Claude Cahun, le identità oltre il genere di un’artista anticonformista
“Claude Cahun, Under the skin” alla Kunsthal di Rotterdam, fino al 28 agosto, si segnala come una delle mostre imperdibili di questa stagione
di Stefano Biolchini
2' di lettura
Oggi è quasi fin troppo facile intendere quanto il “personale sia politico”, e questo seppure anni e anni di battaglie “di genere” per vedere riconosciuti i diritti delle comunità gay e lesbiche, o queer e genderless, siano ancora ben lungi da essere giunte a compimento.
Ecco quindi che l’attualità di un’artista come Claude Cahun, nome d'arte di Lucy Renée Mathilde Schwob (1894 – 1954), protagonista della mostra alla Kunsthal di Rotterdam, risulta ancor più stupefacente ai giorni nostri, considerando che si tratta di un’artista nata sul finire dell’ottocento, la cui opera ha attraversato la prima metà del secolo scorso, così densamente segnata dagli stravolgimenti delle due grandi guerre.
Le sue Foto alla Kunsthal
Perché la sorpresa che le sue foto destano è pari solo all’alto grado di riflessione sul tema dell’identità che con forza e determinazione è in grado di infondere.
E’ stata Cahun un’artista semanticamente densa, un’esponente del Surrealismo la cui riflessione ha spaziato ben oltre le sue fotografie o il suo profuso impegno di attivista politica e scrittrice. E se al centro della sua analisi estetica c’è, potente, la riflessione identitaria, questa travalica e non può assolutamente esser costretta nel puro dato autobiografico, che pure fu per lei determinante. Perché affrontare la poetica complessa e paradossale, ma anche referenziale e ironica, di questa artista significa anzitutto doverne considerare il tratto dannunziano del fare della “propria vita un’opera d’arte”.
Anticonformista
Anticonformista fino all’essenza, irriducibile a classificazioni determinisitche, Cahun fu antesignana interprete di una sorta di consunstanziazione al neutro, che le auto-impose l’ambivalenza del nome d’arte (Claude in Francia vale al femminile come al maschile) e non solo.E questo in una Parigi che le offrì la frenquentazione dei Surrelisti André Breton, Salvador Dalì, Tristan Tzara, Philippe Soupault, Man Ray, Henri Michaux, George Bataille, alcuni anche ritratti a più riprese nelle sue foto che, però, quasi sempre hanno al centro sé stessa oltre alla sua compagna di vita, la sorellastra e amore della vita, Suzanne Malherbe (in arte Marcel Moore).
Un mutante
E così come un mutante la ritroviamo nei panni di odalisca, con gli occhi segnati dal bistro in pose alla “maschietta”, in versione giovane “Buddha”, con i capelli rasati, vestita da marinaio, truccata da bambola, in mise alla “Pierrot”, spesso irriconoscibile. I suoi volti sono ironici, delicati, incantati o rabbiosi, come i suoi molti pseudonimi (fu prima Claude Courlis, Daniel Douglas ed infine Claude Cahun).
Rimasta a lungo ai margini delle grandi esposizioni dedicate ai Surrealisti, la sua ricerca - oggi così attuale - la premia finalmente. Il suo tratto inconfondibile e imprescindibile per artisti quali Cindy Sherman e Nan Golding, e - come sottolineano i curatori - anche per pop-star quali David Bowie la rendono senz’altro un unicum ben delineato dalle oltre sessanta opere in mostra.
Mostra raffina
Ed è per questo che la raffinata e filologicamente curata esposizione “Claude Cahun, Under the skin” alla Kunsthal di Rotterdam, fino al 28 agosto, si segnala come una delle preziosità della stagione. Per chi transita in Olanda questa mostra lontana dai facili riflettori è a mio avviso, e senza alcun dubbio, fra le tappe davvero imperdibili.
“Claude Cahun, Under the skin” alla Kunsthal di Rotterdam fino al 28 agosto
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