile;

• empowerment per rafforzare competenze dei giovani, attraverso la promozione di esperienze positive (quali tirocini, laboratori di orientamento alle scelte) estese anche a soggetti più fragili, oltre che attraverso pratiche di educazione alla cittadinanza democratica;

• benessere e animazione, per sostenere i percorsi di crescita dei giovani in una prospettiva di contrasto dei comportamenti a rischio e prevenzione della devianza, prevedendo momenti di svago con musica, performance, mostre e concerti.

• Sportello Servizio Civile

• Spazio studio universitari

• Laboratorio di sartoria e fotografia

• Avvio di un hub digitale che si è sviluppato a partire dalla sottoscrizione di un accordo di partenariato con il Consorzio TOP IX e la nascita di un maker space votato all'innovazione tecnologica e digital.

Lo scopo di Nova è anche quello di creare occasioni di incontro culturale sociale ed educativa. Occasioni che si trasformino in esperienze inclusive mediate dall'arte piuttosto che dalle relazioni che nascono dall'abitare lo stesso spazio. I partner e il Comune sono attivi nel cercare collaborazioni offrendo lo spazio come luogo di co-progettazione e valorizzazione degli specifici di associazioni, gruppi e singoli. Un modello che punta ad accogliere altri progetti consentendo le contaminazioni opportune e che mira a responsabilizzare i diversi partner nel produrre, gestire monitorare esperienze e percorsi per la città. Desiderio del gruppo di conduzione è anche quello di implementare l'offerta di occasioni a libera fruizione aperte alla cittadinanza attraverso una programmazione annuale di eventi culturali.

Per ampliare e far crescere questo spazio, nei prossimi due anni (inizio lavori settembre 2022) sono previsti interventi di riqualificazione e di ristrutturazione dell'intero complesso con un investimento di oltre tre milioni di euro finalizzato alla realizzazione di un'area food/ristorazione; spazi per residenze artistiche e performative, coworking; un ostello che permetteranno allo Spazio Nova di ampliare la propria offerta e di diventare un modello di riferimento per il territorio. E' inoltre obiettivo di questa Amministrazione dar corso ad un percorso finalizzato all'attivazione di un partenariato speciale pubblico-privato, per la definizione del modello di governance innovativo che affianchi la gestione funzionale ed efficiente dello spazio, alla valorizzazione di un bene pubblico.

Pesaro. Decumano Carbon Free

Il progetto di rigenerazione urbana del centro storico di Pesaro persegue due obiettivi principali: implementare la qualità dell'abitare a mezzo cultura e disegnare una strategia per la sostenibilità ambientale in linea con la tutela dei valori storico-paesaggistici della città vincolata.

Decumano carbon free è la proposta di azioni integrate per la rigenerazione dell'ambito Nord del centro storico di Pesaro che, al di fuori dei suoi assi urbani prevalenti, è caratterizzato da fenomeni di abbandono e deperimento del patrimonio edilizio storico.

Obiettivi: riqualificazione del centro storico in chiave abitativa e residenziale attraverso quattro linee di indirizzo:

1.Sostenibilità

2.Sviluppo economico

3.Servizi di welfare diffusi

4.Partnership operatori economici

La riqualificazione del centro storico prevederà interventi abitativi ad assetto variabile: a. edilizia ed abitabilità residenziale per favorire un sistema di alloggi popolari calmierati e che garantiscano benessere abitativo alle fasce deboli; b. edilizia residenziale per artisti, studenti e professionisti per creare un ecosistema favorevole allo sviluppo economico e culturale della città in una prospettiva si sviluppo urbano incentrata sulla culture economy; c. creazione di posti letto per favorire variegate tipologie di turismo con differenti esigenze.

La sostenibilità verrà implementata attraverso sistemi di produzione energetica sostenibile ed innovativa, tra i vari interventi si menziona un intervento che attraverso un impianto open loop utilizzi l'acqua recuperata dal fiume come scambio termico diretto.

Lo sviluppo economico prevede la realizzazione di residenze per artisti e professionisti che in un'ottica di interscambio, generi un sistema culturale e professionale atto a valorizzare un vantaggio competitivo nello sviluppo urbano. Interessante anche la previsione di utilizzare tali opportunità per accrescere e riqualificare le modalità di attrazione investimenti locale.

I servizi di welfare provengono da un bando di coprogettazione attraverso il quale, individuata un'ATS composta dai maggiori operatori del terzo settore locali, realizzeranno un hub fisico e virtuale per garantire la catena dei servizi necessaria, puntando sull'accesso alla cultura come strumento di costruzione della socialità e mobilità sociale.

