Claudia Parzani: «Critico il rinvio delle assemblee dei soci»
La Western Europe Managing Partner di Linklaters sottolinea come le imprese si trovino ad affrontare una serie di complessità: dalla supply chain ai contratti, dalla governance alle assemblee. E nel prossimo futuro dovremo attenderci una nuova stagione di ristrutturazioni aziendali
di Monica D'Ascenzo
7' di lettura
“In questo momento dobbiamo cercare di presidiare tante aree critiche. Ad esempio la supply chain. A livello macro ci sono enormi rischi potenziali derivanti dall'interruzione delle catene di approvvigionamento. Ad essere impattati sono tutti, dal mondo economico e finanziario alla sicurezza internazionale. Questo potenzialmente imporrà una rilettura di tutti i contratti che potrebbero scontrarsi con casistiche diverse. Mi riferisco a questioni legate alla flessibilità e scalabilità, ai cambiamenti sopraggiunti, ai waver e ai casi di force majeure. Ma anche e semplicemente ad inadempienze o ai rischi connessi alla contaminazione delle merci”. Claudia Parzani, di Linklater, ha chiaro che la complessità economica e legale degli effetti del Covid-19 non può essere rimandata. Le aziende hanno urgenze da affrontare nel più breve tempo possibile. Come nel caso delle assemblee degli azionisti. La stagione è alle porte e si deve capire velocemente come agire. “Le assemblee convocate prima del 3 aprile non si terranno. E resta da capire se quelle già fissate in date successive verranno confermate o rinviate. A prescindere dalla date, questa situazione porterà con sé un'altra serie di problemi. Se è vero che le misure di “distanziamento sociale” anti contagio possono essere adottate anche in ambito societario (così come chiarito dal Consiglio Notarile di Milano nella nuova massima “emergenziale” n. 187) il tema che resta è quello di garantire la partecipazione e l'identificazione dei partecipanti alle assemblee, quali gli azionisti” osserva Parzani, che aggiunge: “Con il posticipo delle assemblee assisteremo allo slittamento delle nomine dei nuovi consigli e della distribuzione dei dividendi. Ci sono poi una serie di incognite collegate ai diversi adempimenti societari come ad esempio l'approvazione dei dati di periodo in assenza dell'approvazione del bilancio. Ci sarebbe poi da chiedersi sul tema dividendi e attesa distribuzione degli stessi, quale sia il parere degli azionisti, in particolare penso a quelli che per loro natura oggi giocano un ruolo importante nel sostegno al Paese, come le Fondazioni bancarie”.
Parzani, come tutto il suo studio sta lavorando da remoto: “In Italia siamo riusciti a gestire tutto nel weekend e con la nostra esperienza, ispirata anche a quella asiatica, stiamo preparando anche gli altri Paesi europei a fare lo stesso, in tempi molto rapidi. Anche in una notte. Lo stiamo facendo anche con i nostri clienti con cui scambiamo best practice, perché in questa fase di emergenza diventa di fondamentale importanza condividere informazioni e modelli organizzativi”.
I temi di governance sono per altro all'ordine del giorno: “Oggi l'unica cosa che possiamo fare è stare vicini alla nostra base di stakeholder. Stiamo affrontando una serie di temi di governance: sono stati approntati piani di successione temporanea, se succede qualcosa al management? Questo è uno dei temi affrontati dalle aziende in questo momento. Inoltre, ad esempio, c'è da capire come inserire nei prossimi comunicati finanziari le informazioni legate all'impatto del virus sul business. Chiedendosi sempre quali informazioni siano price-sensitive”. Non solo: “Considerato che questi manager stanno lavorando giorno e notte per affrontare questa situazione, sarà necessario rivedere anche i loro piani di incentivazione spesso legati ad un mix di misure finanziarie e non. Ci sarà da capire, a seconda dell'impatto di Covid-19 sulle aziende, se i comitati di remunerazione riusciranno a rivedere i termini e ad adeguare tali misure. Restano sempre da valutare gli impatti del potenziale esercizio discrezionale di questo potere su politiche retributive, regolamenti e aspettative di investitori e stakeholder”.
Gli allarmi per la tenuta dell'economia italiane e per quella delle singole aziende arrivano da più parti. Il governo ha deciso di stanziare 25 miliardi per l'emergenza, ma ancora è impossibile capire se saranno sufficienti. “Il governo ha reagito in maniera proattiva per proteggere la popolazione e limitare l'impatto economico dell'emergenza. È un'iniziativa da valutare positivamente, che sembra abbia il sostegno europeo, e le misure fiscali saranno lo strumento più efficiente. Potrà sicuramente contribuire a ricostruire un clima di fiducia per il Paese” commenta Parzani, che comunque aggiunge: “Ci sarà un'altra ondata di ristrutturazioni importante. Post 2008 alcune aziende sono entrate in ristrutturazione e ne sono uscite, ma ce ne sono altre che hanno affrontato più cicli di ristrutturazione finanziaria da allora e non sono ancora solide. Si dovrà, quindi, affrontare il tema della liquidità delle aziende, dei contratti che contengono previsioni che possono impattare sulle linee di finanziamento”. La recessione che rischiamo di dover affrontare rischia, però, di avere caratteristiche diverse e in qualche modo peggiori: “Nel 2008 la crisi si è abbattuta in modo particolare su alcuni settori, pensiamo a quello finanziario o bancario ad esempio. Oggi invece la sensazione è che questa nuova crisi stia avendo un impatto decisamente più diffuso e con effetti più immediati. I settori maggiormente impattati al momento sembrano il turismo, il trasporto, il tessile e l'automotive. Stiamo forzatamente cambiando le nostre abitudini e i nostri comportamenti e i settori colpiti saranno praticamente tutti e non solo a monte ma anche a valle di tutta la filiera con anche le attività commerciali costrette a rimanere chiuse”.
