CiviBank cambia pelle e si trasforma in spa e società benefit
di Paolo Paronetto
3' di lettura
CiviBank cambia pelle per sostenere gli obiettivi di crescita previsti dal piano strategico al 2023, cercando allo stesso tempo di rimanere fedele ai principi del credito cooperativo pur abbandonandone la forma giuridica. Il cda dell’istituto, che si definisce «l’unica banca regionale indipendente per il Nordest», ha infatti annunciato che sottoporrà all’assemblea dei soci in calendario il 12 aprile il progetto per la trasformazione da banca popolare a società per azioni e società benefit.
Un passo non obbligato, dato che l’istituto ha attivi per circa 5 miliardi ed è ancora lontano, quindi, dalla soglia massima di 8 miliardi prevista dalla legge di riforma delle Popolari. «Per noi è un’evoluzione, un nuovo modo di fare banca», che da una parte grazie alla spa «aiuta a stare sul mercato dei capitali e di acquisire nuove risorse» e che dall’altra, con la soluzione della società benefit, «mantiene fede al tradizionale attaccamento al territorio, prevedendo nello statuto che parte del valore creato dalla banca venga riversata nelle comunità», spiega il direttore generale Mario Crosta. A valle del via libera assembleare è previsto anche il lancio di un aumento di capitale a supporto dei piani di sviluppo messi in cantiere. «Il cda ha già una delega per una ricapitalizzazione fino a un massimo di 65 milioni e pensiamo di mantenerci attorno a una cinquantina di milioni», sottolinea Crosta, spiegando che la chiusura dell’operazione è attesa «tra la fine di giugno e metà luglio». L’aumento sarà offerto in opzione ai 16mila soci, ma in caso di inoptato è già pronta una rete di «imprenditori, istituzioni pubbliche e private», tra cui probabilmente almeno una fondazione di origine bancaria, «e un paio di compagnie assicurative con cui la banca ha rapporti», che andranno a rafforzare il nocciolo duro di azionisti radicati sul territorio di quella che punta ora a essere una public company.
«La banca vuole mantenere la sua completa autonomia e indipendenza – prosegue il manager – anche perché con quello che è successo alle altre banche del Triveneto si sono aperti nuovi spazi in un tessuto produttivo fatto soprattutto da pmi che hanno necessità di un dialogo diretto». Crosta, arrivato lo scorso dicembre dalla Banca di Piacenza e dopo un’esperienza più che decennale in Banca Etica, si dice convinto che «la biodiversità sia un valore anche in ambito bancario» e che grazie all’innovazione e a partership ad hoc sia possibile offrire alla clientela «servizi e prodotti di eccellenza» anche per istituti di dimensioni ridotte. Il piano strategico di CiviBank punta a un utile netto oltre i 14 milioni nel 2023 con un Roe al 4%, trainato da un incremento degli impieghi per oltre 430 milioni nel triennio e un’espansione della rete commerciale non solo nelle aree di storico radicamento di Friuli-Venezia Giulia e Veneto, ma anche nella provincia di Trento e a Modena. Una crescita che avverrà unicamente per linee interne dato che, nota Crosta, «al momento l’attività di M&A non è presa in considerazione», anche se non si esclude di poter valutare l’acquisizione di «filiali di altre banche». L’istituto continuerà anche a puntare sulle partnership commerciali, dall’espansione di quelle nella bancassicurazione con Helvetia e Itas alla crescita nel wealth management e al credito al consumo con la cessione del quinto. Il piano prevede inoltre la distribuzione di dividendi dal 2022, mentre per quanto riguarda le azioni «per il momento il mercato di riferimento rimarrà Hi-Mtf», anche se in futuro non può essere escluso dall’orizzonte uno sbarco a Piazza Affari: «Facciamo un passo alla volta – chiosa Crosta -. In futuro se saranno raggiunti i risultati del piano industriale è evidente la disponibilità a prendere in considerazione ulteriori evoluzioni, ma oggi è prematuro». La base di partenza è il bilancio 2020, chiuso con un utile salito a 6,8 milioni dai 2,7 del 2019, un margine di interesse in crescita del 5,3% a 63,7 milioni, costi operativi scesi a 63,1 milioni da 65,2 e un coefficiente Cet1 al 15 per cento. L’incidenza dei crediti deteriorati è pari al 9,4% al lordo delle rettifiche e al 4,9% al netto ed è vista in ulteriore discesa rispettivamente all’8% e al 4,6% nel 2023 grazie a un mix di cessioni e gestione interna. Per quanto riguarda infine il 2021 e l’impatto della pandemia di Covid-19, Crosta non rileva «segnali di crisi particolari», pur sottolineando la necessità che venga prorogata la scadenza delle moratorie «per non strozzare le imprese che hanno un conto economico che regge, ma che in questo momento hanno bisogno di liquidità». CiviBank negli ultimi mesi ha concesso 5.350 moratorie per 723 milioni, di cui 570 a imprese e 150 a famiglie.
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