La partnership economica è stata effettuata tramite una manifestazione di interesse che, sulla base del progetto preliminare, ha coinvolto imprese e professionisti da tutta Italia. E' stata creata una short list di imprese che, sulla base del progetto definitivo, proporranno interventi e soluzioni tecnologiche adatte.

Il progetto intende riqualificare e valorizzare spazi da dedicare alla qualità dell'abitare, sulla base di un recupero filologico di ampie porzioni del centro storico, assumendo in questo modo un processo ad ingegneria inversa che innesti sulla “qualità dell'abitare”, anche un rilancio per lo sviluppo socio-economico, si evidenzia infatti che le progettualità previste su decumano carbon free, sono state elaborate in piena coerenza e secondo un principio di continuità sia con agenda urbana (POR FESR) sia con il bando Rigenerazione Urbana, ciò al fine di garantire una vision decennale alle prospettive strategiche per il rilancio della città post crisi 2008 e post crisi Covid.

La partnership progettuale, che costituisce un vero e proprio comitato di pilotaggio del progetto (vedi cartiglio allegato), ha previsto la partecipazione delle Associazioni di Categoria, Sindacati e rappresentanti del terzo settore.

La particolare ed innovativa impostazione progettuale, ha fatto sì che Decumano Carbon Free sia stato menzionato dal MIT quale best practice tra i 13 progetti più innovativi.

Volterra. Per un Teatro Stabile nel Carcere di Volterra

Nel 2001 fu costituito nella Casa di Reclusione di Volterra, tramite un protocollo di intesa tra Ministero della Giustizia – Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, Regione Toscana, Provincia di Pisa, Comune di Volterra e Ente Teatrale Italiano, il Centro Nazionale Teatro e Carcere. Tale struttura, riconoscendo al lavoro della Compagnia della Fortezza di Volterra il ruolo di esperienza pilota nell'ambito del sistema penitenziario per i risultati raggiunti nei confronti dei detenuti sia sul piano della funzione trattamentale che sul piano dell'espressione artistica, si configurò come luogo (materiale e immateriale) di sperimentazione, formazione e produzione artistica, culturale e scientifica e di coordinamento nazionale e internazionale di esperienze centrate sul tema ‘teatro e reclusione'.

Sulla scia di tale percorso nacque, a partire dal 2008, la volontà di costruire un teatro stabile all'interno del carcere di Volterra aperto al pubblico esterno, per dare immediato lavoro ai detenuti formati dai corsi già attivati nel carcere e a numerosi giovani del territorio, per ospitare gli spettacoli della Compagnia della Fortezza e una stagione teatrale aperta ad altre compagnie, iniziative culturali, formative ed espositive, rivolte ad un pubblico interno ed esterno, scuole, operatori provenienti da tutto il mondo e generare un nuovo indotto durante tutto l'anno.

Dopo tanti anni di lavoro e grazie alla ferma volontà dell’attuale Amministrazione Comunale e della Regione Toscana, nonché al determinante impulso della Candidatura di Volterra a Capitale Italiana della Cultura 22 sul tema della Rigenerazione Umana, di cui la Compagnia della Fortezza è stata uno dei pilastri, il 3 febbraio 2022 è stato finalmente pubblicato il bando per la progettazione definitiva ed esecutiva e per la direzione dei lavori di realizzazione di una struttura teatrale nel Carcere di Volterra.

Il Teatro Stabile nel Carcere di Volterra sarà il primo al mondo, un teatro simbolo di un carcere che si è trasformato da Istituto di Pena in Istituto di Cultura e che con esso ha già di fatto trasformato la comunità esterna e la città che lo ospita, rendendola di diritto la capitale della Rigenerazione Umana.

Un teatro pensato, nella sua collocazione e configurazione architettonica, come luogo di confine tra la città reclusa e quella libera, per essere simbolo e metafora, oramai non più solo ideale, ma anche fisica di una continua osmosi generativa tra interno ed esterno del carcere.

Un teatro che pur essendo costruito dentro le mura di un carcere, le rende di fatto trasparenti, rendendo visibile all’umanità, quello che di solito è invisibile.

Un teatro che pur non essendo fisicamente ancora realizzato ha già di fatto avviato un grande e unico processo di rigenerazione urbana.