Un altro capitolo da affrontare sarà quello delle operazioni straordinarie e degli investimenti dei fondi chiusi. “Chi era sotto fase di due diligence ora dovrà aggiungere nella reportistica la valorizzazione degli impatti che il virus ha avuto sul business e proiettarli in modo scrupoloso nel medio lungo. Ci sono studi che indicano già una ripresa nella seconda parte dell'anno con un ritorno anche degli investitori. Ma in realtà al momento non abbiamo dati sufficienti per avere una lettura economica della situazione” osserva Parzani, che prosegue: “I private equity, ad esempio, si troveranno a fare una due diligence non solo basandosi sullo storico ma provando a ragionare in modo nuovo e più approfondito sul prospettico. Quindi cambierà il modo di scegliere gli investimenti da fare. Mi auguro che questi fondi abbiano voglia di investire nelle nostre aziende e che le nostre aziende riescano a far prevalere le loro eccellenza che ci rendono ancora leader mondiali in molti settori, dal manifatturiero ai servizi. Serviranno capitali per facilitare il ritorno alla normalità, soprattutto per quelle aziende medio piccole, che rischiano di essere enormemente impattate, perché sono parte di una catena. Si potrebbe avere un effetto domino che può essere un amplificatore della crisi. I fondi saranno molto attenti a leggere queste dinamiche in ottica di investimento”.
Ma per le aziende, per essere appetibili per fondi e investitori in generale, non è sufficiente riuscire a mettere in salvo il proprio business e i propri conti: “Le aziende sono forti se insistono su un territorio forte. Devono supportare il territorio ed esserne supportate. Quanto è difficile essere una casa bellissima in un contesto esterno dequalificato? Ognuna delle nostre aziende che oggi lotta per supportare il Paese in questa fase di emergenza, lo fa per riqualificare il contesto in cui è inserita contribuendo in questo modo a ridisegnare un futuro con prospettive economiche positive. In questo momento chi può permetterselo e ha la resilienza deve supportare.
Imprese, fondazioni, privati. Ognun sta facendo la propria parte, anche partecipando alle diverse raccolte fondi lanciate negli ultimi giorni. “È ovvio che possiamo uscirne solo con un gran senso di responsabilità civico e sociale. Le aziende che stanno chiudendo i loro negozi contribuiscono con la loro decisione ad accorciare i tempi del ritorno alla normalità. È una risposta giusta sia sul piano sanitario sia sul piano economico” osserva la manager, per la quale ormai è scontata la “consapevolezza che l'Italia sia solo in una fase particolarmente avanzata di quello che accadrà anche negli altri Paesi europei. Il percepito comune è che noi siamo solo i precursori di ciò che sta accadendo non da ultimo anche negli altri Stati. Infatti, noi stiamo preparando tutti i nostri uffici europei ad affrontare ciò che stiamo vivendo in Italia. E ora anche in Spagna”. E in Linklater l'operatività non si è bloccata, ma è ancora presto per vedere gli effetti di ciò che sta accadendo: “Certo si è fermata l'attività legata ai mercati finanziari, ma per il resto stiamo gestendo anche closing di operazioni di grandi dimensioni. Sapremo giudicare solo fra qualche tempo i risvolti economici, oggi stiamo gestendo l'emergenza sanitaria e con un occhio guardiamo alle implicazioni economiche” sottolinea Parzani, aggiungendo: “Gli studi legali e in generale le società di servizi professionali possono contare per definizione su una maggiore flessibilità rispetto ad esempio ad aziende manifatturiere ancorate al processo produttivo e alle fabbriche. Quindi anche in questo caso per noi, forse, è più semplice che non per altre realtà riuscire a lavorare in smart working. Sempre che di smart working si possa parlare. Quello che stiamo vivendo ora non è un semplice lavoro da remoto. In questi giorni tutte le nostre case vivono e pulsano. Chi lavora deve dividersi tra le proprie attività e la gestione di tutto il resto. Da qui la difficoltà di essere efficienti come avviene in ogni situazione di crisi in cui le priorità continuano a cambiare”. E la'ltra difficoltà è quella di far fronte a uno smart working praticamente totale dello studio, che per dimensione pone problemi mai affrotnati prima: “Tra l'altro guido il team di Marketing e Business Development mondiale che vede partecipanti da Hong Kong a New York e il board composto dai Managing Partner Europei. Siamo tutti abituati a riunirci in video conferenza. Il tema, in questo momento, è però la dimensione: un conto è gestire un board internazionale di 20 persone collegate da remoto, un altro è permettere a tutte le nostre persone di lavorare da fuori e fare in modo da ottenere la stessa performance dal sistema”. Un intreccio, quindi, di vita professionale, personale, sociale, economica difficile da dipanare in questo momento, se non con molta lucidità e capacità di interpretare ogni aspetto della realtà nuova che stiamo affrontando.
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