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Clima, gli scienziati: «Prepariamoci alle conseguenze più estreme»

Fame, eventi estremi, guerre e malattie trasmesse da vettori: ecco le priorità secondo gli esperti guidati dall’università di Cambridge. E invocano l’Ipcc

di A.Mac.

(Ansa)

3' di lettura

Il cambiamento climatico può realmente trasformarsi in una catastrofe per l’intera umanità: bisogna dunque prepararsi agli scenari peggiori, che vanno dalla decimazione della popolazione mondiale fino all’estinzione dell’uomo, focalizzando gli sforzi della ricerca su quattro temi cruciali, ovvero fame e malnutrizione, eventi meteo estremi, guerre e malattie trasmesse da vettori (come zecche e zanzare). A lanciare questo appello è un gruppo internazionale di esperti guidato dall’Università di Cambridge, in uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas).

I ricercatori chiedono in particolare al Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) di dedicare un rapporto alle loro conseguenze più estreme, per spronare la comunità scientifica e informare i cittadini. «Ci sono molte ragioni per credere che il cambiamento climatico possa diventare catastrofico, anche a livelli di riscaldamento modesti», afferma il primo autore dello studio, Luke Kemp dell’Università di Cambridge.

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Effetti a catena

«Il cambiamento climatico ha avuto un ruolo in ogni evento di estinzione di massa. Ha favorito la caduta di imperi e ha plasmato la storia. Anche il mondo moderno sembra essersi adattato a una particolare nicchia climatica. Al disastro non ci si arriva solo per le dirette conseguenze delle alte temperature, come gli eventi meteorologici estremi. Effetti a catena come crisi finanziarie, conflitti e nuove epidemie potrebbero innescare altre calamità e impedire la ripresa da potenziali disastri come la guerra nucleare».

I modelli usati dagli esperti indicano che le aree di caldo estremo (quelle con una temperatura media annuale di oltre 29 gradi, dove oggi abitano circa 30 milioni di persone tra Sahara e costa del Golfo) potrebbero estendersi così tanto da interessare ben due miliardi di persone entro il 2070. «Queste temperature e le loro conseguenze sociali e politiche influenzeranno direttamente due potenze nucleari e sette laboratori di massimo contenimento che ospitano i patogeni più pericolosi: c’è una forte possibilità di effetti a catena» sottolinea uno degli autori dello studio, Chi Xu dell’Università di Nanchino.

McGuire: «Non c’è più tempo»

Intanto è arrivato anche l’allarme del libro «Hothouse Earth», di Bill McGuire, professore emerito di rischi geofisici e climatici all’University College di Londra. Come chiarisce il docente, nella recensione riportata sul Guardian, per troppo tempo abbiamo ignorato i segnali espliciti sul riscaldamento globale dovuto a un aumento delle emissioni di anidride carbonica.

Senza mezze parole il professore ammonisce che ora non c’è più alcuna possibilità di evitare un crollo climatico pericoloso e onnipervasivo. Abbiamo insomma superato il punto di non ritorno e possiamo aspettarci un futuro in cui ondate di calore letali e temperature superiori a 50°C sono comuni ai tropici; dove le estati alle latitudini temperate saranno invariabilmente calde, e dove i nostri oceani sono destinati a diventare caldi e acidi.

Sapere per agire

A questo proposito, il vulcanologo, che è stato anche membro del Natural Hazard Working Group del governo britannico, assume una posizione radicale. La maggior parte degli altri esperti di clima sostiene ancora che abbiamo ancora tempo, anche se non molto, per ottenere riduzioni significative delle emissioni di gas serra. Una rapida spinta verso lo zero netto e l’arresto del riscaldamento globale è ancora alla nostra portata, dicono.

Tali affermazioni sono respinte da McGuire. «Conosco molte persone che lavorano nelle scienze del clima che dicono una cosa in pubblico ma una cosa molto diversa in privato. In confidenza, sono tutti molto più spaventati dal futuro, ma non lo ammetteranno in pubblico. Io chiamo questa pacificazione climatica e credo che peggiori solo le cose. Il mondo ha bisogno di sapere quanto andranno male le cose prima di poter sperare di iniziare ad affrontare la crisi».

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  • Alessia MaccaferriCaposervizio Nòva 24 - Il Sole 24 Ore

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: italiano, inglese

    Argomenti: innovazione sociale, impact investing, filantropia, fundraising, smart cities, turismo digitale, musei digitali, tracciabilità 4.0, smart port

    Premi: Premio Sodalitas (2008), premio Natale Ucsi (2006), European Science Writer Award (2010)

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