Dice Armando Punzo, responsabile della Compagnia: “Il mio teatro ideale lo immagino trasparente ed escluso, in disparte, spaventoso perché promette la morte a chi solca la soglia posta in alto nel cielo. All'orizzonte non un uomo, ma un volo di uccelli, ambasciatori della levità che lì viene cercata. L'ingresso come un lungo cammino di spoliazione che attraversa una serie di camere; sulla porta di ogni camera un'iscrizione che nomina le componenti dell'uomo a cui bisogna rinunciare per andare incontro alla leggerezza. Un teatro con vista sulle sbarre che lo circondano, come a proteggerlo dagli attacchi di chi non sa e non conosce. Uno spazio unico, vivo e indipendente, che genera forme che mutano con il mutare delle stagioni dell'animo. Un teatro come il torace di un animale mitologico, dalle pareti vive, che respirano, si allargano e mutano le loro reali dimensioni in relazione alle idee, alle azioni e alle sensazioni che ne scaturiscono. Il pubblico lo immagino assente, sostituito da uomini che condividano la nostra stessa pratica, che sognino il nostro stesso sogno.

Abbiamo bisogno di spazio. Nel teatrino Renzo Graziani, due celle unite, lavorano settanta persone durante l'inverno. Il teatro vuole spazio. C'è bisogno di rendere stabile un'esperienza che è stata vissuta per oltre trent'anni in maniera pionieristica. Bisogna immaginare e realizzare un grande Centro stabile di formazione professionale e culturale che lavori tutto l'anno con docenti, attori, studenti, ballerini, cantanti, ricercatori, tecnici, fonici.

Un lavoro che in parte viene già svolto in mezzo a difficoltà enormi, che lotta contro forze conservatrici distruttive, contro silenzi che sono negazioni.

Abbiamo bisogno di lavorare, non chiediamo altro. Lavorare senza battersi contro. Battersi solo per costruire. Siamo abituati alla precarietà, ma non abituati a rassegnarci a questa instabilità indotta e forzata. Stabilità alla Compagnia della Fortezza significa lavoro e cultura. Per tutti sempre”.

Livorno. Complesso delle Terme del Corallo

Il Comune di Livorno intende sostenere processi di relazione culturale con le Gallerie degli Uffizi di Firenze, nel più ampio contesto del progetto “Uffizi diffusi”, destinato a far acquisire alle Gallerie una dimensione regionale, con la delocalizzazione di opere cosiddette “nascoste” della collezione, secondo un principio che tenga conto dell’identità dei luoghi selezionati.

Per la completa valorizzazione del suddetto Polo Culturale delle Terme della Salute non è possibile prescindere dal progetto di demolizione del prospiciente cavalcaferrovia (costruito agli inizi degli anni 80 del secolo scorso) e dalla contestuale realizzazione del sottopasso della linea ferroviaria tirrenica, in prossimità della Stazione Centrale di Livorno, come viabilità alternativa, che permetterà il ripristino integrale del parco antistante.

Il complesso delle Terme della Salute, edificato a partire dal 1903, com’è noto, costituisce, con l'annesso lussuoso Hotel Corallo, un tipico e raffinato esempio di architettura e stile liberty, realizzato nell'area dove venne scoperta una polla d’acqua minerale con benefici effetti salutari.

Le Terme divennero nel corso degli anni uno dei principali centri di attrazione di Livorno, incrementandone la fama turistica; questo fino al 1940, quando lo stabilimento delle Acque della Salute cessò l'attività termale a causa della minor portata dell'acqua dalle sorgenti ed iniziò la produzione industriale delle acque minerali Corallo.

L’edificio rimase per molto tempo in stato di assoluto abbandono, anche a seguito di un devastante incendio, fino a quando nel 2005 fu acquistato da una società immobiliare, con la finalità di realizzare nuovi edifici residenziali. Nell'ottobre del 2009 le Terme furono acquisite nel patrimonio comunale e da allora, compatibilmente con le risorse disponibili, è cominciato un parziale recupero, per salvaguardare quanto più possibile le strutture e restituirne una parte alla città.

Un primo importante intervento è stato il recupero del parco, con destinazione di giardino pubblico, nel giugno del 2013 e, successivamente, è stato eseguito il rifacimento del tetto del Padiglione della Sala della Mescita, per salvaguardarne le strutture ed i decori sottostanti. Successivamente, è stato redatto un progetto di restauro e rifunzionalizzazione di un primo lotto funzionale, candidato e finanziato nell’ambito del Bando delle periferie del 2016, per il padiglione della Sala della mescita da adibire a spazio polifunzionale per mostre e convegni, gli appartamenti adiacenti, il colonnato est e i giardino storico. I suddetti lavori sono stati approvati a aprile 2021 e sono nella fase dell’aggiudicazione definitiva dell’appalto.

Complessivamente, gli edifici che rimangono da restaurare e rifunzionalizzare sono, dunque, l’edificio speculare alla Sala delle Mescite, il colonnato ovest, il Padiglione di imbottigliamento, il deposito, due pozzi, il cinema e la loggia. Il volume corrispondente ai suddetti edifici è pari a 22.270,00 mc ed il computo complessivo delle risorse necessarie per i lavori di recupero corrisponde ad un importo stimato di € 10.250.000,00.

