Climate change: gas serra a livelli record con l’aumento dell’uso del carbone
Lo shock energetico e l’invasione dell’Ucraina spingono il ricorso alla più sporca delle fonti. Il balzo delle emissioni è dovuto soprattutto alla Cina
di Gianluca Di Donfrancesco
2' di lettura
Il mondo che ritorna al carbone per alimentare le sue centrali elettriche libera nell’atmosfera quantità record di gas serra. Lo attesta l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) in un rapporto dell’8 marzo. Nel 2021 le emissioni di anidride carbonica sono balzate del 6%: l’incremento maggiore di sempre porta la CO2 al livello più alto mai registrato. L’esatto contrario di quello che dovrebbe accadere per frenare l’aumento delle temperature globali e il climate change.
Il grande rimbalzo e il ruolo della Cina
Secondo la Iea, le emissioni di CO2 superano abbondantemente il calo che si era registrato nel 2020, a causa della pandemia da Covid-19. Il rimbalzo delle economie e la ripresa delle attività hanno reso ancora meno realistici i pur tiepidi impegni presi solo qualche mese fa dai leader mondiali, riuniti nella Cop26 di Glasgow.
L’incremento delle emissioni è dovuto soprattutto alla Cina, già prima al mondo per anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera. Nel 2021, le emissioni di CO2 nel Paese sono aumentate di oltre 11,9 miliardi di tonnellate, pari al 33% del totale. La domanda di elettricità in Cina è cresciuta del 10% nel 2021, quando il Pil è balzato dell’8,4%.
Il ruolo del carbone
Prima causa dell’incremento dei gas serra è stato l’aumento dell’uso del carbone, sostiene la Iea. L’impennata del prezzo del gas ha spinto a utilizzare la più sporca delle fonti fossili, quella che, secondo la scienza, dovrebbe essere abbandonata il prima possibile. Lo si è visto anche nell’Europa del Green Deal. E con l’aggravarsi dello shock energetico, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, la situazione non potrà che peggiorare. Il carbone emette il doppio della quantità di anidride carbonica rispetto alle centrali a gas.
«Il passaggio da gas a carbone ha spinto le emissioni globali di CO2, generate dalla produzione di elettricità, di oltre 100 milioni di tonnellate, in particolare negli Stati Uniti e in Europa», sottolinea l’Agenzia.
Il carbone ha rappresentato oltre il 40% della crescita delle emissioni globali di CO2 nel 2021. Quelle legate all’uso di gas naturale sono tornate sopra i livelli del 2019. Mentre quelle derivanti dal petrolio sono rimaste molto al di sotto dei livelli pre-pandemia.
Anche in India la generazione a carbone ha raggiunto il massimo storico, con un incremento del 13% rispetto al 2020. A Glasgow, l’India, sostenuta dalla Cina, si è opposta fino all’ultimo a qualsiasi impegno di riduzione dell’uso del carbone, riuscendo ad annacquare il comunicato finale del summit.
Le emissioni di CO2 negli Stati Uniti nel 2021 sono state del 4% inferiori al 2019. Nella Ue sono risultate più basse del 2,4%.
Il boom delle rinnovabili non basta
L’aumento del ricorso alle rinnovabili è stato, a sua volta, il più forte «mai visto», ma non è bastato. Le fonti verdi e il nucleare hanno fornito una quota maggiore nella produzione globale di elettricità rispetto al carbone. Le siccità che hanno colpito Stati Uniti e Brasile hanno invece ridotto la produzione idroelettrica.
Il rapporto della Iea ribadisce che «accelerare la transizione energetica contribuisce alla sicurezza energetica e alla riduzione dei prezzi».
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