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Clima, dopo la pandemia le emissioni tornano a crescere dell’8,5%

I dati del National Inventory Report del 2023: superata la battuta d’arresto, tornano a crescere emissioni di CO2 e altri inquinanti

di Davide Madeddu

A Londra la protesta degli ambientalisti di Extinction Rebellion

3' di lettura

Le emissioni di gas serra e altri inquinanti crescono. E l’andamento che registra nel 2021 un più 8,5 per cento sembra destinato a salire ulteriormente preannunciando per il 2030 «scenari poco promettenti» e per i quali è necessario invertire la rotta. 

Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto Ispra il National Inventory Report 2023 che disegna il quadro globale e di dettaglio della situazione italiana sull’andamento dei gas serra dal 1990 al 2021 e dalla elaborazione effettuata dall’Ispra per monitorare gli effetti del Piano nazionale energia e clima.

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Dopo la pandemia crescono i valori

Superata la cosiddetta “battuta d’arresto” legata alla pandemia e allo stop imposto dalle restrizioni, in un solo anno i valori hanno registrato una crescita del più 8,5 per cento. Un dato in crescita anche se inferiore al 20 per cento del 1990. Un fatto legato alla crescita negli ultimi anni della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico), dell’efficienza energetica nei settori industriali e al passaggio all’uso di combustibili a minor contenuto di carbonio. 

Emissioni sopra l’obiettivo 

A leggere i dati e sentire gli esperti dell’istituto però emerge che la riduzione non è sufficiente. «Le emissioni - chiariscono i ricercatori -risultano di 11 milioni di tonnellate al di sopra dell’obiettivo stabilito per il 2021».

Un futuro poco promettente

La situazione, secondo le stime, sarebbe destinata proseguire anche nel futuro. E sarebbero poco promettenti anche gli scenari al 2030. «Attesa una scarsa riduzione delle emissioni nei settori trasporti e riscaldamento e un disallineamento rispetto agli obiettivi stabiliti dall’Effort Sharing che nel 2030 potrebbe superare i 15 Milioni di tonnellate». Per i ricercatori è «fondamentale quindi invertire il trend se vogliamo rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni».

Il peso dell’energia e dei trasporti

A incidere in maniera pesante per circa la metà delle emissioni nazionali di «gas climalteranti» ci sono i settori della produzione di energia che comunque registra nell’arco di 31 anni (dal 1990 al 2021) una riduzione del 21,8 per cento e quello dei trasporti. A diminuire anche il settore delle emissioni provenienti dal settore manifatturiero e delle costruzioni (il calo è nel primo caso del 37,2 per cento e nel secondo del 41,5). 

Il settore dei trasporti contribuisce in maniera importante alle emissioni nazionali di gas serra: nel 2021 il settore ha contribuito complessivamente per il 24.7 per cento rispetto al totale nazionale di cui il trasporto stradale costituisce la fonte maggioritaria di emissioni (93 per cento del settore dei trasporti). 

La prospettiva

Quanto agli scenari futuri il quadro è presto rappresentato. «Per il periodo dal 2013 al 2020, l’Italia ha rispettato gli obiettivi di riduzione assegnati, risultato dovuto sia alle politiche e misure adottate, sia ai diversi cicli di crisi economica, connessi alle dinamiche economiche globali - fanno sapere dall’Ispra -. Ma nello stesso periodo i settori trasporti e civile non mostrano riduzioni emissive significative». Non è tutto.

«Sebbene in questi settori negli anni a venire sono attese alcune riduzioni, queste risultano ancora troppo contenute portando l’Italia a rimanere al di sopra degli obiettivi per tutto il decennio 2021-2030 - proseguono dall’istituto -: secondo gli obiettivi proposti dalla Commissione europea, al 2030 le emissioni Effort sharing di gas serra dovrebbero ridursi del 43.7 per cento rispetto ai livelli del 2005, mentre i nostri scenari ci indicano una riduzione di meno del 30 per cento».

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