Il suddetto progetto consentirà di recuperare un patrimonio culturale di indubbio valore, sia per la città di Livorno che per il territorio regionale.

Bari. La rigenerazione urbana attraverso l'arte pubblica nel quartiere San Paolo

San Paolo 2030 è il piano di rigenerazione urbana fisica e immateriale sviluppato dall’amministrazione comunale di Bari per il quartiere San Paolo una delle periferie urbane della città oggetto negli ultimi venti anni di un processo di riscatto sociale e materiale. Tale processo ha avuto come obiettivo il miglioramento della qualità di vita per gli abitanti che di recente ha utilizzato la cultura e i processi culturali come elemento guida della trasformazione.
Il quartiere San Paolo è sorto alla fine degli anni ’50 quale insediamento di edilizia residenziale pubblica, fuori dalla cinta della SS 16 che racchiude la città consolidata. Questo isolamento, la carenza di servizi e di collegamenti assieme al basso assortimento del mix sociale lo ha reso un luogo insicuro, a forte vulnerabilità sociale e con un alto tasso di criminalità.
A partire dai primi anni 2000, con l’arrivo di una della linea metropolitana di superficie si è avviato un processo di rigenerazione che ha riguardato in prevalenza la dotazione infrastrutturale del quartiere, connettendolo al centro della città in pochi minuti e fornendolo dei servizi culturali, sportivi e di welfare prima carenti.

Negli ultimi anni la rigenerazione del quartiere sta assumendo una fase matura in cui le azioni fisiche di trasformazione urbana stanno ampliando il proprio spettro d’azione integrandosi progressivamente con le azioni immateriali volte ad una maggiore sensibilizzazione verso i temi dell’integrazione sociale, della consapevolezza ambientale e soprattutto della cultura espressa attraverso forme di arte pubblica o arte urbana.

L’intervento trainante che ha costituito il cuore della rigenerazione del quartiere attraverso l’arte urbana è QM- Quartiere Museale San Paolo, un progetto di arte murale che ha riguardato un complesso di edifici di proprietà dell’Agenzia Regionale per la Casa e l’Abitare della Puglia Centrale, che trasforma lo “spazio pubblico” del quartiere in “spazio espositivo pubblico”, attraverso la collocazione ragionata di opere di pittura murale a carattere monumentale sui volumi dell’abitato.

Attraverso la riconfigurazione di una componente estetica, la Musealizzazione Urbana è un’attività di riprogrammazione del rapporto territorio comunità basata su un’attività integrata di “reframing” territoriale articolata in tre fasi che utilizza la produzione di senso operata dall’insieme dei dipinti murali per attivare un potenziale orizzonte sociale ed economico per il territorio-comunità.

Le fasi del progetto hanno riguardato: una indagine quali-quantitativa iniziale utile all’individuazione dei cluster di popolazione oggetto di interviste per focalizzare luoghi e temi delle azioni di arte pubblica; a seguire, nella seconda fase si sono sviluppati i laboratori di community empowerment con l’obiettivo di generare una coscienza civica e senso di appartenenza nelle comunità dei residenti; mentre nella terza fase 15 artisti di calibro internazionale hanno realizzato le 15 opere murali.

QM - San Paolo è l’azione prevalente in un quadro di riqualificazione materiale e sociale fondata sulla cultura, inserito in un progetto più ampio che investe risorse utili al completamento dell’assetto museale a scala urbana. Ciò sarà possibile attraverso la prossima realizzazione dell’illuminazione artistica delle opere d’arte murale sulle facciate degli edifici assieme alla moderazione del traffico e al potenziamento dell’uso pedonale con interventi di urbanistica tattica che prevedono la colorazione delle pavimentazioni e l’allestimento con arredo urbano degli spazi aperti per potenziarne il loro carattere vocato alla socializzazione. I

n prossimità del punto nodale del progetto è prevista anche la riqualificazione di uno slargo oggi utilizzato come area a parcheggio attraverso il progetto G124 promosso dal senatore e architetto Renzo Piano per un progetto di rammendo di questa periferia.

Il nodo spaziale investito dal progetto QM-San Paolo compone un mosaico molto ampio di Interventi in corso nel quartiere che prevedono un investimento poderoso in termini di risorse finanziarie e di competenze. Il quartiere è oggetto di un intervento di moderazione del traffico, qualificazione dello spazio pubblico e greening urbano appartenente al Piano Periferie della Città Metropolitana di Bari.

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