Cittadinanza digitale, la sfida di essere pronti all’ambiente futuro
Il nuovo contesto tecnologico non deve farci perdere di vista l’essenza della nozione di cittadinanza
di Luca De Biase, Giusella Finocchiaro e Oreste Pollicino
4' di lettura
L’Italia è un Paese innovatore. Ma per quanto riguarda le tecnologie digitali è stato a lungo più utilizzatore che costruttore.
Non è soltanto questione di disponibilità di competenze. Anche. È soprattutto un tema di partecipazione al processo generativo dell’innovazione digitale: queste tecnologie sono talmente pervasive che per saperle usare, per applicarle creativamente alla propria attività, per addirittura modificarle o crearne di nuove, occorre adottarle ed essere parte del processo. La tecnologia digitale non è soltanto una strumentazione, è un ambiente.
Ambiente digitale
Come a più riprese ha osservato la Commissione Europea, appartenere in pieno alla comunità che vive nell’ecosistema digitale è questione di cittadinanza. Sicché la policy e il diritto della cittadinanza digitale sono premessa di sviluppo per l’economia, la cultura, la convivenza civile. Ma i problemi in proposito sono molteplici. Per la dirompente innovatività di queste tecnologie, che può essere cavalcata o subita.
Quando la cittadinanza si incontra con il digitale si assiste a una conflagrazione concettuale. La condizione digitale facilita l’esperienza di una molteplicità di cittadinanze: diversi livelli di membership territoriale (locale, nazionale, europeo, mondiale), diverse dimensioni della membership civica (accesso ai servizi, accesso all’informazione, accesso al dibattito); tutte vissute in modo relativamente differente in funzione anche delle piattaforme (non necessariamente locali) che si usano per partecipare a una qualche forma di contesto collettivo.
Cittadinanza confusa
In questo contesto, la cittadinanza rischia di essere vissuta in modo confuso: talvolta come una sorta di scambio di tasse contro servizi; talaltra come partecipazione a un destino comune, da costruire insieme.
Del resto, la cittadinanza si può vedere da dentro o anche da fuori. Cittadinanza come aspirazione per chi arriva e non può partecipare pienamente alla vita sociale e alle forme di sostegno che sono garantite ai cittadini. Cittadinanza come disinteresse, per chi non vota, per chi non crede nel sostegno statale, per chi non si riconosce nella nostra democrazia.
La domanda allora che nasce spontanea, in questo contesto, e che guiderà la riflessione, in tre parti, relative a sfide e modalità espressive della cittadinanza digitale è la seguente: si può ricostruire una forma di appartenenza più unitaria e più adatta alla contemporaneità senza tradire, da una parte, l’essenza della nozione di cittadinanza e dall’altra, la maggiore inevitabile complessità inevitabile legata al nuovo contesto tecnologico rilevante?
Non vi è dubbio che uno dei punti chiave sia la qualità del contesto mediatico. Non sarà forse l’elemento determinante. Ma risulta essenziale per la costruzione di un terreno comune intorno al quale ricostruire un’idea condivisa di cittadinanza. L’approccio analitico suggerito dalla media ecology induce a pensare che il terreno comune si trova in un equilibrio tra la dimensione fisica e quella digitale. E suggerisce che la governance del digitale non può essere sottovalutata rispetto alla governance del fisico. E strategicamente induce a pensare che la nuova cittadinanza non si costruisce ipotizzando un ritorno al passato ma studiando l’architettura dello spazio fisico e culturale nel quale si sviluppa la cittadinanza in modo che appaia più a portata di mano delle persone, meno privatizzata e tecnocratica, più adattabile di fronte al cambiamento.
Il livello giuridico
Uno dei problemi a questo punto è capire se e come tali indicazioni di sistema possano trovare una concretizzazione a livello giuridico.
Alla cittadinanza digitale è dedicata un’intera sezione del Codice dell’amministrazione digitale intitolata appunto “Carta della cittadinanza digitale”, nella quale sono affermati alcuni princìpi fondamentali. Innanzitutto il diritto all’uso delle tecnologie, secondo il quale chiunque ha il diritto di usare, in modo accessibile ed efficace, le soluzioni e gli strumenti informatici nei rapporti con i soggetti pubblici. E poi la previsione dell’identità digitale e del domicilio digitale, e il principio secondo il quale chiunque ha il diritto di accedere ai servizi online offerti dai soggetti pubblici tramite la propria identità digitale.
Gli strumenti di riconoscimento dell’identità digitale sono essenziali per l’esercizio dei diritti di cittadinanza digitale: per ogni comunicazione con le amministrazioni pubbliche, ma soprattutto per la partecipazione democratica elettronica. Sempre il Codice dell’amministrazione digitale prevede che deve essere favorita ogni forma di uso delle nuove tecnologie per promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini, anche residenti all’estero, al processo democratico e per facilitare l’esercizio dei diritti politici e civili.
Nel prevedere e normare la cittadinanza digitale l’Italia è stata fra i primi Paesi nel mondo, e oggi sono disponibili diversi strumenti: dallo Spid alle tante tipologie di firme elettroniche, che consentono di comunicare validamente online.
Allargando lo sguardo, nel ricco cantiere europeo sul digitale, si sta aggiornando il Regolamento Eidas, che disciplina l’identificazione, l’autenticazione e le firme elettroniche.
E ancora oltre, a livello globale, è stato approvato a luglio il Model Law dell’Uncitral (Commissione delle Nazioni Unite sul commercio internazionale) che consentirà sia l’identificazione digitale che l’utilizzo di diversi strumenti fiduciari (trust services) come, per esempio, la comunicazione certificata (non solo Pec, ma anche di Sms e di messaggio WhatsApp).
Gli strumenti giuridici non mancano, e anzi, l’esperienza italiana è stata utilizzata a livello internazionale e non solo europeo.
Ma certamente, sebbene tali strumenti siano essenziali per esercitare la cittadinanza digitale, non bastano, a costruirla e a fondarla. Gli elementi costitutivi vanno cercati anche altrove, come si proverà ad argomentare nel prossimo intervento sul tema.
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